Generale Sebastiani, ho l’onore di collaborare con Lei da molti anni, condividendo una pluriennale amicizia e, conoscendo la capacità e l’efficienza della Sanità Militare in campo bellico e civile, vorrei ci facesse partecipi della sua esperienza in questa drammatica fase del Covid-19.
Generale, quando siete stati attivati e quando avete dato il pronti all’impiego?
La Sanità Militare, e l’Ispettorato Generale in particolare, sono stati coinvolti sin dal 23 gennaio scorso nella gestione dell’epidemia da nuovo coronavirus all’interno della task-force interministeriale costituitasi presso il Ministero della Salute e nel correlato tavolo della Commissione Tecnico Scientifica in Protezione Civile. In quella prima fase, quando ancora in Italia non si erano verificati casi di infezione, gli assetti della Sanità Militare hanno giocato un ruolo di primaria importanza nel rimpatrio dei nostri connazionali dalla Cina e, ancor più, nella gestione del rientro dal Giappone dei passeggeri italiani della Diamond Princess. In quest’ultimo caso è stata di fondamentale importanza la capacità espressa dal Dipartimento Scientifico del Policlinico Militare con il proprio laboratorio proiettabile che ha permesso la diagnostica per il coronavirus in loco in Giappone: questo assetto si è dimostrato risolutivo nel discriminare i cittadini italiani idonei per il trasporto in Patria, successivamente eseguito con i principi consolidati di biocontenimento che costituiscono un particolare expertise della Sanità Militare Aeronautica. Successivamente alla comparsa dei primi casi sul nostro territorio, l’Ispettorato Generale ha operato in stretta coesione con il Comando Operativo Interforze, responsabile della gestione dell’emergenza coronavirus a livello operativo, nell’emanare le disposizioni di natura tecnico-sanitaria e nella individuazione di un basket capacitivo sanitario di pronto impiego da inviare nelle zone più colpite dall’emergenza.
Quali difficoltà sono state riscontrate?
Le principali difficoltà sono state legate alla rapida evoluzione della curva epidemica nel nostro Paese e alla necessità di contemperare l’invio di medici e infermieri militari nelle aree ad alta diffusione mantenendo, al contempo, la capacità di poter contribuire lì dove sopravvenissero analoghe necessità in altri settori regionali. In altre parole, abbiamo, in un primo momento inviato le risorse prontamente disponibili in risposta alle richieste delle autorità regionali lavorando, in contemporanea, a generare una riserva di capacità di uomini e mezzi della Sanità Militare da attivare, con un concetto areale, laddove necessario sperando, naturalmente, che questa eventualità non si verifichi. La Difesa sta incrementando i servizi sanitari con provvedimenti straordinari. Saranno assunti medici e infermieri. Come saranno impiegati? Come Ispettore Generale della Sanità Militare sono particolarmente grato all’Autorità Politica che ha voluto, con il Decreto “Cura Italia”, riconoscere l’impegno svolto sinora dalla Sanità Militare in questa emergenza. L’arruolamento, seppur temporaneo di 120 ufficiali medici e di 200 sottufficiali infermieri consentirà di poter più agevolmente programmare le turnazioni del nostro personale già impegnato nell’emergenza e in quelle nuove esigenze che si produrranno nel tempo. Faccio notare che per far fronte a questo enorme impegno, molte delle funzioni importanti ma non immediatamente essenziali della Sanità Militare, sono state sospese.
Sinergia con le altre forze in campo.
Questa esperienza, come in molte altre occasioni emergenziali, dimostra come le forze del Sistema Paese siano in grado cooperare efficacemente a favore del bene comune. La Difesa e la Sanità Militare si sono messe a disposizione e hanno risposto con tempestività a ogni richiesta della Nazione e degli Organi deputati alla gestione dell’epidemia. Vorrei inoltre sottolineare che, oltre ai buoni effetti prodotti dalla sinergia interistituzionale, in questo momento mi sono particolarmente gradite quelle che mi arrivano dal “fronte” dove i nostri medici e infermieri hanno sviluppato, in pochissimo tempo, forti relazioni di colleganza con i colleghi civili dai quali ricevono un grande apprezzamento. Mi è anche particolarmente cara la sinergia con le popolazioni colpite che stanno vedendo nelle Uniformi dei medici e infermieri militari che li stanno aiutando un chiaro e tangibile segno della presenza dello Stato e delle Istituzioni. Questo è per me e per la Sanità Militare il vero valore aggiunto che i nostri operatori portano insieme alla propria professionalità, onorando in pieno il nostro motto “Fratibus ut vitam servares”, per salvare la vita ai fratelli.
Quali sono gli strumenti e gli assetti che sono impiegati dalla Difesa per le valutazioni epidemiologiche?
La Sanità Militare è membro della Commissione Tecnico scientifica nazionale per la valutazione e le osservazioni scientifiche in continua evoluzione sull’emergenza da COVID 19. IGESAN dispone alle sue dipendenze della capacità Medical Situation Awareness (MEDSITAW) che permette di elaborare tempestive valutazioni e analisi previsionali dei fenomeni epidemici nonché dell’Osservatorio Epidemiologico della Difesa che ha la funzione del monitoraggio raccogliendo dati e notifiche dei casi riferiti ai militari su tutto il territorio. Inoltre, può contare sulla stretta collaborazione in essere con il laboratorio di diagnostica molecolare del Dipartimento Scientifico del Celio che è abilitato alla esecuzione e validazione dei tamponi ed è incluso nel circuito nazionale di reporting e conferisce i suoi dati all’Istituto Superiore di Sanità.
Generale Sebastiani, alla fine di questa intervista, mi permetto di ridarTi del TU, perché l’Amicizia è al di sopra della forma. Mi sento come Consigliere del CNEL di portarTi i Sentimenti di Gratitudine di Tutto il Popolo Italiano da trasmettere allo Stato Maggiore della Difesa.
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