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"La salute orale deve essere presentata come parte integrante della vita quotidiana, non come una questione separata"

La Dott.ssa Dympna Kavanagh interviene all’EuroPerio11, dove ha sottolineato l’importanza di integrare la salute orale nei sistemi sanitari più ampi e il ruolo della società civile nel promuovere il Piano d’Azione Globale per la Salute Orale dell’OMS (Immagine: Federazione Europea di Parodontologia).

La Dott.ssa Dympna Kavanagh è Chief Dental Officer presso il Dipartimento della Salute irlandese e presidente della Platform for Better Oral Health in Europe. Specialista in salute pubblica odontoiatrica, la Dott.ssa Kavanagh è da tempo un’attiva sostenitrice dell’integrazione della salute orale nei sistemi e nelle politiche sanitarie. Durante il suo intervento all’EuroPerio11 in Austria, ha affrontato i cambiamenti nel panorama sanitario globale e il ruolo della società civile nel sostenere il Piano d’Azione Globale per la Salute Orale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per il periodo 2023–2030. Dental Tribune International l’ha incontrata per discutere delle priorità dell’Europa in materia di salute orale, della riduzione delle disuguaglianze nelle cure odontoiatriche e delle prospettive future.

Dott.ssa Kavanagh, il Piano d’Azione Globale per la Salute Orale dell’OMS (2023–2030) prevede 100 azioni concrete e 11 obiettivi globali da raggiungere entro il 2030. Quali ritiene siano i principali ostacoli nel tradurre questa road map globale in politiche nazionali concrete negli stati membri dell’UE?
Il Piano d’Azione Globale per la Salute Orale (2023–2030) dell’OMS è sicuramente ambizioso, e da una prospettiva europea, accogliamo con favore tale ambizione. Molti stati membri dell’UE sono paesi ad alto reddito, e il piano rappresenta uno stimolo prezioso affinché i decisori politici attribuiscano maggiore priorità alla salute orale. Tuttavia, uno dei principali ostacoli resta la profonda disuguaglianza che persiste in tutta Europa. Ciò che è realizzabile per alcuni paesi può essere ben oltre la portata di altri. Questo rende fondamentale che i responsabili politici dell’UE adottino un approccio unito, collaborando per sostenere l’attuazione del piano nei diversi stati membri. L’Unione Europea ha un ruolo importante da svolgere in questo contesto. È una voce influente a livello globale all’interno dell’OMS, ma non sempre ha utilizzato questa voce in modo efficace per quanto riguarda la salute orale. Rafforzare questo ruolo - e garantire un’azione di advocacy coerente a livello europeo - sarà essenziale se vogliamo trasformare gli obiettivi globali in politiche nazionali concrete ed eque in tutta Europa.

Quindi, l’obiettivo è convincere i decisori politici che molte altre malattie possono avere origine da una bocca non sana?
Sì, assolutamente. Questa è una delle nostre sfide più grandi. La salute orale è stata tradizionalmente trattata in modo isolato, come qualcosa di separato dal resto del corpo. Eppure, le evidenze dell’ultimo decennio dimostrano chiaramente quanto sia strettamente collegata alla salute generale. Patologie come il diabete e le malattie cardiovascolari sono fortemente correlate, e stiamo ora vedendo emergere evidenze anche su legami con la demenza e la salute mentale. Una cattiva salute orale non solo condivide fattori di rischio comuni - come l’uso di tabacco, il consumo di alcol e zuccheri, e una dieta poco sana - ma può anche peggiorare attivamente altre malattie non trasmissibili. Questo crescente corpo di ricerche ci fornisce strumenti molto potenti per convincere i decisori politici, la comunità sanitaria e l’opinione pubblica che la salute orale è fondamentale per la salute generale. Come sottolinea l’OMS, non c’è salute senza salute orale. Questo è stato proprio questo il tema centrale della riunione di alto livello delle Nazioni Unite di fine settembre.

