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Fake Share o Fake Care? Falsi d’autore in odontoiatria esistono ma meglio non fidarsi, a scanso di guai

M. Quaranta

M. Quaranta

ven. 24 luglio 2015

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Prodotti contraffatti in odontoiatria? Incredibile, ma vero, ne esistono in un clima di totale deregulation, con Paesi che spacciano il “CE” del “medical device” con spudorate espressioni di rinnovata “verginita”.

Come un non meglio precisato “Chinese Export” che nulla ha a che vedere con il “CE”, di cui fingono di ignorare ogni minima esistenza. Oggi, poco o nulla è impossibile, se si volesse produrre dei prodotti contraffatti. Diverso è distribuirli. Questo è il problema, visto che il canale della distribuzione tradizionale del dentale non si presta nella maniera più assoluta a vendere prodotti contraffatti.

Permettiamoci ora un piccola digressione: siamo in Italia e credo che, onestamente, tutti ci scandalizziamo e dispiacciamo quando vediamo contraffatto il parmigiano nel tanto vituperato “parmesan” o assistiamo alle prolifiche sfilate nei centri delle città di variegate bancarelle che spacciano borse contraffatte, anche nel marchio, delle più prestigiose marche “made in Italy”.

Perché allora non scandalizzarsi e dispiacersi quando vediamo prodotti destinati all'odontoiatria bovinamente contraffatti? Uso il termine “bovinamente” perché questo era il livello di contraffazione dei prodotti della Henan Bio Medical equipment Co. ltd, inopinatamente venduti a Rimini in occasione dell'ultima manifestazione del dentale, quando UNIDI chiuse il loro stand perché questi signori furono sorpresi vendere e consegnare in fiera, prodotti evidentemente contraffatti.

Io ero presente ed ho la fotografia dello stand incriminato con una quindicina di dentisti assiepati per acquistare senza fattura. Particolare perfettamente in sintonia con i prodotti falsificati: placchette di strumenti canalari offerti a circa 10 euro in meno delle offerte fiera di due noti esponenti del dentale che vendevano invece solo con fattura, non consegnavano merce allo stand dopo aver investito nella ricerca per produrle, assicurando a tutti, noi in primis, la qualità più elevata. Vi sembra poco? A me no. D'impulso avrei voluto acquistare una pagina del Corriere della Sera e provocatoriamente (visto che i dentisti erano stati volutamente tutti ripresi di spalle) scrivere sotto la foto: se tra queste persone riconoscete il vostro dentista, fate attenzione prima di sottoporvi alle cure nel suo studio.

Sta infatti acquistando prodotti palesemente contraffatti. Poi ho pensato che, per 15 furbetti del quartiere del Belpaese, avrei fatto del male a tutti quelli (e sono tanti, la maggior parte, spero) che operano seriamente nel dentale. Nel frattempo l'MHR aveva già sequestrato in Inghilterra (perché anche l'Europa non è esente dal fenomeno) oltre tremila placchette di strumenti canalari contraffatti, che si sarebbero potuti rompere nel canale di un inconsapevole paziente per un atteggiamento incosciente. Un atteggiamento che nessuno si offenderà se lo definisco criminale creando, tra l’altro concorrenza sleale tra studi odontoiatrici.

Sempre in Europa, le cronache raccontano anche di oltre 300 strumenti rotanti sequestrati e di una ventina apparecchiature radiografiche che sparavano raggi x nello studio come a Chernobyl e quindi anche al dentista ed alla sua assistente oltre all'inconsapevole paziente, seppur in maniera saltuaria. Numeri a ben vedere, fortunatamente ininfluenti ma esemplificativi di chi siano, o come si sentano, i furbetti del quartiere: ossia più intelligenti dei colleghi/concorrenti.

Ma visto che la “dura lex, sed lex” e che arriverà, per colpa di quattro deficienti sarà una tegola in testa per tutti nel microcosmo dell'odontoiatria: del mariuolo produttore col venditore abusivo suo complice fino al dentista, dedito, quanto meno, ad un incauto acquisto.

Come riconoscere allora i prodotti odontoiatrici contraffatti, visto che i dispositivi recuperati, tutti di apparente qualità, all'atto pratico si sono tutti rivelati di bassa, realizzati con materiali di poca qualità e comunque sempre inferiori agli standard CE (ovviamente inteso come marchio europeo e non come Chinese Export)? Da tre fattori inequivocabili che il dentista non può non individuare: il prezzo, ed il venditore. Il primo perché normalmente troppo basso per essere un affare (vedi gli abiti che strani personaggi offrono a prezzi stracciati fingendosi improbabili trasportatori) e il secondo che non può non essere abusivo: gente inaffidabile che vende prodotti contraffatti, non appartenendo ad alcuna distribuzione seria ed organizzata.

Ed il terzo fattore? È un altro “venditore abusivo”. Gli acquisti effettuati in rete, su siti non sicuri, ma anche su qualche sito serio già resosi disponibile a cooperare per rimuovere interi elenchi di prodotti poco affidabili e l'account del fornitore. Da qui partirà l'armonizzazione europea con l'introduzione di una direttiva sul “Trustmark” obbligatorio per ogni sito legalizzato ad operare on line.

Un discorso a parte meritano i pezzi di ricambio, dove i cloni ed i prodotti contraffatti imperano. Anche qui è imperativo servirsi di tecnici certificati dalle aziende, che effettuano interventi rilasciando sempre regolare fattura lasciando in studio i pezzi di ricambio sostituiti (l’odontoiatra deve esigerli per poi eliminarli dal circuito) e le confezioni originali da cui sono stati tolti. Meglio astenersi da tecnici improvvisati ed onnivori che utilizzano al meglio qualsiasi pezzo di ricambio per evitare che il titolare dello studio debba rispondere al giudice di eventuali danni causati da un malfunzionamento dell’apparecchiatura. Basta talvolta una stupida guarnizione di una altrettanto stupida autoclave, come è successo in una città del centro nord, a provocare danni al personale ausiliario se non addirittura al paziente. Vere seccature.

A conclusione, per contrastare la vendita e l’impiego di prodotti falsificati, evitando che circolino ed arrechino danni alle persone e di immagine a tutto il dentale, la parte del leone tocca all’odontoiatra che non deve acquistare prodotti di dubbia provenienza, soprattutto se adescato con un prezzo scandalosamente basso da venditori non noti non operanti nella distribuzione tradizionale organizzata. Stessa cosa per i pezzi di ricambio, senza dimenticare, ovviamente, di denunciare ad ANCAD e UNIDI ogni situazione sospetta.

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