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Il 2025 si chiude anche nel settore odontoiatrico con molte novità e nessun cambiamento

mar. 23 dicembre 2025

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Un mio vecchio collega avrebbe sintetizzato il titolo di questo editoriale in “tutto va bene madama la marchesa”, espressione che rassicura chi vuol essere rassicurato, chi non vuole essere contraddetto, chi vuole essere sempre compiaciuto. Lascerei espressioni di questo tipo alla politica; anche quelle inverse, come “tutto va male”, talvolta baluardo sindacale, poiché siamo ormai abituati a perenni campagne elettorali.

Cercheremo invece di sintetizzare quali sono state le novità di questo anno che incideranno sul prossimo futuro e quei cambiamenti che purtroppo non sono avvenuti e altrettanto avranno una incidenza significativa negli anni a venire.

Novità:

  1. Sono usciti moltissimi nuovi prodotti con tecnologie avanzatissime sia nelle attrezzature dello studio, nei software, nella chimica farmaceutica;
  2. L’intelligenza artificiale è entrata a pieno regime nella medicina e nell’odontoiatria, sia nella veste diagnostica che gestionale;
  3. Il Governo ha approvato nuovi percorsi formativi che introducono l’obbligo di aggiornamento sulle competenze digitali e sulle nuove tecnologie. L’iniziativa mira ad allineare la formazione odontoiatrica italiana agli standard europei più avanzati (vedi articolo “Il Governo introduce l’obbligo  di formazione digitale per gli odontoiatri” pubblicato su CAD/CAM international magazine digital dentistry n. 3/25);
  4. È stata emanata la legge sull’intelligenza artificiale (L. 23 settembre 2025, n. 132). Pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 25 settembre 2025, entra in vigore il 10 ottobre scorso, che negli articoli 7 e 13, ma non solo, ha grande rilievo in ambito sanitario, odontoiatrico e professionale (vedi articolo “Il rapporto tra professionisti, medici e intelligenza artificiale è definito per legge dal 10 ottobre 2025” pubblicato su Dental Tribune n. 10/25).

I primi due punti sono sotto gli occhi di tutti, anche grazie alla spinta pubblicitaria e congressuale delle aziende produttrici e distributrici. La parte regolamentare indicata ai punti 3) e 4), pur essendo stata divulgata dai media, non so se abbia realmente ricevuto un'attenzione diffusa da parte degli odontoiatri, dei medici e delle strutture sanitarie, nonostante gli importanti effetti immediati e futuri che comporta (incluse le sanzioni e le responsabilità previste in caso di mancata applicazione).

Nessun cambiamento nei trend:

  1. Continua la corsa alle aggregazioni degli studi odontoiatrici, mentre il tradizionale studio monoprofessionale diventa sempre più insostenibile;
  2. I giovani odontoiatri, per lo più, preferiscono esercitare la libera professione presso terzi piuttosto che intraprendere un’attività imprenditoriale;
  3. La partecipazione alla formazione promossa dalle associazioni scientifiche, nelle tradizionali forme congressuali, è in leggero calo;
  4. è in crescita la formazione promossa dalle aziende produttrici e distributrici di prodotti, sia attraverso corsi residenziali e congressi, sia tramite webinar;
  5. è in crescita la parte di popolazione che abbandona le cure sanitarie e odontoiatriche.

Senza esprimere alcun giudizio sui trend che da alcuni anni vengono evidenziati anche su queste pagine, mi soffermerei sugli ultimi tre punti. I punti c) e d) non sono inversamente proporzionali. Purtroppo si registra una disaffezione verso la formazione, indispensabile per un medico, un odontoiatra e per i sanitari in generale. Neppure le norme sull’obbligo della formazione continua in medicina, così come quelle relative a materie specifiche, sembrano trovare adeguato riscontro tra i professionisti e, in particolare (sebbene manchino dati certi), tra i più giovani.

Basterebbe approcciare invece un po’ di odontoiatria forense, conoscere meglio come prevenire il contenzioso sanitario, per capire quanto la formazione sia indispensabile. Non solo quella clinica, tra l’altro, e per lo più legata alla propria specialità. Capacità diagnostiche, conoscenze interdisciplinari di base, conoscenze di comunicazione assertiva, di psicologia, di gestione non vengono meno nell’era della tecnologia e dell’Intelligenza artificiale: al contrario diventano il punto di forza per fare la differenza con il paziente e nel proprio studio.

Ho sempre lodato la formazione a cura delle aziende, perché nessuno può scegliere, acquistare e soprattutto utilizzare macchinari, prodotti meccanici o chimici senza ricevere informazioni e istruzioni di utilizzo, tecniche e cliniche. Ma se questa formazione è indispensabile per non commettere errori e dare piena efficacia ai prodotti prescelti nella propria pratica, non può e non deve essere alternativa o sostituire una formazione tecnico- scientifici indipendente, perché questo trend nel futuro potrebbe rilevarsi un boomerang non opportuno.

Infine, è davvero triste dover constatare da anni il calo, anziché l’incremento, di coloro che in Italia non possono o scelgono di non accedere alle cure odontoiatriche.

Ospitiamo con piacere in questo numero un articolo in prima pagina dal titolo “Là dove la cura è speranza”, un progetto odontoiatrico in Burundi. La cura ahimè non può diventare solo una speranza nel nostro Paese. Vado oltre: la prevenzione non può più essere uno slogan o un auspicio. Secondo un proverbio orientale, “un cuore piccolo si abitua all’angoscia e diventa docile, mentre un cuore grande domina alto sopra la sfortuna”.

Non abbandoniamoci all’apatia e alla docilità della rassegnazione. Come fare? Io non credo alla “manna dal cielo”, ma nutro grande fiducia negli esseri umani e, in generale, negli esseri viventi (persino alcuni microbi, come ci raccontate, possiedono sorprendenti capacità positive). C’è un unico modo, che non esclude di fare volontariato dove serve, e che parte da se stessi: dal proprio spirito creativo nel portare a termine la missione di cura delle persone che si è promesso con il giuramento di Ippocrate. Ognuno può trovare strategie per favorire l’accesso di più pazienti agli studi odontoiatrici, al di là di assicurazioni o finanziamenti, e per convincere sempre più persone nella propria zona a mantenere una costanza nella prevenzione. All’inizio potrebbe sembrare di avere un po’ meno profitto, ma alla lunga, se uno, due o decine di migliaia di studi adottassero questo approccio, si amplierebbe la massa critica di pazienti che accedono alle cure. Questo aumenterebbe la percentuale complessiva di utenti, innescando un volano che, in primis, favorisce la cittadinanza, realizza un progetto sociale importantissimo e, allo stesso tempo, genererebbe un beneficio economico futuro per ciascuno studio e per l’intero settore dentale.

Tutto parte da una persona, tutto è sempre frutto delle nostre azioni individuali, della nostra fiducia, della nostra personale creatività.

Buon 2026 e buone feste dalle nostre redazioni.

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