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Arte in studio: nuove finestre di dialogo con le persone nello studio odontoiatrico

R. Cristofanini

R. Cristofanini

gio. 15 giugno 2017

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Il “master di estetica dei tessuti orali e periorali in odontoiatria” in quel di Padova diretto da Ezio Costa autore di un volume intitolato “Tutto nasce da un sorriso”: prevedeva, tra le altre cose, alcune ore di lezione di strategia aziendale e comunicativa. E come docente aveva Franco Tosco, il quale, tra le mille cose che ci trasmise, lanciò un'idea che subito mi piacque e che, dopo una lunga incubazione, decisi di fare mia. Nacque così “Arte in Studio”. Un piacevole strumento carico di grande ambizione.

Per dirla con le parole di Franco Tosco: «Un luogo di lavoro è uno spazio in cui convivono più persone con l’obiettivo di generare un bene, materiale (un prodotto) o immateriale (servizio per la vita di qualcuno). Quel gruppo di persone conosce il mestiere e, progressivamente, se ne appropria in maniera più profonda. Si dota cioè, di professionalità.
Quelle persone convivono per molto tempo, per anni, e per molte ore al giorno, il loro modo di pensare, di parlare, di agire, di osservare il mondo, di scandire il tempo e la propria vita diviene, quasi per osmosi, sempre più omogeneo, genera cultura “di gruppo”. E quel gruppo di persone abita il luogo della produzione.
Ora se quello spazio è brutto, è triste, è impersonale, spesso sporco, influisce in modo negativo nel profondo di chi è abitualmente presente. Lo intristisce, lo annoia, ne smorza l’intelligenza fino a spegnerla. Se invece il luogo di lavoro è bello perché ci sono opere del pensiero, siano esse quadri o foto o colori o libri o fiori o luce o sculture, si genera il circolo virtuoso del passaggio dagli stimoli culturali a quelli produttivi e viceversa.
Un continuo e costante percorso di crescita che trasforma il luogo di lavoro in luogo di cultura e nel piacere “di essere lì”.
Il luogo di lavoro che produce cultura, e la relativa crescita culturale dei luoghi di lavoro permette di giungere all’eccellenza della professionalità.
È il circolo virtuoso che oggi occorre costruire, e che è sempre stato presente nell’esistenza dei nostri padri, è stato del mondo contadino, deve esserlo del mondo industriale».

Da vero gentiluomo piemontese, Tosco mi permise di utilizzare la sua visione dell’ambiente lavorativo su pieghevoli in cui spiego ai miei pazienti questa nota innovativa che riguarda l'accoglienza nello studio. Ho sempre pensato che fosse necessario cercare di ridurre al minimo l'impatto emotivo di chi entra in uno studio dentistico con un retaggio di paura, sfruttando al meglio i colori, l'abbigliamento, gli odori. In altre parole, cercando di evitare il classico camice da dentista. Eliminando il più possibile “l’odore” dello studio, limitando ancor più l'uso di colori che ricordassero l'ambito medico all'inconscio, evocando ansia.

E così, un bel giorno, chi si trovò a frequentarlo non trovò più quadri e foto di denti, spazzolini e affini ma le opere fotografiche di Cristina Amoruso, autrice di ritratti in generale e di glamour in particolare, professionista che attraverso i propri scatti ha voluto portare le donne in un viaggio di accettazione di sé e di incremento di autostima. Situazione che le porta ad aprirsi e passare dalla vulnerabilità alla fiducia e permettere loro di vedere se stesse al meglio, come sono veramente, spogliate da tutte le tensioni e difficoltà che impediscono di mostrare come veramente siano.

È stato interessante incontrare lo stupore dei miei pazienti che, di fronte al cambiamento dell'accoglienza all'interno dello studio, si sono approcciati in modi diversi: da chi cercava risposta alla propria curiosità chiedendo direttamente di che cosa si trattasse, chi pensava che il dentista avesse deciso di cambiare professione e chiedeva alla mia assistente, evitando di farsi sentire da me, se di lì a poco sarebbe stato necessario trovare un nuovo dentista.

Le sedute, in alcuni casi, hanno finito con l’avere un'appendice inaspettata fino a pochi mesi prima, perché queste mostre temporanee son diventate occasione per aprire nuove finestre di dialogo con le persone che frequentano lo studio. In questo modo anche coloro che vi lavorano hanno avuto una possibilità in più di abbattere le pareti dei formalismi e degli stereotipi che circondano la professione (tremo all'idea di mettere un acquario nel mio studio).

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