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L’abusivismo dinanzi alla cinepresa. A Milano gli spot vincitori del contest Andi

mer. 6 febbraio 2013

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La storica battaglia che da decenni, l’Ordine, l’Andi e la categoria combattono contro l’abusivismo, ha registrato giovedì 31 gennaio a Milano una nuova fase che promette di risultare pregnante: la realizzazione di alcuni brevissimi spot, vincitori di un concorso indetto da Andi per illustrare, visivamente, e in maniera più convincente, i rischi che può correre un paziente di finire, consapevole o no, nelle mani dell’abusivo.

La presentazione di vincitori e filmati, curata da Gianfranco Prada, coadiuvato da Mauro Rocchetti, vice presidente Andi e anima del concorso, ha avuto luogo nei bianchi e raffinati locali del Museo del Novecento di Milano piazza Duomo, alla presenza di altri componenti della Giunta Andi, di giornalisti e di una nutrita rappresentanza della Milano Scuola di Cinema e Televisione, di cui i giovani film maker sono promettente espressione.
Battaglia definita “storica” e neanche tanto enfaticamente, perché è stata richiamata una lettera del 1946 che il primo Presidente Andi, Domenico Giosa, scrisse allora al Ministro, in cui si denunciava con forti tinte, un fenomeno, che ieri, come oggi, con 15 mila falsi dentisti in attività, “avvilisce” la professione e chi, meritevolmente, la esercita.
Se l’opinione pubblica è magari portata a dar la colpa all’Ordine e alla categoria per non esercitare la dovuta vigilanza sull’abusivismo (e sul “prestanomismo”, suo parente), c’è da dire che una buona dose di responsabilità ce l’hanno, tanto per cambiare, i politici che da anni vengono spronati a por mano al fenomeno in modo da stroncarlo una volta per tutte andando oltre le attuali “grida manzoniane”.
Basterebbe la confisca, strumento di grande efficacia con la mafia, a rintuzzare forse, una volta per tutte, l’abusivo, soprattutto pensando quanto costano (anche a lui!) gli strumenti per esercitare. Ma con pene pecuniarie come le attuali, assolutamente ridicole, non c’è speranza di venire a capo dell’odioso fenomeno.
Nell’ultima legislatura sembrava finalmente che anche l’Italia stesse per entrare nel novero dei paesi civili con sanzioni degne di questo nome, ma la fine della legislatura ha ancora una volta riportato l’asticella ai livelli iniziali e non c’è assolutamente da confidare, come dice Giuseppe Renzo, che i futuri governanti trovino una soluzione definitiva. «L’esperienza insegna – dice infatti il presidente Cao – che le aspettative anche quelle più consolidate spesso non si riescono a raggiungere, anche a causa della vischiosità del nostro sistema politico parlamentare che prevede un iter per l’approvazione delle leggi, sicuramente garantista, ma spesso lungo e defatigante».
Un’altra causa dell’attuale impasse sta nel mancato dialogo tra magistratura e Ordine. Se tutte le sentenze di condanna dei prestanomisti secondo l’art. 348 del Codice penale fossero conosciute dall’Ordine, esso potrebbe anche provvedere. Ma tra i verdetti (del giudice) e le conseguenti radiazioni (dell’Ordine) vi è un forte divario dovuto all’incomunicabilità.
Tralasciando le altre circostanze che incancreniscono il problema e venendo ai filmati (una mezza dozzina su oltre 80 sceneggiature pervenute) proiettati al Museo, c’è da rilevare in tutti perlomeno la convincente efficacia. Promettono pertanto di costituire un buon inizio di una campagna di sensibilizzazione, di cui non è stato ancora comunicato l’inizio. Sensibilizzazione che si può tradurre in questo caso con acculturazione (il che spiega l’intervento della Fondazione Andi alla conferenza, nella persona del presidente Mancini ), ossia chiarimento e promozione di principi base della professione odontoiatrica, non ancora ben radicati nella “pazientela” e dai quali gli spot traggono ispirazione.
Un principio base è che tra un dentista qualificato e un abusivo c’è una gran bella differenza, al contrario di quanto molti credono. L’altro principio che bisogna tenere a mente è che l’abusivo è sostanzialmente un ladro quattro volte: di salute e di soldi (al paziente), di mestiere (al professionista) e di tasse (allo Stato). L’altro, ancora, è che il paziente deve “prestare attenzione” a chi gli mette le mani in bocca (e ai pericoli che di conseguenza corre), e non solo chiudere gli occhi. I filmati, quindi, non costituiscono tanto e solo lo stimolo per i cittadini a denunciare, investendoli del ruolo di “guardiani della buona professione”, bensì sono un invito a prendere maggior coscienza dei termini reali dell’abusivismo.

