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Applicazioni della diagnostica molecolare in odontostomatologia

Foto: esempio di applicazione specifica.
F. Carinci

F. Carinci

lun. 27 maggio 2013

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In campo medico sono state sviluppate due aree per la definizione della diagnosi e per monitorare la terapia: l’imaging (comprendente non solo la radiologia, ma anche ecografia e risonanza magnetica) e gli esami di laboratorio.

Mentre la radiologia è da tempo entrata nella pratica odontoiatrica, la diagnostica di laboratorio non ha ancora trovato un’applicazione routinaria. Questa mancanza verrà inevitabilmente colmata in un prossimo futuro per una serie di motivazioni.
La saliva è uno dei liquidi corporei, ma diversamente da altri (sangue, liquido cefalo rachidiano) può essere raccolto in modo non invasivo e questo facilita la collaborazione del paziente. È il liquido a cui gli operatori del settore hanno accesso “obbligato” e permette non solo di fare diagnosi per la patologia odontostomatologica (per esempio malattia parodontale) ma anche per altri distretti corporei o patologie sistemiche. Sotto questo profilo l’operato dell’odontoiatra/igienista può essere visto come servizio al pari di un medico di medicina generale che poi, ricevuto il referto, indirizza il paziente allo specialista.
Questo scenario nasce dalla convergenza di scienza e tecnologia, cioè dalle scoperte nel settore della genetica unite all’enormi potenzialità di elaborazione dei dati propria dell’informatica. La biologia molecolare consente non solo di ottenere elementi per la diagnostica di patologia specifica in atto, ma anche per individuare i soggetti a rischio di patologia in assenza di segni e sintomi (prevenzione primaria). Ed è proprio questo settore che avrà un grande sviluppo nel prossimo futuro a livello di politiche comunitarie. La prevenzione primaria infatti mira a conservare lo stato di salute del soggetto (con beneficio per il singolo) e ad abbattere i costi delle terapie (con beneficio per la collettività).
Esempi di applicazione specifica in odontoiatria sono la verifica della tipologia e carica batterica in parodontologia, implantologia, ortodonzia e protesi nonché il profilo di rischio genetico nei pazienti con familiarità positiva per patologia parodontale. In prevenzione primaria stanno emergendo indicazioni anche in campo oncologico.
In un momento di crisi come quello attuale, la diagnostica molecolare non deve essere vista come un costo ulteriore per il professionista ma come un supporto imprescindibile alla pratica clinica (definizione e monitoraggio della malattia, verifica della efficacia del trattamento terapeutico) e come opportunità per aprirsi ad altri settori della medicina creando una alleanza fra odontoiatri/igienisti e specialisti medici.
Va sottolineato comunque che, come in campo medico, così per l’odontoiatria gli esami di laboratorio aiutano a definire meglio la diagnosi ma non si sostituiscono al professionista, essendo in ogni caso la diagnosi somma dei dati clinici e strumentali. Per questo occorrerà una crescita culturale comune nella quale la componente biologica dovrà spiegare vantaggi e limiti della diagnostica agli odontoiatri/igienisti per le problematiche cliniche cui cercano soluzione.
Last but not least, in un momento in cui i contenziosi medico legali sono purtroppo frequenti, l’oggettivazione di una corretta pratica clinica attraverso la certificazione dei parametri è uno strumento insostituibile per dimostrare al paziente (e a terzi) l’efficacia della terapia e il monitoraggio appropriato.
Ci attende quindi un comune sforzo culturale ma le potenzialità cliniche e di mercato sono notevoli.

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