Giornata mondiale del diabete – una prospettiva dentale

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Giornata mondiale del diabete – una prospettiva dentale

Iveta Ramonaite

Iveta Ramonaite

mar. 24 novembre 2020

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LEIPZIG, Germany: sebbene la maggior parte della popolazione mondiale continui a concentrare la propria attenzione sulla pandemia Covid-19, ora è più importante che mai aumentare la consapevolezza rispetto ad altre malattie che possono influire in modo significativo sulla salute. Lo scorso 14 novembre è stata la Giornata mondiale del diabete, data in cui ricorre il compleanno di Sir Frederick Banting. Quasi un secolo fa, Banting e Charles Best hanno scoperto insieme l’insulina, un ormone peptidico che aiuta a controllare il glucosio nel sangue nelle persone affette da diabete. L’international Diabetes Federation (IDF) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno scelto questa data per fare luce su questioni rilevanti per la prevenzione del diabete e per portare l’attenzione pubblica e politica sulla malattia.

Secondo IDF, nel 2019 463 milioni di adulti erano affetti da diabete e si prevede che il numerò salirà a 578 milioni entro il 2030. Sfortunatamente, un adulto su due con diabete non riceve una diagnosi, la maggior parte dei quali è affetto da diabete di tipo 2 che si caratterizza per l’incapacità del corpo di produrre e utilizzare l’insulina. Solo nel 2019, 4,2 milioni di persone sono morte a causa del diabete. Ecco perché è di fondamentale importanza individuare i suoi primi segnali di allarme e promuovere i test.

Il tema di quest’anno

Ogni anno la campagna della Giornata mondiale del diabete di concentra su un tema dedicato; quello di quest’anno è “l’infermiera e il diabete”. L’IDF ritiene che gli infermieri svolgano un ruolo cruciale nel sostenere le persone che convivono con il diabete e che dovrebbero ricevere un’istruzione migliore e finanziamenti adeguati dai governi.

Secondo l’OMS, ci sono attualmente 27,9 milioni di infermieri in tutto il mondo e gli infermieri rappresentano il 59% di tutti gli operatori sanitari. Nonostante i numeri elevati, c’è una crescente carenza di infermieri e l’OMS ha riferito che la carenza globale di infermieri nel 2018 è stata sbalorditiva: circa 5,9 milioni. Per superare la carenza nella professione entro il 2030, il numero di infermieri formati e impiegati dovrebbe crescere dell’8% all’anno.

“Poiché il numero di persone con diabete continua a crescere in tutto il mondo, il ruolo degli infermieri e del personale di supporto sanitario sta diventando sempre più importante nella gestione dell’impatto della patologia” si legge in una dichiarazione sul sito web della campagna. “Gli infermieri sono spesso il primo e talvolta l’unico professionista sanitario con cui una persona affetta da diabete interagisce e quindi la qualità della loro valutazione iniziale, l’assistenza e il trattamento è vitale”.

Odontoiatria e diabete

 Esiste un legame consolidato tra il diabete e la malattia parodontale. Nel primo trimestre del 2020, Dental Tribune International ha riferito di uno studio che associava lo spazzolamento frequente dei denti a un minor rischio di sviluppare il diabete. Lo stesso studio ha anche scoperto che le persone con un numero maggiore di denti mancanti hanno più alte possibilità di sviluppare il diabete. Gli odontoiatri spesso trattano inconsapevolmente persone che hanno un alto rischio di sviluppare prediabete. In due recenti studi, i ricercatori hanno esaminato come una stretta collaborazione tra odontoiatri e gli altri specialisti di medicina potrebbe aiutare a identificare efficacemente la malattia nel cavo orale. Il primo studio è stato condotto in Australia e ha coinvolto 801 studi dentistici in tutto il Paese. I ricercatori hanno concluso che lo screening del cavo orale dei pazienti peri l diabete di tipo 2 potrebbe essere altamente efficace svolgendo un ruolo significativo nel miglioramento della salute sistemica dell’individuo. Tuttavia, hanno anche notato che, per funzionare correttamente, lo screening dei pazienti dovrebbe includere percorsi di riferimento efficaci da e verso i medici generici nonché comprendere un adeguato follow-up.

