Diffidare da chi propone trattamenti “low cost” o che non opera in strutture sanitarie professionali, ma soprattutto evitare sempre iniezioni di filler al silicone se non si vuole rischiare di incorrere in gravi patologie, come la trombosi di arterie del viso o persino la cecità. È questo il monito che emerge dal workshop teorico-pratico “Come non fare un filler” del Dipartimento di Scienze Cliniche Sperimentali – Settorato Anatomico dell’Università degli Studi di Brescia. “Diffidare sempre dalle promesse low cost“ sottolinea la Dott.ssa Elisabetta Sorbellini (IHRF) “Per un risultato perfetto sono fondamentali la qualità del medico e dei materiali utilizzati”.
Gli ultimi dati confermano che sono in aumento gli italiani che ricorrono alla medicina estetica per terapie ringiovanenti. L’Italia, infatti, è attualmente il settimo paese al mondo per numero di interventi estetici effettuati: nel 2015 sono stati eseguiti quasi 280 mila trattamenti di medicina estetica contro 139 mila operazioni di chirurgia estetica. E, se la corsa al lifting è tuttora aperta, il rischio, soprattutto se ci si focalizza sui trattamenti medici, è quello di affidarsi a personale poco specializzato che può causare anche gravi problematiche.
Per questo motivo la Dott.ssa Elisabetta Sorbellini, dermatologa presso lo Studio Rinaldi di Milano e membro dell’IHRF (International Hair Research Foundation), insieme al Prof. Luigi F. Rodella e con la Prof.ssa Rita Rezzani, entrambi del Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali dell’Università degli Studi di Brescia, hanno chiamato a raccolta per oggi e domani diversi professionisti allo scopo illustrare lo stato dell’arte nella pratica dei trattamenti iniettivi al viso, analizzandone indicazioni, controindicazioni e possibili effetti collaterali.
Durante il workshop, inoltre, i partecipanti, sotto la guida dei docenti, hanno la possibilità di applicare in prima persona le tecniche descritte su preparati anatomici umani messi a disposizione dall’università e di valutarne, mediante la dissezione, l’interazione con le strutture anatomiche del viso. “Le tecniche utilizzate per il trattamento del ringiovanimento cutaneo - afferma la Dott.ssa Sorbellini - sono ormai molto conosciute e sicure. Il medico, oggi, ha a disposizione tantissimi prodotti, con caratteristiche specifiche e di altissima qualità, per ottenere i migliori risultati a seconda del grado di invecchiamento cutaneo e del tipo di pelle. Con questo workshop, grazie alla possibilità di poter operare su preparati anatomici, abbiamo voluto ribadire che solo attraverso la conoscenza dell’anatomia, delle tecniche chirurgiche e delle possibili complicanze si possono azzerare i rischi dei trattamenti iniettivi e dell’applicazione dei fili intradermici a livello del viso”.
Quando si decide di ricorrere a un intervento di ringiovanimento del viso, dunque, è più che mai necessario affidarsi a medici preparati per avere un risultato soddisfacente e, soprattutto, minimizzare i rischi derivanti da un filler fatto male. Ecco quindi il “decalogo per un filler corretto” stilato dalla Dott.ssa Sorbellini e contenente una serie di aspetti essenziali da cui non si può assolutamente prescindere se si è alla ricerca di un risultato perfetto senza conseguenze talvolta anche gravi sulla propria salute.
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