Dental Tribune ha intervistato il vincitore del concorso, Matteo Fossati. Lo spot scelto per la campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini s’intitola Attenzione e il claim è “Chi va dall’abusivo fa del male a se stesso… digli di smettere”.

Matteo, ci presenti il tuo spot? Perché questo titolo? Perché questo claim?

Innanzitutto l’idea di questo script nasce dalla vita quotidiana. Ho recentemente smesso di fumare e ne sto apprezzando pian piano i benefici. Da qui l’utilizzo della metafora del pacchetto di sigarette: chi decide di andare da un abusivo, la maggior parte delle volte per risparmiare, sa che sta facendo del male a se stesso. Di conseguenza “ATTENZIONE” a quello che stai facendo: Chi va dall’abusivo fa del male a se stesso… digli di smettere. Teniamo in considerazione che solo una piccola percentuale dei pazienti degli abusivi non sa di essere di fronte ad un dentista non certificato. La conclusione del claim ,“digli di smettere”, ricorda che è una scelta individuale, e che se tutti rispettassero la professione dell’ odontoiatra non esisterebbe il problema dell’abusivismo.

Che lavoro c’è dietro alla realizzazione di uno spot di 30 secondi?

Devo ammettere che nonostante la durata limitata di uno spot, solo 30”, c’è molto lavoro dietro.
Oltre alle solite problematiche relative alla location, attori, attrezzatura tecnica, ci sono molte difficoltà a livello di regia: durata limitata significa minor tempo per fa capire allo spettatore il significato che voglio trasmettere. Sicché ogni inquadratura è importante e racconta l’azione nella forma più semplice possibile.

Dove ti piacerebbe che il tuo spot fosse visualizzato?

Sicuramente se ci fosse la possibilità di vederlo passare in televisione, non mi dispiacerebbe!! 
Anche se io preferirei vederlo proiettato in una sala cinematografica, prima dell’inizio del film.

Quali target pensi che il messaggio possa raggiungere? Per quale motivo?

Grazie alla metafora del pacchetto di sigarette penso che lo spot possa abbracciare un pubblico molto vasto. Ricordandoci però della bellissima protagonista femminile che potrebbe attrarre un pubblico maschile!

In che modo questa esperienza ha influenzato la tua vita? Cosa vorresti per il tuo futuro?

Ogni concorso rappresenta una sfida, in questo caso l’argomento del contest non era facile e presupponeva delle conoscenze di base che io non possedevo. Questa esperienza mi ha permesso di venire a conoscenza del problema dell’abusivismo e di come sia difficile da estirpare. Andi ha dato la possibilità ai giovani di sperimentare le proprie idee e confrontarsi con il mondo dell’audio/visivo, ormai la fonte di comunicazione per eccellenza. Ovviamente per il mio futuro, soprattutto in questo periodo di crisi, spero di riuscire ad unire creatività e lavoro, creando prodotti innovativi ed artistici, sempre con uno stampo personale.

 

L'articolo è stato pubblicato sul numero 2 di Dental Tribune 2013 (febbraio).
 

 

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