Settembre andiamo è tempo di quadrare, ma l’ unico lato positivo della revisione al ribasso delle previsioni di crescita per il 2023 consiste nel fatto che l’Unione Europea ha evitato una vera e propria recessione. Possiamo rallegrarcene? Sicuramente no, visto che con questo rallentamento generale dell’Unione, rallenterà anche la nostra economia.
Oltretutto, se guardiamo l’anno in corso dallo specchietto retrovisore vediamo che nel secondo quadrimestre si sono aggiunti altri tre dati negativi: il turismo ed i servizi, che avrebbero dovuto contribuire a ridurre il rallentamento dell’economia dell’industria manifatturiera, e che hanno invece prodotto risultati sotto le aspettative; il tasso di interesse di riferimento (BCE) che ha smentito le previsioni di aver toccato nei primi due quadrimestri il tetto dei rialzi e che ci ha invece portato, a metà Settembre, il decimo consecutivo rialzo con il quale siamo arrivati ad un tasso di interesse di riferimento del 4%, percentuale mai raggiunta dalla creazione della moneta unica (1999). Ed infine, e come se non bastasse, ci è stato confermato che la prossima legge finanziaria non sarà una finanziaria facile.
Tutto ciò ci interessa o questi dati di macro economia sono una dinamica indipendente per il settore odontoiatrico che non ne subirà alcun riflesso? Purtroppo ci riguarda, ma per nostra fortuna non è esattamente come se fossimo parte di un binomio inscindibile; infatti il settore odontoiatrico, da sempre, è stato l’ultimo comparto a risentire delle varie crisi ed è stato il primo ad uscirne, non appena si sono manifestati i primi segnali di ripresa. Inoltre, e pur generalizzando, gli studi odontoiatrici sono sempre stati e continuano ad essere virtuosi e solidi tanto è vero che, nonostante un decennio complesso, sono anche riusciti ad irrobustirsi sotto l’aspetto finanziario.
Di certo vedremo un assestamento al ribasso del numero degli studi odontoiatrici, cosa che permetterà una sana ricalibratura per i liberi professionisti restanti che – finalmente – riceveranno anche un effetto positivo grazie all’emendamento sbloccato dal MEF e che è già stato approvato dalla Commissione Industria al Senato, con cui si equiparano i liberi professionisti alle imprese, per lo meno per quanto concerne l’accesso agli incentivi. L’emendamento in questione sarà sicuramente presto trasformato in legge, così come da tutti noi da tempo auspicato. Questo provvedimento è indispensabile per il settore delle libere professioni, ovviamente non solo nel mondo odontoiatrico, perché stiamo assistendo ad una vera e propria fase di transizione che richiede di effettuare importanti investimenti per un sistema professionale più competitivo.
Competitività ed innovazione, infatti, permetteranno all’odontoiatra di crescere anche a discapito di un momento difficile, racchiuso tra inflazione e calo dei consumi che può anche voler significare il procrastinare di alcune prestazioni odontoiatriche ma che non significa nel modo più assoluto la cancellazione delle stesse; infatti, come abbiamo già visto e come abbiamo imparato da Roberto Rosso, le prestazioni odontoiatriche per cure necessarie, per quanto si possano anche rimandare, tali sono e tali rimangono e non possono essere sostituite con altro. Competitività ed innovazione, ovviamente, premiano solo chi investe su sé stesso e sul proprio studio e non possono premiare indiscriminatamente tutto il settore perché investire non è un’opzione: è una necessità. La dimostrazione che investire sia diventata una necessità è fattuale per le mie frequentazioni nel settore: gli studi professionali che hanno investito continuano ad avere un’agenda di tutto rispetto ed hanno aumentato produttività e ciò che, giustamente, ne consegue.
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