Uno degli obiettivi chiave dell’OMS è garantire che l’80% della popolazione mondiale abbia accesso ai servizi essenziali di salute orale entro il 2030. In che modo la Platform for Better Oral Health in Europe sta contribuendo a promuovere l’accesso universale alle cure odontoiatriche in Europa, in particolare per le comunità vulnerabili e svantaggiate?
Il nostro manifesto pone una forte enfasi sulla riduzione delle disuguaglianze in Europa, perché la salute orale rappresenta uno dei segnali più evidenti di deprivazione sociale. I modelli di malattie orali riflettono spesso la situazione economica, la condizione sociale e il contesto culturale. Il World Economic Forum ha evidenziato gravi disparità, soprattutto in termini di costi a carico diretto dei cittadini. La Platform for Better Oral Health in Europe lavora per portare evidenze concrete ai decisori politici, in particolare nei paesi con scarse sovvenzioni o con una limitata consapevolezza del tema. Il nostro messaggio è chiaro: servizi essenziali e preventivi - non necessariamente un sistema odontoiatrico completo - possono fare una grande differenza. Come sottolinea l’OMS, la prevenzione è altamente costo-efficace: ogni euro investito può far risparmiare fino a 7 euro in costi di trattamento. Questo significa dare priorità agli elementi di base: accesso agli esami odontoiatrici, consulenze affidabili basate su evidenze scientifiche e messaggi coerenti sui fattori di rischio comuni, come il fumo, l’alcol, il consumo di zuccheri e una dieta poco sana. Promuoviamo inoltre misure pratiche che hanno già dimostrato la loro efficacia, come la fluorazione dell’acqua, l’uso di dentifrici al fluoro, la riduzione del consumo di zuccheri, e l’introduzione di tasse sullo zucchero, dove possibile. I paesi che hanno implementato queste politiche stanno già osservando benefici tangibili per la salute pubblica, tra cui una riduzione del consumo di bevande zuccherate. Per i gruppi vulnerabili - come coloro che, per motivi culturali o economici, non si recano regolarmente dal dentista - è essenziale offrire accesso a informazioni sulla salute generale e orale anche al di fuori degli studi dentistici. Allo stesso tempo, le visite odontoiatriche devono continuare ad essere riconosciute come parte fondamentale delle cure essenziali.

Per le comunità vulnerabili e svantaggiate, dove pagare l’affitto o acquistare cibo sufficiente può essere già una sfida, le visite regolari dal dentista potrebbero non essere una priorità. A chi possono rivolgersi, in queste condizioni, per ricevere consigli affidabili?
Dal punto di vista della salute pubblica, è fondamentale adottare un approccio universale, ma è altrettanto importante applicare un approccio proporzionato, che riconosca il supporto aggiuntivo necessario per i gruppi più vulnerabili della società. Politiche universali - come le tasse sullo zucchero - sono essenziali, ma non bastano: dobbiamo assicurarci che esistano misure supplementari per raggiungere coloro che sono maggiormente a rischio. Per esempio, Come possono le persone imparare a fare una spesa sana? C'è una disponibilità costante di alimenti base a prezzi accessibili? Potremmo iniziare a classificare il dentifricio come bene essenziale, rendendolo più economico o addirittura gratuito per chi ne ha più bisogno, affinché la salute orale non si riduca a dover scegliere tra comprare il pane o il dentifricio?

Queste sono le conversazioni che dobbiamo avviare con i governi, se vogliamo davvero fare progressi e riconoscere la salute orale come una necessità sanitaria fondamentale. Per i gruppi più vulnerabili - come i senzatetto, i rifugiati, i fumatori o le persone con dipendenza da alcol, che presentano un rischio maggiore di sviluppare cancro orale - è fondamentale garantire l’accesso agli esami odontoiatrici. Allo stesso modo, con l’avanzare dell’età, le misure essenziali per la salute orale diventano sempre più importanti per individuare cancro orale, parodontite e altre patologie legate all’invecchiamento e all’uso di farmaci. In breve, si tratta di creare un quadro universale della salute orale, ma che preveda anche interventi mirati e sostenibili, capaci di proteggere e supportare concretamente le comunità più svantaggiate.

