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Daniele Cardaropoli, un parodontologo “a tutto spessore”

Daniela Cardaropoli (©Daniele Cardaropoli)
Patrizia Biancucci

Patrizia Biancucci

mer. 26 febbraio 2020

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Daniele Cardaropoli, parodontologo “a tutto spessore”, ad indicare un libero professionista che, fin dalla laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria con lode e dignità di stampa, ha sentito il richiamo di un approccio “biologico” a tutte le branche dell’odontoiatria, fino ad acquisire e divulgare quella che lui chiama la “mentalità parodontale”, indispensabile base di ogni singola branca.

Vincitore del Premio Goldman per la ricerca clinica al XI Congresso Nazionale SIdP e del Premio Nazionale in Ortodonzia Clinica al XVII Congresso Internazionale SIDO, Cardaropoli presenta un curriculum corposo da cui emergono i suoi principali ruoli: la ricerca (Socio Attivo SIdP, EFP Federazione Europea di Parodontologia, SIO Società Italiana di Implantologia Osteointegrata, AAP American Academy of Periodontology), la didattica (Direttore Scientifico di PROED Institute for Professional Education in Dentistry, Torino), i contributi e le conferenze internazionali (libro “Tessuti molli ed estetica rosa in terapia implantare”, relatore a Congressi in Italia, Europa, Stati Uniti, Asia e Australia), e l’amore per la famiglia come presidente della “Fondazione Giuseppe Cardaropoli per la Cura e la Ricerca in Parodontologia”, nata per onorare la memoria del fratello Giuseppe, scomparso nel 2018, e per sostenere progetti di ricerca clinica, borse di studio per tesi di laurea e di specializzazione, programmi di prevenzione e screening rivolti alla popolazione, con il preciso obiettivo di divulgare le conoscenze in ambito medico-odontoiatrico riguardanti la malattia parodontale. Questo perché la parodontite grave rappresenta la sesta malattia più diffusa nel mondo, con 743 milioni di individui colpiti, mentre la parodontite severa o moderata interessa il 35% della popolazione mondiale tra i 20 e i 75 anni d’età.

Al recente “Congresso internazionale ANDI Torino e 1° Memorial Giuseppe Cardaropoli”, ha fatto gli onori di casa e ha rappresentato insieme ad altri la Scuola torinese di Parodontologia, con i suoi notevoli contributi alla letteratura scientifica internazionale, riservando ampio spazio, come preannunciato dal sottotitolo, al “Successo a lungo termine in parodontologia ed implantologia: il reale apporto della ricerca scientifica nella pratica clinica“. Qualche domanda a Daniele Cardaropoli per capire da dove arriva tutto questo.

Dr. Cardaropoli, partiamo da lontano: quando era studente pensava già alla Parodontologia?
In effetti sì, è stato un amore a prima vista. Sulle orme di mio fratello Giuseppe ho avuto la possibilità di frequentare fin dal primo anno di università lo studio del dr. Corrente, che in quegli anni era sicuramente un centro di riferimento per la parodontologia in Italia. Da subito sono stato affascinato dall’aspetto biologico della parodontologia, molto lontano dall’approccio più tipicamente tecnico e meccanicistico dominante in quegli anni. Il concetto di infezione, di infiammazione, i rapporti con altre malattie sistemiche, tutti argomenti che possono affascinare un giovane studente universitario di 19 anni. In quegli stessi mesi ho anche cominciato a lavorare alla mia tesi di laurea e ho seguìto casi di rigenerazione ossea con un lungo follow-up: tesi che, oltre a ricevere la dignità di stampa, è stata poi pubblicata sull’International Journal of Periodontics and Restorative Dentistry. Ricordo con molto piacere quello che è stato il mio primo articolo su una rivista di così forte impatto, e oggi con molto orgoglio sono membro dell’Editorial Board.

Lei sostiene che tutti gli odontoiatri dovrebbero acquisire una “mentalità parodontale”. Ci spiega cosa significa in concreto?
Sebbene come parodontologo io abbia un conflitto di interessi rispetto a questa domanda, certo è che il parodonto rappresenta il supporto degli elementi dentali e se le fondamenta non sono sane la casa non può essere ristrutturata. Il parodonto sano deve sempre rappresentare il punto di partenza di ogni tipo di terapia odontoiatrica, che sia mono o multidisciplinare. Il controllo del biofilm batterico e la corretta motivazione dei pazienti sono imprescindibili per ottenere il successo delle nostre terapie, ancora di più quando si parla di terapia implantare. Mentalità parodontale vuol dire guardare ai nostri pazienti a 360°, alla loro risposta biologica, al quadro sistemico, con lo scopo di salvare i denti.

“Tessuti molli ed estetica rosa in terapia implantare” è il titolo del suo libro uscito nel 2018: perché estetica “rosa”?
Estetica rosa vuol dire estetica gengivale, estetica dei tessuti molli. Vuole anche dire che ormai l’odontoiatria non si può più concentrare solo sui denti o sulle corone protesiche. Di conseguenza il successo in implantologia orale non si può raggiungere solo grazie a un impianto con osso marginale stabile e una corona in funzione. Oggi raggiungere il successo significa essere in grado di avere un’estetica gengivale ottimale per poter ridare il sorriso ai nostri pazienti. Anche i tessuti molli peri-implantari devono avere una forma ed un volume adeguato, e questo è il filo conduttore che lega gli 11 capitoli del mio libro.

