Nel rapporto AIO-Eurispes sull’“L’Assistenza Integrativa in Odontoiatria” presentato la mattina di giovedi 22 a Roma,una gran parte è stata dedicata al capitolo dei cd. “Terzi paganti”. Su questo specifico tema riportiamo ora in sintesi alcune considerazioni rilasciate in una nota dal Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara.
Negli ultimi 20 anni si è assistito ad un boom dei fondi integrativi, anche in ambito sanitario, sulla scorta di precisi cambiamenti ed esigenze. In primo luogo, il bisogno dei cittadini di tutelare la propria salute a fronte di un arretramento del SSN in termini di offerta di cura e di reale possibilità di accesso alle prestazioni sanitarie. I Fondi e le casse hanno intercettato soprattutto le esigenze delle famiglie con reddito medio-basso, consentendo loro di usufruire di cure sanitarie altrimenti inaccessibili.
Vincoli di bilancio e trasformazioni demografiche hanno messo infatti in discussione il funzionamento dei sistemi sanitari pubblici universalistici (per prestazioni offerte, tempi di attesa, qualità dell’assistenza) rendendo di fatto necessario l’affiancamento di forme integrative per coprire quella fetta di spesa sanitaria “out of pocket” (di tasca propria) ovunque in forte crescita, tanto da costringere una percentuale non trascurabile di cittadini a rimandare o rinunciare completamente alle cure.
Di fatto, nel comparto odontoiatrico l’incidenza dei Fondi riveste, ancor oggi, un ruolo marginale, ma in crescita rispetto ad altri settori sanitari. Questo per vari fattori, tra i quali spicca quello “reputazionale”, perché la fidelizzazione del paziente all’odontoiatra di fiducia risulta più marcata rispetto ad altre specialità. Vi è quindi, oggi, una platea di beneficiari ristretta, soprattutto di lavoratori che possono usufruire di vantaggi contrattuali o individui che hanno redditi sufficienti a pagare il premio e beneficiare dell’agevolazione. Una grossa fetta della popolazione rimane, quindi, esclusa mentre sarebbe opportuno favorire lo sviluppo di Fondi aperti, accessibili a tutti i cittadini, riducendo così anche la disparità fra le regioni in termini di assistenza sanitaria integrativa.
Si riscontra peraltro una crescita notevole delle convenzioni tra studi privati e fondi integrativi anche perché la crisi economica ha certamente prodotto una flessione della clientela degli studi odontoiatrici che operano in regime libero-professionista. Molti professionisti stanno ricorrendo alla convenzione con un Fondo integrativo per recuperare competitività sul mercato e come un mezzo utile per raggiungere la clientela.
I principali obiettivi che i Fondi/Casse integrativi intendono perseguire nei prossimi anni sono in generale riconducibili ai seguenti ambiti: ampliare il bacino di utenza; estendere le coperture sanitarie; potenziare la qualità dell’offerta in termini di assistenza, prevenzione, cura; migliorare il rapporto tra costi e prestazioni nella prospettiva di una sempre maggiore convenienza per i cittadini. Tra gli obiettivi dei fondi sanitari integrativi va annoverato anche quello di sostenere il SSN, per esempio favorendo le prestazioni in libera professione intra moenia, e garantendo agli iscritti tutte le prestazioni fuori dai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza).
I Fondi sanitari, in genere finora poco conosciuti rispetto alle potenzialità, avranno sempre più un ruolo importante nella sanità italiana come valida integrazione del SSN. Il futuro dipenderà anche dalle politiche sanitarie del Governo: se e in che modo sarà garantita la sostenibilità e l’universalità del SSN. Si profila un maggior impegno dei Fondi a fronte di un progressivo arretramento del Servizio pubblico in termini di finanziamento del Fondo sanitario, della difficoltà a dare risposta alla crescente domanda di salute, da un lato per effetto dei noti fattori demografici e dall’altro dell’innovazione tecnologica, con conseguente tendenza alla crescita della spesa sanitaria “out of pocket”.
A fronte di una inevitabile forte crescita del settore, la nuova sfida sarà quindi sempre più quella di una integrazione efficiente tra primo e secondo pilastro, con la possibilità di convenzionamento con i Fondi anche delle strutture pubbliche più efficienti, così da stimolare la ricerca della qualità da parte loro e l’afflusso verso il SSN di risorse economiche immediatamente disponibili.
In conclusione i Fondi Sanitari Integrativi possono rappresentare una reale opportunità per tutti e per lo stesso Servizio Sanitario Nazionale. Non in una logica di contrapposizione e/o in alternativa al sistema pubblico, bensì di complementarietà e quindi di maggiore opportunità, in un welfare integrativo e complementare che dovrebbe rappresentare un’opportunità per tutti i cittadini, indipendentemente dalla categoria di appartenenza e dal luogo di residenza. La crescita avrebbe anche ripercussioni positive nell’emersione di quella quota di spesa sanitaria oggi non tracciata.
Il convenzionamento comporterà un contenimento dei costi. La legge Bersani impedisce infatti a medici ed odontoiatri di fissare tariffe di riferimento. In questo nuovo contesto di riferimento si afferma il problema della sopravvivenza del modello libero professionale. Il rilancio del settore odontoiatrico, in affanno in tempi di riduzione della possibilità di spesa delle famiglie, potrebbe quindi passare anche da un provvedimento legislativo che renda detraibili parte delle spese dentali, ad esempio quelle legate alla prevenzione e le cure conservative.
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