In uno studio simile, i ricercatori miravano a sintetizzare la letteratura esistente riguardante l’identificazione di persone ad alto rischio o già affetti da iperglicemia non diabetica o affetti da diabete di tipo 2 non diagnosticati. I ricercatori hanno notato che, oltre alla presenza di parodontite grave, lo stato glicemico ha anche una correlazione diretta con la salute orale e hanno spiegato che uno scarso controllo glicemico influisce sulla salute parodontale e potrebbe portare alla perdita dei denti e alle conseguenze psicosociali associate. “E’ nell’interesse dei team odontoiatrici sapere se i loro pazienti presentano NDH (iperglicemia non diabetica) o T2DM (diabete mellico di tipo 2) non diagnosticato; l’importanza dipende infatti dall’impatto di entrambi sulla stabilità parodontale e sui risultati del trattamento” hanno scritto i ricercatori. “Data l’interrelazione tra queste due malattie croniche non trasmissibili, aumentare la consapevolezza dello stato NDH/T2DM dei pazienti attraverso lo screening del cavo orale consentirà ai team odontoiatrici di indirizzare meglio le loro strategie di prevenzione e gestione del trattamento per favorire un miglioramento della salute orale. Inoltre, il rilevamento precoce di entrambe le condizioni faciliterà il miglioramento dei risultati in termini di salute sistemica facilitando la prevenzione e interventi appropriati, a dimostrazione ulteriore del ruolo che i team odontoiatrici possono svolgere nell’assistenza alla gestione del crescente peso sanitario ed economico del diabete di tipo 2”.

I risultati hanno mostrato che i professionisti dentali e il loro team, inclusi igienisti dentali e studenti di odontoiatrica, avevano un atteggiamento positivo nei confronti della valutazione del rischio di iperglicemia non diabetica o diabete di tipo 2 ed erano quindi disposti ad effettuare gli screening necessari. Inoltre è stato riscontrato che i pazienti supportano fortemente i test che danno loro risultati immediati. I ricercatori hanno concluso che le principali barriere nell’intraprendere lo screening del diabete negli studi odontoiatrici erano “il tempo, un’adeguata formazione, il supporto del dentista o del titolare dello studio e la disponibilità del paziente”.

 Collegamento tra diabete e SARS-CoV-2

Secondo Diabetes UK, il fatto che una persona sia affetta da diabete non la rende più incline a contrarre la SARS-CoV-2. Tuttavia, se una persona diabetica ne viene infettata, potrebbe essere più a rischio di sviluppare complicazioni che, a loro volta, rendono il diabete più difficile da gestire. Inoltre, sul sito web si afferma che il rischio di morte per SARS-CoV-2 è maggiore per coloro che appartengono a gruppi etnici neri, asiatici o minoritari, per gli anziani, per coloro il cui indice di massa corporea è  superiore a 30 e per coloro che hanno una storia clinica di emoglobina A1c alta o altre complicazioni di salute. Il rischio complessivo di morire a causa del Covid-19 è molto basso. Tuttavia, i dati recenti del NHS England hanno mostrato che i pazienti diabetici ricoverati in ospedale a causa del virus hanno un rischio maggiore di morire rispetto ad altri pazienti non affetti da diabete. Secondo i dati, la maggior parte dei decessi correlati a Covid-19 nei pazienti affetti da diabete sono stati tra gli anziani. Pochissimi decessi sono stati registrati in quelli di età inferiore ai 40 anni e nessuno tra i bambini.

 

Nota editoriale: il secondo studio, intitolato “The role of the oral healthcare team in identification of Type 2 diabetes mellitus: a systematic review” è stato pubblicato sul numero di Current Oral Health Reports a marzo 2020.

 

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