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La rivoluzione digitale: il Presidente eletto AIOP racconta un momento straordinario per la protesi

Alessandro Genitori

Alessandro Genitori

ven. 30 novembre 2018

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Durante il Congresso Internazionale AIOP - Accademia Italiana di Odontoiatria Protesica, del 15, 16 e 17 novembre 2018 si è svolta l’intervista in esclusiva per il Dental Tribune del Presidente Eletto dell’Accademia per il biennio 2019-2020. Un confronto che ha offerto un’interessante panoramica dell’odontoiatria moderna e delle prossime tappe che ci aspettano in un periodo storico stimolante in quella che oggi molti definiscono la “rivoluzione digitale dell’odontoiatria”.

Buongiorno dott. Carlo Poggio, le chiederei innanzitutto una sua dichiarazione come Presidente Eletto AIOP per il biennio 2019-2020.
Prima di tutto voglio dire che il Consiglio Direttivo presieduto dal mio predecessore Paolo Vigolo ha fatto un ottimo biennio come dimostra questo bellissimo congresso. Siamo in sala con un corso precongressuale interamente di tecnologia digitale. La domanda che ci eravamo fatti era: “Verranno i nostri soci dentisti analogici a sentire un corso tutto di odontoiatria digitale?”. Il risultato è che c’è la sala piena. Questo dimostra che è in atto una transizione che si sta attuando, poiché se oggi la diffusione degli scanner intra orali è del 5% o anche meno e contemporaneamente in una presentazione puramente digitale la sala è piena di professionisti che ascoltano discorsi interamente sulle tecnologie digitali, vuol dire che in tanti stanno alla finestra ad osservare. Sull’onda di questo abbiamo programmato per il prossimo biennio un percorso forte delle nostre robuste tradizioni ma sempre attento all’innovazione. Per esempio, a Riccione il 5 e 6 aprile, in una sessione live davanti al pubblico, ci saranno tre tecnici diversi che riceveranno sul posto un caso clinico protesico completamente digitale e lo svilupperanno con tre software diversi per vedere le potenzialità di elaborazione. Celebriamo inoltre i 40 anni di AIOP e andremo a ripassare le chiavi del successo della nostra storia e in parallelo dei lavori protesici, andando a evidenziare le caratteristiche che le tecnologie analogiche ci hanno garantito e verificando se i nuovi strumenti che stanno giungendo ora tra le nostre mani possano garantire i medesimi risultati. Ci sono dei fondamentali che non cambiano anche se le tecnologie cambiano. Le nuove tecniche devono dare possibilità di innovazione, miglioramento, semplificazione e prevedibilità. Devo dire che è un bel momento per occuparsi di protesi, vediamo intorno a noi un bel fermento e lo affrontiamo come Accademia con 40 anni di esperienza sulle spalle.

Possiamo ribadire l’importanza del rapporto con il paziente nell’ottica anche delle nuove tecnologie proposte?
C’è una crescente consapevolezza che tutti gli strumenti digitali danno un potenziale di miglioramento per la comunicazione con il paziente, per esempio se utilizzo uno scanner intra orale certamente sostituisco il materiale da impronta, e quindi sostituisco una tecnica con un’altra tecnica, ma allo stesso tempo questa nuova tecnologia digitale permette in una prima visita di fare una scansione al paziente e fargli vedere un modello tridimensionale della sua bocca, dove può vedere e capire al meglio una serie di problemi e di possibili trattamenti. C’è una potenzialità di comunicazione notevole, come anche per la radiologia tridimensionale, ossia con la possibilità di far capire ad un paziente perché ha necessità di una terapia piuttosto che un’altra: con una ricostruzione tridimensionale risulta molto più semplice che con una radiografia tradizionale. Ovviamente tutto questo deve essere fatto con etica e attenzione verso l’interesse finale del paziente, che non è l’interesse del dentista ma la soluzione migliore in virtù delle potenzialità delle nuove tecnologie quando queste sono orientate verso il benessere del paziente stesso. Chiaramente come sempre succede ogni innovazione può essere usata in molte direzioni, ad esempio poiché il digitale permette un coinvolgimento anche emotivo del paziente, questo permette potenzialmente di proporre delle terapie, il che può attivare meccanismi di espedienti commerciali, innescando un senso del bisogno non corrispondente alle necessità di terapia. Come tutte le innovazioni ci sono aspetti positivi e negativi, capita di sentire sia esaltazioni sulla rivoluzione digitale che commenti che attribuiscono al digitale tutte le colpe di una crescente commercializzazione feroce e incontrollata dell’odontoiatria. Tutto questo risulta amplificato da una società anch’essa digitale è da un mondo che va più veloce, dove tutto ciò che ci circonda può essere usato molto bene quanto molto male. Un aspetto molto importante, che come Accademia di clinici e tecnici continueremo a sottolineare, è la centralità del rapporto clinico-tecnico per il raggiungimento di risultati di eccellenza. Nonostante a volte pressioni commerciali non ci stancheremo di ripetere che non esiste protesi di eccellenza senza il contributo odontotecnico. Sono molto contento di essere accompagnato in questo biennio da Vincenzo Castellano, Dirigente della sezione odontotecnica di AIOP.

Una delle sensazione emersa dai relatori è che l’odontoiatra non riesce oggi a stare al passo con la rivoluzione digitale. Quanto c’è di vero in questa dichiarazione e perché questo succede?
Questa affermazione può essere interpretata in vari modi. Prima di tutto bisogna considerare l’attitudine individuale rispetto al digitale, per esempio di un odontoiatra di 50 anni che si è formato circa 25 anni fa e che potrebbe avere dei vantaggi con il flusso di lavoro digitale non essendo ovviamente un “nativo digitale”, può rallentare l’accesso a certe tecnologie. Esistono abitudini consolidate: se fino a ieri avevo in mano un modello e questo mi dava delle certezze oggi ho un file su un video e questo mi può creare qualche problema. È altrettanto certo però che tutti quelli che oggi arrivano nel mondo dell’odontoiatria e che hanno tra i 25 e 30 anni e che sono molto più digitalizzati e lo saranno sempre di più, avranno meno difficoltà ad assorbire queste nuove tecniche e tecnologie. L’altro aspetto da tenere in considerazione è poi quello economico, tutto quello che è digitale richiede investimenti che sono onerosi e complessi da scegliere, considerando anche un ammortamento di anni per poter essere poi produttivi. La velocità in cui il mercato offre sistemi sempre nuovi e migliorati ha nel rovescio della medaglia anche la difficoltà di rendere produttive queste nuove tecnologie.

Oltre alle tecnologie, il moderno odontoiatra potrebbe assurgere oggi a possibile sentinella della salute?
L’odontoiatra potrebbe fungere da sentinella per le patologie a livello globale. In tal senso vorrei segnalare che tra un anno faremo un congresso che si intitolerà “La protesi nel contesto della salute globale” e parleremo appunto del ruolo delle terapie protesiche all’interno della salute complessiva dei pazienti. Ricordiamo che siamo in una società con un età media sempre maggiore quindi con pazienti che arriveranno nello studio con problemi o malattie croniche come per esempio il diabete. Quindi l’odontoiatra deve raccogliere informazioni e nel raccoglierle può avere occasione di indirizzare il paziente verso esami più accurati o specialistici per eventuali problematiche che possano emergere. Esiste certamente il potenziale per effettuare uno screening di problemi medici generali, anche se al momento non esistono particolari attenzioni a livello associativo, ordinistico e sindacale in tale senso.

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