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Caratteristiche del cemento ideale per sovrastrutture implantari

Siegfried Hoelzer

Siegfried Hoelzer

ven. 10 febbraio 2012

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Oggi le sovrastrutture cementate su impianti sono una componente fondamentale di qualsiasi studio dentistico. La cementazione presenta notevoli vantaggi rispetto all’avvitamento occlusale per quanto riguarda l’estetica e l’impermeabilità ai batteri.

 Proprio quest’ultimo punto ci è stato dimostrato con chiarezza dagli studi di Zipprich et al., di Francoforte. Nelle protesi supportate da impianti le fessure sono straordinari ricettacoli per batteri di ogni genere, che possono mettere in pericolo il successo a lungo termine di una protesi implantare. In futuro la capacità di controllare il problema delle fessure sarà decisivo nel determinare se uno studio dentistico potrà continuare a occuparsi principalmente di impianti o se i casi sempre più frequenti di perimplantite di “vecchi” impianti lo costringeranno a confrontarsi sempre più spesso con le spiacevoli conseguenze di un biofilm in aree difficilmente accessibili. La soluzione consiste nella scelta di un sistema implantare con abutment impermeabile ai batteri. Neppure questo, tuttavia, elimina la fessura tra abutment e sovrastruttura. Scegliere il metodo classico della protesi avvitata implica la rimozione e pulizia regolare della stessa con relativa perdita di tempo e conseguenti costi per il paziente. La variante cementata è sicuramente più confortevole e non necessita di richiami. I nuovi denti vengono percepiti dal paziente come denti naturali, identici a quelli a cui era abituato. Anche la manutenzione igienica delle protesi cementate supportate da impianti non è diversa da quella della dentatura naturale. A differenza dei denti naturali, tuttavia, la maggior parte delle ricostruzioni supportate da impianti possiede una vite interna che con gli anni può allentarsi, nonostante la protesi sia realizzata in base ai principi di terapia funzionale e vengano eseguiti controlli regolari del torque di serraggio. Il paziente allora telefona per comunicare che l’impianto si è staccato. Fortunatamente possiamo risolvere rapidamente la situazione; tuttavia è necessario ricorrere alla turbina e trapanare la superficie masticatoria odontotecnicamente perfetta con la fresa diamantata, un’operazione che su un’armatura in ossido di zirconio richiede davvero molto tempo. Per non parlare delle invisibili microcricche che questo intervento produce. Il manufatto viene inserito nuovamente e l’apertura per la trapanazione richiusa con composito ma la corona implantare prima invisibile si riduce così a una versione non troppo diversa da una soluzione avvitata. Nel caso delle protesi supportate da impianti il problema è causato dalla forza adesiva eccessivamente elevata dei cementi tradizionali (cemento al fosfato di zinco, cemento-resina o cemento vetroionomerico, ecc.) usati per le protesi classiche. Le esperienze di cementazione su monconi dentali non sono direttamente applicabili alle protesi implantari. Un abutment in titanio non ha molto in comune con una superficie dentinale preparata, e non solo rispetto alla geometria. Quindi anche in presenza di geometrie identiche, le forze adesive dello stesso cemento variano notevolmente. Mentre le sovrastrutture con armature metalliche possono essere inserite inizialmente con cementi provvisori che garantiscono una forza adesiva sufficiente, la diffusione sempre più ampia di protesi in ceramica integrale rende questa procedura rischiosa per la minore resistenza alla rottura delle armature in ossido di zirconio. Non sono ancora disponibili studi a lungo termine sulla cementazione temporanea dell’ossido di zirconio su impianti.
Quali sono dunque le caratteristiche del cemento ideale per sovrastrutture implantari?
1 Deve essere fluido e non richiedere l’applicazione sulla superficie occlusale perché l’adattamento tra abutment e corona risulta più aderente per motivi tecnici rispetto a un moncone di dente naturale.
2 Un impianto non può tollerare alcun residuo di cemento, per cui il cemento in eccesso deve essere rimovibile in un unico blocco
3 Deve essere ben tollerato dalla gengiva.
4 Deve risultare stabile alle forze masticatorie.
5 Deve essere rimovibile senza provocare il distacco dei rivestimenti.
6 Non deve essere necessario rettificare la protesi per rimuovere i residui di cemento.
Ritenzione sicura e al tempo stesso rimovibilità senza danni è quanto promette il cemento implantare semipermanente implantlink® semi di Detax (Ettlingen).

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Il cemento è facilmente applicabile direttamente dalla cartuccia; il rapporto di miscelazione è sempre corretto indipendentemente dall’abilità degli assistenti. L’ottima fluidità, fino a uno spessore della pellicola di 8μ, fa sì che l’eccessivo riempimento della sovrastruttura non causi disturbi dell’occlusione dopo la cementazione. La protesi viene inserita e i bordi polimerizzati brevemente (ca. 2-3 secondi) con una lampada per polimerizzazione. Il cemento si solidifica fino ad assumere una consistenza gommosa e può essere rimosso con la sonda in grossi segmenti anche senza occhiali ingranditori e senza lasciare residui. Negli spazi interdentali è sufficiente un movimento con la sonda in modo simile a uno spazzolino interdentale in modo da mobilizzare completamente (!) il materiale in eccesso per poterlo poi rimuovere con la pinzetta.
Infine viene eseguita la polimerizzazione definitiva di 30 secondi per ciascun moncone quando il materiale dell’armatura è translucido.
In alternativa la doppia polimerizzazione del materiale consente di ottenere la durezza finale necessaria. Quando in occasione delle visite di richiamo la protesi o il provvisorio a lungo termine deve essere rimosso, implantlink® semi dà il meglio di sé. La rimozione avviene senza applicazione di forza eccessiva, con una pinza per la rimozione delle corone, i cui inserti in silicone con un po’ di polvere diamantata raggiungono il necessario attrito statico. Alla sensibile ceramica di rivestimento viene così risparmiato ciò che potrebbe comportare una sosta fuori programma in laboratorio. Il cemento rimane completamente (!) nel restauro e può essere rimosso in un blocco solo con una sonda odontoiatrica. Questa forma di asportazione è del tutto confortevole. La gengiva risulta assolutamente priva di irritazioni, per lo meno di quelle riconducibili ai residui di cemento. La protesi e il moncone/abutment possono essere puliti velocemente e vengono inseriti con un minimo dispendio di tempo, senza il rischio di rovinare il manufatto durante la pulizia. Davvero ottimo.

 

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