L’aumento dei costi a carico dei pazienti sta spingendo molti cittadini dell’UE a cercare cure odontoiatriche all’estero. Dal punto di vista delle politiche sanitarie, quali leve - che siano modelli di finanziamento, regolamenti UE o riforme nazionali - ritiene più promettenti per ridurre le disuguaglianze nella salute orale e migliorare l’accessibilità economica?
Dal punto di vista delle politiche, le leve più promettenti per ridurre le disuguaglianze e migliorare l’accessibilità si basano su tre pilastri fondamentali: economia, riforma della forza lavoro e prevenzione.
Primo, l’evidenza economica a favore dell’odontoiatria è sempre più solida. Studi condotti da economisti della salute e dal World Economic Forum dimostrano che la prevenzione è altamente costo-efficace: ogni euro speso in prevenzione può far risparmiare diversi euro in cure. Questo fornisce una base concreta per riorientare i finanziamenti verso i servizi preventivi, riducendo la pressione sui pazienti e migliorando gli esiti sanitari.
Secondo, l’Europa sta affrontando una crisi del personale odontoiatrico, con forti disparità tra Nord e Sud e una popolazione che invecchia mantenendo un numero maggiore di denti. Ampliare i ruoli degli operatori sanitari non odontoiatri (come igienisti e terapisti dentali) potrebbe ridurre i costi e aumentare l’accesso alle cure, ma ciò richiede una formazione armonizzata e una chiara volontà politica.
Terzo, è fondamentale che i fondi destinati alla salute orale siano indirizzati verso la salute, non verso l’estetica. L’aumento della domanda di procedure cosmetiche – come sbiancamento, filler e botox – rischia di sottrarre risorse e tempo ai trattamenti essenziali. Serve chiarezza normativa per garantire che la salute orale rimanga focalizzata sulla prevenzione e sulla cura, e non su servizi di lusso.
L’accessibilità è anche legata a decisioni politiche più ampie. Un esempio è l’eliminazione graduale dell’amalgama dentale, una misura ambientale che ha avuto implicazioni sui costi. In questo contesto, la prevenzione e l’innovazione diventano ancora più cruciali. L’UE può contribuire promuovendo buone pratiche, incentivando la prevenzione e garantendo che la salute orale sia al centro delle discussioni sulla copertura sanitaria universale.
In sintesi, le leve fondamentali sono: economiche (finanziare la prevenzione), strutturali (affrontare la carenza di personale e ridefinire i ruoli), regolatorie (mantenere il focus sulla salute, non sull’estetica). L’uso combinato di queste leve può rendere le cure odontoiatriche più accessibili e sostenibili, soprattutto per le comunità più vulnerabili e meno servite.

L’integrazione delle cure odontoiatriche essenziali nella medicina di base è un elemento centrale della strategia dell’OMS. Quali sono i modelli più promettenti di questa integrazione in Europa e come possiamo garantirne la scalabilità e la sostenibilità? Esistono difficoltà comuni nell’attuare questa integrazione?
Nella Regione Europea dell’OMS, un’iniziativa promettente è il programma di intervento breve, che promuove l’idea che ogni professionista della salute primaria - che sia medico, infermiere o dentista - debba fornire consigli coerenti sui rischi per la salute e sulla prevenzione. Questo approccio rafforza il concetto secondo cui la salute orale è inseparabile dalla salute generale.
Esistono già diversi modelli efficaci di integrazione in fase di sviluppo in Europa. In ambito odontoiatrico, ad esempio, alcune pratiche stanno includendo screening generali della salute durante le visite dentistiche di routine, come la misurazione della pressione arteriosa durante gli esami parodontali o la valutazione dei livelli di glucosio nel sangue, vista la forte correlazione con il diabete e le malattie cardiovascolari.
Durante la pandemia di COVID-19, abbiamo anche visto i dentisti partecipare ai programmi di vaccinazione, un esempio concreto di come i professionisti della salute orale possano contribuire a esigenze più ampie di salute pubblica. Allo stesso modo, la consulenza per smettere di fumare e su stili di vita sani può essere efficacemente offerta negli studi dentistici.
I Paesi Bassi hanno evidenziato questo approccio come una buona pratica, includendo sistematicamente lo screening odontoiatrico nelle valutazioni sanitarie complessive. Questo garantisce che la salute orale non venga trascurata, soprattutto nelle popolazioni vulnerabili. Anche il Regno Unito ha sperimentato modelli in cui i team odontoiatrici eseguono screening per i rischi cardiovascolari, con risultati iniziali incoraggianti nella diagnosi di condizioni fino a quel momento non identificate.
Naturalmente, permangono delle sfide. L’odontoiatria è stata storicamente separata dal sistema sanitario generale, quindi l’integrazione richiede un cambiamento culturale: sia per i dentisti, che devono iniziare a considerarsi parte integrante del sistema sanitario, sia per gli altri operatori sanitari, che devono riconoscere la salute orale come parte del loro ambito di competenza.

