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Già docente di Implantologia e direttore di un’Azienda odontoiatrica pubblica a Padova, era stato smascherato dalle telecamere di Striscia la notizia e dalle successive indagini dei carabinieri.
La sentenza, due anni e due mesi, mezzo milione di multa, risale al primo luglio, al termine del processo con rito abbreviato (che prevede uno sconto di pena di un terzo) anche se il tutto risale al 2012, quando il programma Striscia la notizia va a “ficcare il naso” in una clinica di via Venezia dove scopre che i pazienti vengono “dirottati” dall’ambito pubblico a quello privato. E, guarda caso, in strutture facenti capo a un impero di studi e cliniche, esteso anche all’estero. Titolare, Gian Antonio Favero, 63 anni, docente di Implantologia e direttore della clinica odontoiatrica dell’Azienda ospedaliera.
Il servizio di Striscia la notizia fa scattare un esposto in procura dell’Asl e indagini dei Nas che si articolano in varie perquisizioni coinvolgendo decine di pazienti. Tra gli indagati finiscono Edoardo Stellini (48 anni, successore di Favero alla Clinica universitaria) e Michele Donà (46, dipendente) con l’accusa di concorso in abuso d’ufficio, il reato di cui, con il falso ideologico, deve rispondere Favero, che nell’aprile del 2013 viene sospeso dall’insegnamento dall’Università di Padova.
Per il Favero, difeso dall’avv. Antonio Franchini, al processo il pm Sergio Dini invoca una condanna esemplare: due anni e dieci mesi avendo architettato “un meccanismo ben oliato per depistare i pazienti dalla struttura pubblica agli ambulatori privati”. La richiesta è stata sostanzialmente accolta dal gup Cristina Cavaggio, che lo ha condannato a due anni e due mesi di reclusione oltre al rimborso di 500mila euro nei confronti dell’Azienda ospedaliera, costituitasi parte civile per un danno quantificato (dal pm) in circa due milioni di euro.
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