Cardaropoli ricercatore: quale il file rouge di tanti anni di ricerca scientifica?
L’unico comune denominatore delle ricerche scientifiche che ho condotto durante la mia vita professionale è sempre stata la volontà di produrre lavori di ricerca che avrebbero avuto, almeno potenzialmente, un reale impatto sulla pratica clinica quotidiana. La capacità di avvicinarsi alle reali esigenze di chi lavora quotidianamente sui pazienti è a mio avviso un requisito fondamentale per la ricerca clinica, senza fare troppi sofismi. Deve esserci sempre una grande passione a motivarci e spingerci ad andare avanti, perché fare ricerca non è semplice, soprattutto in Italia.

La didattica costituisce una parte importante della sua vita professionale: cosa vuole trasmettere ai suoi allievi? E cosa pensa si riportino a casa dopo ogni corso?
Ai miei allievi cerco sempre di trasmettere l’amore e la passione per la nostra professione. Solo se amiamo quello che facciamo riusciamo ad essere dei bravi medici. Cerco di trasmettere l’empatia nei confronti dei pazienti, perché curiamo esseri umani, non i singoli denti. I sistemi di ingrandimento vanno bene solo per disegnare il lembo, ma dobbiamo sempre guardare i nostri pazienti negli occhi. La cosa che mi rende più felice è sapere che i miei allievi, il lunedì mattina dopo il corso, modificano il loro modo di lavorare, modificano il loro approccio. Durante i miei corsi cerco di trasmettere questo, e soprattutto faccio vedere la mia vera attività clinica quotidiana. Dico sempre che se questi casi li ho trattati io, allora possono farlo anche loro. Quest’anno il Corso Annuale di Parodontologia vedrà la sua quattordicesima edizione, e se continua a ricevere riscontri da parte dei colleghi forse vuol dire che un messaggio positivo riesco a trasmetterlo.

Dr. Cardaropoli, brillante relatore internazionale: ci racconta in quale Paese ha trovato reali innovazioni? E in che cosa l’odontoiatria italiana è in grado di primeggiare?
Devo dire la verità, l’odontoiatria italiana non è seconda a nessuno nel panorama internazionale. I relatori italiani sono i più richiesti, le loro relazioni sono sempre le più apprezzate, non solo in termini di contenuti, ovviamente, ma anche in senso estetico. E in ambito parodontale la musica è la stessa. Con orgoglio posso dire che noi Soci Attivi della SIdP, tra tutte le società scientifiche delle diverse discipline odontoiatriche, siamo quelli che pubblicano di più al mondo e il rapporto percentuale è a favore dei liberi professionisti rispetto agli universitari. Diverso invece per la ricerca pre-clinica, nella quale purtroppo il nostro paese non primeggia.

“Fondazione Giuseppe Cardaropoli”: cosa si propone? È anche la dimostrazione tangibile di un profondo amore fraterno?
L’idea di costituire la “Fondazione Giuseppe Cardaropoli per la Cura e la Ricerca in Parodontologia” è nata, all’interno della mia famiglia, da una forte esigenza di ricordare mio fratello Giuseppe. Siamo anche stati spinti dal ricordo che ha lasciato nella comunità odontoiatrica di tutto il mondo. La Fondazione si propone di perseguire i suoi ideali e il suo amore per la ricerca scientifica; a questo scopo saranno creati e supportati protocolli di ricerca in ambito parodontale e cercheremo anche di fornire borse di studio per tesi di laurea sempre su tematiche parodontali. Ma la Fondazione si rivolgerà anche ai pazienti, creando protocolli di prevenzione e screening. Certo che è un profondo amore fraterno, ma a questo si aggiunge un grande rispetto per un ricercatore tra i più apprezzati a livello internazionale.

Dr. Cardaropoli, marito e padre spesso assente. Trova difficile conciliare lavoro e famiglia?
Una domanda solitamente riservata alle donne professioniste, ma questa volta lo chiediamo a un uomo… In effetti la mia attività di ricercatore e di relatore richiede di affrontare viaggi in giro per il mondo e questo mi costa molto proprio perché mi conduce spesso lontano da casa, lontano dalla mia famiglia. Quando è possibile, magari quando le scuole sono chiuse, porto mia moglie e i bambini con me, in modo da unire l’utile al dilettevole. In questo modo abbiamo viaggiato parecchio: Cina, Stati Uniti, Giappone, India, Brasile. E comunque se riesco a conciliare lavoro e famiglia è solo grazie al pieno sostegno di mia moglie Lorena che, forse perché è una collega, mi capisce, conosce esattamente il valore dei Congressi Scientifici a cui sono invitato e sa quanto sia importante per me. E poi, senza alcuna retorica, quando sono a casa cerco di alzare la qualità del tempo passato con i miei figli.

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