Durante il Consiglio Nazionale ANDI, svoltosi sabato 5 febbraio, con 178 i voti a favore, 15 i contrari e 12 gli astenuti, si è deciso per la piena autonomia della professione odontoiatrica, ma all’interno della Federazione degli Ordini dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri.
La decisione è stata presa dopo che il Consiglio dei Ministri ha approvato il DdL Salute, contenente tra le altre cose anche la legge delega che affida al Governo il compito di riformare gli attuali Ordini in ambito sanitario ed istituire quello degli odontoiatri. È proprio per evitare che siano i politici e i vertici degli organismi ordinistici a prendere in maniera esclusiva decisioni riguardo il futuro della professione, che il Presidente e l’Esecutivo nazionale Andi hanno preso posizione sulla questione.
“Riteniamo fondamentale che le future decisioni sull’Ordine autonomo degli odontoiatri siano prese seguendo la volontà degli iscritti e non secondo logiche verticistiche”, ha dichiarato Gianfranco Prada Presidente Nazionale ANDI, secondo quanto attestato da un Comunicato stampa ufficiale dell’Associazione.
Per poter considerare tutti gli aspetti, ANDI ha anche commissionato ad un gruppo di esperti una analisi sia di tipo legislativa che gestionale su di un futuro Ordine autonomo per gli odontoiatri separato da quello dei medici.
Il parere dei dentisti italiani è stato sondato mediante una serie di quesiti inviati attraverso il web. 19.221 gli iscritti ANDI raggiunti attraverso posta elettronica ai quali è stato chiesto di rispondere ad un sondaggio.
Le risposte giunte al primo febbraio 2011 sono state 4.187 elaborate dal Centro studi ANDI secondo metodi statistici per renderle rappresentative sia dal punto di vista territoriale che dell’età.
In totale hanno risposto il 49% da soci residenti nel Nord Italia, dal 41% di quelli al Centro e dal 10% di quelli residenti al Sud; dal punto di vista anagrafico il 42% appartiene alla fascia di età tra i 46 ed i 55 anni, il 29% tra i 56 ed 70 anni, il 23% tra i 31 ed i 45 anni, mentre il 5% di coloro che hanno risposto ha meno di 31 anni, l’1% più di 70.
A ritenere necessario che la professione odontoiatrica debba raggiungere la completa autonomia ordinistica rispetto all’attuale Albo sono il 55% (2.306) di coloro che hanno risposto, 37% i contrari (1.563). Non si sono espressi in 318.
Ad essere più autonomisti sono gli over 70 (77%), seguiti da coloro che hanno una età compresa tra i 31 ed i 45 anni (64%) e quelli tra i 46 ed i 55 anni (54%). Più dubbiosi i giovani visto che i “si” (48%) superano di poco i “no” (40%).
Una autonomia che stando a quanto rilevato deve però compiersi all’interno dell’attuale FNOMCeO: 3.270 (76%) coloro che si sono espressi per rimanere con i medici.
Tra i motivi probabilmente anche la paura, ipotizzando un ordine autonomo, di dovere versare una quota di iscrizione più costosa per la gestione: il 71% non è disposto a spendere di più pur di avere un ordine separato.
Ma non solo, vi è tra la maggioranza (55%) di coloro che hanno risposto al sondaggio una diffidenza verso l’attuale modello ordinistico giudicato uno strumento non più valido ed efficace. Probabilmente anche per questo aspetto il 74% di coloro che hanno partecipato al sondaggio ritiene che in futuro l’Associazione debba integrare le funzioni dell’Ordine garantendo la professionalità dei propri iscritti verso i cittadini.
Nei prossimi giorni ANDI informerà sui risultati del sondaggio e la decisione approvata dal Consiglio Nazionale al Ministero della Salute ed alla Federazione Nazionale dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri.
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