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Ipnosi in odontoiatria: tecnica antica spesso misconosciuta

Patrizia Cascarano

Patrizia Cascarano

mar. 6 novembre 2012

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A una riflessione superficiale l’ipnosi sembra un argomento quasi fuori posto in un contesto odontoiatrico: se ne parla come una tecnica per il controllo dei dolori del parto, per smettere di fumare fino ad arrivare a strumento terapeutico per chi soffre di attacchi di panico dovuti alla paura di volare e a quella per parlare in pubblico.

Certo è che la comunicazione di massa non ha fatto un gran lavoro di marketing all’ipnosi perché è stata trattata come fenomeno da baraccone in cui l’ipnotizzato viene manovrato dall’intrattenitore di turno e si ritrova a fare la gallina davanti a milioni di spettatori senza avere più il controllo della propria volontà.
Intanto se si guarda più attentamente si scopre per esempio che l’ipnosi era molto usata ed è stata quasi del tutto abbandonata come metodo per alleviare il dolore dal 1848, anno della scoperta dell’anestesia. Si usa però ancora per esempio nei casi di allergia ai farmaci.
Tecnicamente l’ipnosi è un profondo stato di rilassamento che rende la mente altamente focalizzata e recettiva a suggestioni utili per il raggiungimento dei propri obiettivi che possono andare dallo smettere di fumare alla gestione dell’ansia prima dei trattamenti dentistici o del dolore ad essi associato. La mente del paziente quindi continua a essere vigile e controlla tutte le fasi del processo.
Non tutti possono essere facilmente ipnotizzati ma pressoché tutti possono raggiungere uno stato di ipnosi terapeutica.
Da recenti studi epidemiologici è emerso che il 75% dei pazienti è spaventato, in gradi diversi, prima di affrontare un trattamento odontoiatrico, il 15% è in ansia, il 20% somatizza l’ansia in vari modi per esempio facendo un uso difensivo del tempo (arriva in ritardo quando non salta l’appuntamento, procrastina il più possibile i controlli di routine, non è collaborativo ecc.)
In alcuni studi odontoiatrici l’utilizzo di questa tecnica ha dato ottimi risultati. L’ansia e la preoccupazione provocano rigidità muscolare mentre uno stato di rilassatezza innalza la soglia del dolore, aumenta la compliance ai trattamenti prescritti e la guarigione diventa più rapida.
Un paziente rilassato ma cosciente e sveglio risulta essere per l’odontoiatra un vantaggio sotto diversi aspetti. Intanto migliora la gestione di pazienti fobici (il 10% degli adulti ha la paura dell’ago, percentuale che sale al 19% nei bambini), i pazienti ansiosi e con attacchi di panico senza dimenticare quelli con allergie ai farmaci, che sono in aumento. Una migliore gestione dell’ansia porta a una miglior gestione del dolore e dello stress: i pazienti sono più collaborativi, migliora la loro percezione dello studio sia come contesto che dell’odontoiatra stesso. Facilita il lavoro e migliora il vissuto psicologico del paziente oltre a migliorare il recupero postoperatorio, per esempio nella rimozione dei molari, la riduzione dell’uso degli analgesici.
È consigliabile che per ipnotizzare il paziente lo studio si avvalga della consulenza di psicoterapeuti con una valida certificazione per l’utilizzo di questa tecnica.

 

L'articolo è stato pubblicato sul numero di ottobre di Dental Tribune Italia

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