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Materiali antibatterici

M. Tiberio

M. Tiberio

mar. 23 giugno 2015

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Spesso in commercio si sente parlare di materiali con proprietà antibatteriche, ma che cosa significa realmente? Non ci si riferisce tanto al senso lessicale del termine, ma quanto alla reale efficacia attuativa dei materiali. Innanzitutto bisogna fare chiarezza sul concetto di azione antibatterica. Ci possono essere due tipologie di azioni antibatteriche: una limitata nel tempo e una continuativa nel tempo.

Al primo caso appartengono tutti quei materiali (come i prodotti disinfettanti e d’igiene) che uccidono i batteri presenti in un momento specifico, ma non intervengono sui batteri che si depositano successivamente. Al secondo gruppo appartengono tutti i materiali che hanno la capacità di uccidere o degradare i batteri in maniera prolungata e costante nel tempo; sono questi che ormai da più di una decina d’anni hanno visto crescere la loro presenza in ambito architettonico, specialmente in quello sanitario.

Semplificando, i materiali antibatterici possono essere raggruppati in base alle proprie modalità operative e tecniche: un gruppo è composto da materiali ottenuti tramite alterazioni chimiche e nanometriche per implementare gli stessi materiali, altrimenti intrinsecamente incapaci all’azione antibatterica; un altro gruppo raccoglie materiali la cui proprietà antibatterica già presente nella struttura chimica del materiale stesso è stata enfatizzata (rame, argento, oro, zinco per esempio); l’ultimo gruppo è composto da materiali che presentano al loro interno composti chimici (biossido di silicio, biossido di titanio) in grado di attivare reazioni chimiche naturali allo scopo di disattivare la carica virale dei batteri. Anche se per ogni gruppo esistono diverse modalità e tecnologie antibatteriche, quelle ormai più consolidate nel panorama architettonico sono tre: ioni di argento (per il primo gruppo); rame (per il secondo gruppo); e il biossido di titanio (per il terzo gruppo).

A differenza del primo e del secondo gruppo in cui l’agente antibatterico è inserito all’interno di un composito o un altro materiale, per quanto riguarda il rame (Antimicrobial Copper Cu+) è il materiale stesso che in massa funziona come antibatterico, questo implica un utilizzo limitato a maniglie, interruttori, rubinetterie, tubature (raramente per gli elevati costi) e piani di appoggio.
Diversamente gli ioni d’argento (Ag+) vedono un uso maggiore, in materiali quali piastrelle, vernici, lastre, laminati, tessuti, membrane, piani in marmo e pietre ricostruite. La loro azione antibatterica (sia nei confronti dei batteri grampositivi che gramnegativi), fungicida e inibente la crescita delle spore (di un certo numero di funghi patogeni), è data dal rilascio degli stessi ioni, inseriti con diverse modalità (fitoriduzione, nanotecnologie) all’interno del materiale.

Discorso più complesso per il biossido di titanio (TiO2), perché sfruttando il fenomeno naturale della fotocatalisi, oltre all’azione antibatterica, migliora le condizioni dell’aria, regola l’umidità, elimina la formazione di cattivi odori, riduce significativamente (fino al 70%) molti degli agenti inquinanti presenti nell’aria ed è repellente allo sporco. A differenza dei due gruppi percenti poiché l’azione antibatterica è data dalla fotocatalisi in cui il TiO2 agisce solo come attivatore del fenomeno, esso non si degrada e così non perdere le proprie proprietà nel tempo, restando sempre attivo e capace di innescare continuamente il succitato fenomeno. Le sue applicazioni architettoniche sono le più ampie: piastrelle, lastre, vernici, rivestimenti, laminati, impasti, cementi, piani in marmo, pietre rigenerate, prodotti tessili e membrane.
Bisogna però fare ancora alcune precisazioni. Qualitativamente i tre gruppi hanno un’azione antibatterica di tipo batteriostatica e non battericida. Quantitativamente bisogna fare molta attenzione a come i principi attivi antibatterici vengono inseriti nel materiale: laminature o strati superficiali (spessori nanometrici) rischiano l’esaurimento, in breve tempo, dei principi attivi a causa dell’abrasione o della ridotta quantità del principio. Di solito è meglio usare materiali che hanno inseriti in massa o a strati profondi il principio attivo.

Per quanto riguarda gli ioni d’argento (Ag+), questi inseriti con diverse modalità (fitoriduzione, nanotecnologie), all’interno del materiale, hanno un’attività antibatterica sia nei confronti dei batteri grampositivi che gramnegativi e sono anche in grado di svolgere un’azione fungicida inibire la crescita delle spore di un certo numero di funghi patogeni. Vedono un uso amplissimo, in materiali quali piastrelle, vernici, lastre, laminati, piani in marmo e pietre ricostruite, fino ai tessuti e alle membrane.

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