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“Guardami, ci sono anch’io”: i pazienti pediatrici richiedono una cura speciale

Cathy Hester Seckman

Cathy Hester Seckman

mer. 4 maggio 2011

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Un anno ho ospitato la mia famiglia nel Giorno del Ringraziamento e mi stavo dando da fare come una matta per trovare dove mettere le pentole, cuocere dolci e reperire qualche sedia in più. In mezzo a tutto quel caos, una mia nipote di 4 anni mi tira la camicia: “Zia Cathy?”, mi chiede tutta preoccupata “Hai visto che ci sono?”.

Interrompendo quel che stavo facendo, mi abbasso alla sua altezza e le sorrido: “Ciao Morgan! – dico. Sono contenta che tu sia qui”. Quell’episodio mi torna in mente ogni qualvolta viene da me un bimbo in veste di paziente: ognuno chiede di essere preso in considerazione, proprio come Morgan. I bambini chiedono ai grandi di accorgersi di loro e di preoccuparsi di ciò che accade loro. Lo dicono con gli occhi allorché domandano preoccupati: “Mi hai visto?”.

Cattivi esempi
Esordire nel modo giusto con un nuovo paziente pediatrico significa impostare un buon rapporto per le visite successive. La “gestione odontoiatrica” del bambino si dice cominci nella sala d’attesa. Ecco due cattivi esempi cui ho assistito:
- una logopedista entra in sala d'attesa, si avvicina ad una bambina di 5 anni e abbassando lo sguardo grida: “Tiffany! Sono così felice di vederti oggi!”. Ovviamente terrorizzata, Tiffany si nasconde dietro la madre.
- Un’assistente entra in sala d’attesa e, guardando una lavagnetta, chiama “Gavin Smith? È ora!”. Ma Gavin, 7 anni, non si muove, volgendo uno sguardo preoccupato alla mamma.

È facile vedere in questi esempi quel che non va. Il medico non si è presentato e ha usato un tono intimidatorio. L’assistente non ha guardato il bimbo e non ha spiegato cosa avrebbe fatto.In entrambi i casi non ci sono stati né coinvolgimento né premura.

Bastano due minuti per dare tranquillità
Ecco invece due buoni esempi di una corretta assistenza pediatrica.
- Un’assistente entra nella stanza giochi, salutando un bambino: “Ciao, Anniston, io sono Beth. Oggi mi prendo cura di te. Belle queste scarpe! Si accendono anche? Wow! Per prima cosa adesso scegliamo un nuovo spazzolino da denti. Poi il dottore te li guarda e dopo potrai giocare un po’. Vieni ora con la mamma a vedere gli spazzolini?”.
- Un’igienista dentale entra nella stanza dei giochi e si piega per guardare il bambino negli occhi. “Ciao, tu devi essere Tyler. Io sono Cathy. Ti piace questo gioco? Sei tu che guidi la macchina rossa? Sembra che tu stia vincendo. Tyler, oggi ti pulisco i denti. Ti faccio prima vedere i miei attrezzi, poi te li lucido con uno spazzolino elettrico, ci metto sopra delle vitamine al fluoro, così potrai tornare a giocare. Io arrivo tra 2 minuti, tu intanto gioca ancora un po’ finché non torno”.

In questi esempi, la prima cosa da notare è l’approccio confidenziale: i bambini sono fiduciosi del fatto che li consideriamo, li conosciamo e ci prendiamo cura di loro prima di iniziare il trattamento. Ho scoperto, inoltre, che un preavviso di 2 minuti è un ottimo modo per alleviare l’ansia.

Guida al comportamento
Il comportamento da tenere è decisamente più semplice se si è già instaurato un rapporto confidenziale. Il “tell-show-do” (spiegazione e messa in pratica), il controllo della voce, la gestualità e la distrazione possono essere parte integrante del “processo fiduciario”.
L’American Academy of Pediatric Dentistry (AAPD) fornisce una descrizione per ogni tecnica. Per la “tell-show-do” dice: spiegazioni verbali adeguate al livello di sviluppo del paziente; dimostrazioni di aspetti visivi, uditivi, olfattivi e tattili di ogni procedura in un ambiente sereno e, infine, esecuzione dell’intervento.
- Controllo vocale: alterazione controllata del volume, tono e ritmo della voce impiegati.
- Comunicazione non verbale: invito e guida al comportamento attraverso un approccio adeguato, postura, espressioni del viso e linguaggio del corpo.
- Rafforzamento positivo: modulazione corretta della voce, espressione del viso, comunicazione verbale e appropriate manifestazioni di affetto.
- Distrazione: distogliere l’attenzione del paziente da quel che può essere percepito come un’azione spiacevole. Utile anche una breve pausa.

Secondo un recente studio, il modello dal vivo risulta essere più efficace di quello teorico. Se la madre si sottopone per prima al trattamento, i battiti cardiaci del bambino sono già più lenti. Il modo migliore per confrontarsi positivamente con bambini agitati è personalizzare le tecniche, parlare spesso con loro, evitando spiacevoli sorprese. Ad esempio: “Tyler, dai un’occhiata al mio spazzolino speciale. Guarda come vibra velocemente. Toccalo con il dito, senti che ronza e fa il solletico? La stessa cosa che proverai sui denti. Inizierò da questo lato, così capirai come funziona. Solletica? Non ridere troppo mi raccomando”.
“Qui c’è il mio ‘spara acqua’, ti ricordi? E qui c’è la cannuccia che aspira l’acqua in eccesso. Ehi, sei davvero bravo, Tyler. La mamma è orgogliosa di te, quindi non ti muovere, che ora facciamo l’altro lato”.

Trattare con i genitori
Come tutti sappiamo, i genitori possono aiutare o ostacolare i dentisti. L’AAPD sottolinea che con i metodi educativi moderni, i bambini possono non avere quell’auto-disciplina necessaria per affrontare esperienze nuove come una visita dentistica. A volte è utile chiedere al genitore di non intervenire. “Tyler può ascoltare una persona alla volta, e adesso ha bisogno che a parlare sia solo io”. Questo identifica il dentista (insieme ai genitori e al figlio) come colui che ha il controllo della situazione.
Un’altra tecnica è usare la presenza del famigliare come pretesto per il buon comportamento del bambino: “Tyler, se fai il bravo e te ne stai seduto tranquillo, la mamma può rimanere qui a guardare. Se hai intenzione di agitarti, dovrà invece aspettarti fuori. Tu vuoi che rimanga o che vada?”.
La gestione del comportamento dei bambini può funzionare se si creano un ambiente confortevole e un rapporto di fiducia; bisogna descrivere in modo esauriente tutto ciò che accade prima che avvenga; essere sicuro, calmo e autorevole nell’atteggiamento che ci si aspetta.
Cathy Hester Seckman, RDH

Bibliografia
1. www.aapd.org/media/policies_guidelines/g_behavguide.pdf; accessed Aug. 25, 2010.
2. Farhat-McHalyeh N, Harfouche A, Souaid, J. Can Dent Assoc, May 2009, 75(4):283a-f.

Autore
Cathy Hester Seckman è un’igienista dentale, oratrice, scrittrice e indicizzatrice. È una dei 1974 laureati al West Liberty State College. Come igienista ha praticato l’attività generale e specialistica per 29 anni, durante tre dei quali è stata igienista temporanea. Dal 2003, lavora nella pratica pediatrica. Negli ultimi quattro anni ha presentato programmi di formazione continua per igienisti sulla gestione dei bambini, la nutrizione, la comunicazione e la cura dal pre-natale al pre-scuola. Ha pubblicato circa 100 articoli su riviste dentali.
 

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