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Aiop Young: l’Accademia vicina ai giovani

Davide Cortellini

Davide Cortellini

gio. 5 dicembre 2013

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La disciplina protesica rappresenta, nell’ambito della terapia odontoiatrica quella fase che completa il trattamento restaurativo, una delle più complesse per il clinico, che deve avvalersi della preziosa collaborazione di un odontotecnico scrupoloso, ed è anche la terapia più costosa per il paziente.

Nel percorso formativo dei giovani odontoiatri solitamente si arriva a compiere le prime esperienze cliniche in protesi solo dopo avere completato una prima fase dedicata alla conservativa, all’endodonzia e alla preparazione iniziale parodontale. Un giovane odontoiatra che si confronta con la realtà clinica quotidiana sia perché ha aperto il suo studio, sia perché collabora in realtà in cui si trova a gestire anche casi protesici, ha comunque la necessità di conoscere i principi di base della protesi fissa. L’AIOP ha cercato di incontrare questa richiesta culturale propria dei giovani odontoiatri, sviluppando un programma dedicato alle procedure cliniche di base della terapia protesica: la preparazione dei monconi, la fase dei provvisori, le impronte definitive, la cementazione e il controllo occlusale. Questi argomenti vengono trattati a rotazione in modo semplice e pratico con l’ausilio di video dimostrativi dai soci attivi dell’Accademia, con l’obbiettivo di semplificare al massimo le nozioni necessarie per limare i primi elementi dentari, per prendere un’impronta corretta, per ribasare, rifinire e applicare un provvisorio e cementare i vari tipi di restauri. Ci è sembrato fondamentale per un’Accademia di elevato livello scientifico offrire anche un programma parallelo di formazione di base, rivolto proprio ai giovani odontoiatri, da qui il nome di AIOP Young. Il riscontro di questa iniziativa, nata un paio d’anni fa è stato, e continua a essere, estremamente positivo, visto l’elevato numero di partecipanti. Vorrei inoltre sottolineare che la qualità delle informazioni presentate dai soci attivi rende questa sezione adatta a tutti gli odontoiatri, che pur eseguendo da tempo le terapie protesiche desiderano chiarire alcuni aspetti sulle principali procedure.
Non resta altro che augurarci di vedervi numerosi ai prossimi eventi AIOP Young.

Proponiamo di seguito un estratto dell'intervista fatta al dott. Attilio Bedendo, relatore al Corso AIOP Young del XXXII Congresso Internazionale AIOP, svoltosi a Bologna il 21 novembre.

Dott. Bedendo, ci spiega brevemente da cosa è stata determinata la scelta dell’argomento trattato (Le preparazioni dentali “a finire”, la tradizione che guarda al futuro)?
Le preparazioni coronali verticali, dette anche “a finire” o “a lama di coltello”, sono utilizzate da molti anni in odontoiatria protesica sia su denti con parodonto integro sia su pilastri parodontalmente compromessi.
La mia formazione protesica prende origine dagli insegnamenti della Scuola di Bologna di Porta Mascarella, dove il dott. Gianfranco di Febo ha codificato la tecnica per le preparazioni dentali “a finire” che fanno parte del nostro bagaglio culturale.
Nella mia pratica clinica utilizzo sia preparazioni orizzontali tipo spalla o chamfer, sia preparazioni verticali “a finire”, a seconda della diagnosi e del piano di trattamento del caso specifico.
Il protesista deve saper utilizzare entrambe le tecniche e adattarle alle esigenze cliniche.
In particolare, le preparazioni “a finire”, o a lama di coltello, presentano molti vantaggi utili al protesista, sempre che ne conosca la tecnica di utilizzo.
Il primo vantaggio è il risparmio di sostanza dentale che, come sappiamo, sta alla base di una corretta preparazione e che contrasta un indebolimento del pilastro protesico causato da una eccessiva asportazione di tessuto.
La gestione della ribasatura e della rifinitura del provvisorio risultano facilitate con l’utilizzo delle preparazioni verticali, sia nei casi complessi protesico-parodontali che nei casi semplici con parodonto integro. L’utilizzo delle preparazioni “a finire” permette di ottimizzare il profilo di emergenza coronale adattandolo alla tipologia tissutale in modo da avere una integrazione idonea tra protesi e tessuti gengivali. Altri vantaggi stanno nella facilità di esecuzione dell’impronta definitiva e nell’adeguata chiusura marginale della corona protesica sia in vitro che in vivo dopo cementazione.
Attualmente, la sempre maggiore attenzione alle tecniche minimamente invasive rende la preparazione coronale verticale estremamente moderna e utilizzabile in casi selezionati, impiegando la tecnica CAD/CAM, con materiali estetici quali la zirconia o il disilicato di litio.

Leggi l'intera intervista sul numero di dicembre di Dental Tribune.

 

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