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Accanto alle cellule staminali, al 3D e ai progressi sull’estetica del sorriso, i trattamenti mininvasivi sono una delle sfide principali in odontoiatria e l’VIII Congresso dell’associazione italiana odontoiatri (AIO), in programma a Chia (Cagliari) dall’11 al 14 giugno 2015, tratterà innanzitutto di sostenibilità dei costi. Esperti dal nuovo e vecchio continente dibatteranno sulle strategie per mantenere l’integrità del dente il più a lungo possibile. Gli interventi di Pascal Magne sui restauri anteriori e posteriori rappresentano il contributo chiave al Congresso per quanto riguarda le opzioni nei trattamenti estetici, a fronte di un numero purtroppo elevato di pazienti che per ragioni economiche continua a non frequentare il dentista.
Dottor Magne, la crisi economica è un dato. Le strategie ultraconservative possono rappresentare una chance reale per i pazienti in termini di sostenibilità economica, specie nella nostra Europa?
Il dilemma tra qualità e costo della cura rappresenta una sfida per tutti i professionisti che puntano all’eccellenza nel loro intento di offrire la miglior cura possibile. Anche se si utilizzano tecniche ultraconservative è comunque richiesta una procedura di qualità elevata, che può richiedere tempo; ad esempio, s’impiega meno tempo a preparare un dente per una corona che un riempimento (veneer) in porcellana. Dunque non penso che al momento la differenza di costo tra una terapia tradizionale e una conservativa sia molto rilevante. Di certo è differente la resa a lungo termine: è ben noto che più è conservativo il restauro più semplice è mantenerlo, e meno irrimediabili sono i guasti. Basso reddito significa peraltro anche dover spendere i propri quattrini nel modo più saggio possibile. L’approccio biomimetico alle scienze restaurative – che in compenso è contiguo all’odontoiatria adesiva e agli approcci mininvasivi, la cosiddetta odontoiatria “no post no crown”– rappresenta a mio modo di vedere un investimento saggio.
Le nuove tecnologie nell’ultraconservativa sono costose o sostenibili per il professionista?
Per ora sono costose. Tuttavia il termine “costoso” da solo significa poco. Si può investire su un intervento costoso in apparenza, ma saggio a conti fatti. Le nuove tecnologie possono aprire una nuova prospettiva per lo studio. L’odontoiatria restaurativa avrà uno sviluppo imponente come altre discipline che osserviamo nel nostro quotidiano. Pensiamo allo smartphone: ce l’hanno anche persone relativamente povere… come lo spieghiamo? Allo stesso modo in odontoiatria, CAD/CAM e tecnologia rivestiranno un’importanza crescente e, spero, costituiranno un’altra freccia al nostro arco piuttosto che una scusa per trattare un maggior numero di pazienti. Credo che finiremo di utilizzare perni, corone, leghe metalliche – è accaduto per molti di noi che credono nell’approccio biomimetico. Spero che la tecnologia consenta una più vasta gamma di trattamenti accessibili ai nostri pazienti, con meno necessità di trattamenti canalari e prolungamenti coronali. Prevedo più diagnosi di problemi legati alla dieta e una migliore diagnostica differenziale tra lesioni correlate all’impianto e lesioni legate all’erosione: tutte situazioni che ci obbligheranno a puntare su soluzioni in grado di preservare il dente e la polpa e a utilizzare preparazioni “non retentive”. Insomma, come slogan per il futuro, con riferimento alle tecnologie minimamente invasive, potremmo dire “meno è meglio”.
Sbiancamenti e resine al posto degli impianti in ceramica, più medicina e meno “chirurgia”: la crisi sta cambiando i paradigmi in odontoiatria?
Penso che ogni crisi sia un’opportunità per cambiare e rinnovarsi. Impariamo dai nostri fallimenti. La crisi non dovrebbe porre un freno all’innovazione ma è una possibilità per guardare a come operiamo, ottimizzare i nostri approcci, cambiare i paradigmi. Lei dice sbiancamenti e resine al posto di impianti in ceramica, a me piacerebbe rispondere: sbiancamenti e resine come prima scelta. Hanno infatti sempre rappresentato la mia prima opzione ove possibile (“meno è meglio”, per l’appunto). Tuttavia è anche nostra responsabilità spiegare ai pazienti i pro e contro di ciascuna tecnica o procedura basata sulla scienza, sulla nostra esperienza e sul buon senso e d’altra parte considerare i limiti del paziente: economici, di tempo, emotivi ecc.
Secondo lei, con tanti temi – dall’approccio al paziente anziano all’uso di cellule staminali in implantologia – qual è l’indicazione complessiva che ci arriverà dal Congresso di Chia?
Difficile dare una risposta. Come disse re Salomone “Ciò che è stato sarà ancora, ciò che è stato fatto sarà fatto ancora; non c’è niente di nuovo sotto il sole” (Ecclesiaste 1:9). Suppongo sia ancora vero. L’uomo ha fatto grandi scoperte emulando la creazione e imitando la natura: molte risposte alle nostre domande sono sotto i nostri occhi. Questa è l’essenza del principio biomimetico in odontoiatria restaurativa. Peraltro, a dispetto di tutte le tecnologie e innovazioni, i bisogni umani sono molto elementari. Puntiamo all’amore, all’emozione piuttosto che ai vantaggi materiali. Anche essere materialisti non è che un compenso ai nostri bisogni emozionali. Credo che vedremo splendide relazioni al Congresso AIO ma io personalmente non vedo l’ora di essere in Sardegna per le emozioni e per la gente che incontrerò a Chia.
Grazie per l’intervista.
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