Hai parlato dell’importanza di allineare i messaggi sulla salute orale alle priorità politiche e pubbliche. Come possono gli attivisti per la salute orale formulare meglio i loro messaggi per ottenere attenzione e azione da parte dei decisori politici?
Uno degli insegnamenti chiave che abbiamo tratto dalla Platform for Better Oral Health in Europe è che un’efficace attività di advocacy inizia con l’allineamento della nostra agenda alle priorità politiche già presenti sul tavolo. Ad esempio, attualmente la salute cardiovascolare è un tema centrale a livello dell’UE. Invece di presentarci ai decisori politici con un’agenda separata, colleghiamo la salute orale alle malattie cardiovascolari, che sono già sotto la loro attenzione. Allo stesso modo, nel contesto della Direttiva europea sui prodotti del tabacco, abbiamo evidenziato il legame con il cancro orale e le malattie parodontali. Inserendo la salute orale nei dibattiti politici esistenti, riusciamo a ottenere una risonanza molto maggiore.
È inoltre fondamentale utilizzare un linguaggio che vada oltre la comunità odontoiatrica. In passato, l’advocacy per la salute orale era spesso espressa in termini tecnici o clinici. Oggi, invece, parliamo in termini di risparmio economico, qualità della vita, occupazione e partecipazione sociale. Ad esempio, una cattiva salute orale può significare giorni di scuola persi, assenze dal lavoro o minore fiducia durante i colloqui di lavoro. Un giovane su tre afferma che la salute orale influisce sul proprio impiego: una realtà concreta per chi prende decisioni politiche.
Infine, la salute orale deve essere presentata come parte integrante della vita quotidiana, e non come un tema separato. Essa influisce sulla salute mentale, sull’inclusione sociale, sull’invecchiamento in buona salute ed è rilevante anche per diversi temi ambientali, tra cui l’acqua pulita e la regolamentazione del mercurio. Il nostro obiettivo è fare in modo che la salute orale sia integrata non solo in ogni politica sanitaria, ma anche nelle più ampie politiche europee in cui ha un impatto. Allineandoci alle priorità politiche, utilizzando un linguaggio accessibile e rilevante, e basando i nostri argomenti su prove solide, gli attivisti per la salute orale possono catturare l’attenzione e promuovere azioni politiche concrete ed efficaci.

La strategia dell’OMS sottolinea che la responsabilità dei progressi non ricade esclusivamente sui governi. Quale ruolo vedi per le associazioni professionali, le istituzioni accademiche e persino i pazienti nell’avanzamento dell’agenda per la salute orale in Europa?
Una delle sfide più grandi nell’ambito della salute orale, rispetto ad altre aree della salute, è l’assenza di una voce forte da parte dei pazienti o del pubblico. Questo rende ancora più importante che le associazioni odontoiatriche, le istituzioni accademiche e gli stessi pazienti si attivino per far progredire l’agenda.
Le associazioni per la salute orale hanno un ruolo fondamentale. All’interno della Platform for Better Oral Health in Europe, ad esempio, mettiamo da parte gli argomenti strettamente professionali per concentrarci sulla prospettiva della salute pubblica. Le associazioni possono portare evidenze, mettere in luce le disuguaglianze e sostenere l’integrazione della salute orale nella salute generale. Possono inoltre garantire che la formazione continua dei professionisti includa una comprensione più ampia della salute pubblica e del ruolo della salute orale nel sistema sanitario nel suo complesso.
Le istituzioni accademiche sono altrettanto importanti. Esse formano i professionisti del futuro e devono assicurarsi che i programmi di studio vadano oltre le competenze tecniche, includendo prevenzione, economia sanitaria e collaborazione interdisciplinare. Questo contribuisce a integrare più solidamente la salute orale nella copertura sanitaria universale e nelle strategie contro le malattie non trasmissibili.
Per quanto riguarda i pazienti e il pubblico, la chiave è costruire una rappresentanza più forte. Ciò significa sostenere testimonial disposti a condividere le proprie esperienze, che siano membri della comunità, persone affette da cancro orale o anche figure note le cui storie possano avere un’ampia risonanza. Queste voci danno un volto umano alle statistiche, aiutando politici e professionisti a comprendere meglio l’impatto sociale e personale di una cattiva salute orale.

Quali sono state le vostre principali priorità in riferimento alla riunione delle Nazioni Unite di fine settembre? Che tipo di impegno politico o allineamento da parte degli Stati membri dell'UE rappresenterebbe un progresso significativo?
La nostra priorità principale, espressa durante la riunione delle Nazioni Unite, è che la salute orale venga esplicitamente riconosciuta all’interno dell’agenda sulle malattie non trasmissibili. Tale riconoscimento, che consideri sia il peso globale sia quello europeo delle patologie orali, rappresenterebbe un passo avanti fondamentale. È altrettanto importante che la salute orale venga collegata alle più ampie discussioni politiche sui fattori di rischio condivisi, come il consumo di tabacco, alcol e zuccheri. Vorremmo che tali fattori di rischio fossero affrontati nella dichiarazione finale, con un impegno da parte dell’Europa a mantenere standard elevati in questi ambiti. Questo ci darebbe lo slancio politico necessario per progredire anche a livello nazionale. Fino a pochi mesi fa, si correva il rischio che la salute orale venisse completamente esclusa, quindi la sua inclusione rappresenterebbe già un risultato significativo. A lungo termine, auspichiamo obiettivi concreti - come impegni sulla tassazione dello zucchero, il controllo dell’alcol e la promozione dell’autocura - ma queste discussioni potranno avvenire solo una volta che la salute orale sarà saldamente inserita nell’agenda.

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