Più di 3000 odontoiatri e medici specialisti implantologi da tutto il mondo si sono riuniti a Glasgow per discutere di alcune delle più moderne tecniche in terapia implantare.
Tutto ciò è avvenuto al 19° congresso scientifico annuale dell’Associazione Europea di Osteointegrazione (EAO) che si è svolta presso lo Scottish Exhibition and Conference Centre dal 6 al 9 ottobre 2010. I quattro giorni del Congresso si sono concentrati sulla scienza relativa agli impianti dentali: i principali esperti in materia si sono succeduti su argomenti che spaziano dall’estetica e l’uso di nuovi materiali, alle opzioni per i restauri e il crescente uso di apparecchiature digitali.
“La conferenza mira a colmare il divario tra scienza e pratica clinica”, dice il dottor Paul Stone, Presidente Scientifico e Presidente eletto EAO. “Ci sono ancora molti punti di vista diversi sulle varie tecniche e sui materiali che possono essere utilizzati di giorno in giorno”, spiega Stone. “Ci sono opinioni diverse su quasi tutto, dai tempi della chirurgia implantare, a come i diversi tessuti reagiscano ai vari materiali a disposizione e che tipo di restauro sia meglio per una certa situazione”.
Per contribuire a fornire alcune risposte, l’EAO ha riunito alcuni dei principali esperti del mondo scientifico (oltre 40 i relatori) per fornire indicazioni e dare consigli basati su prove di ricerca scientifica. Quest’anno sono stati quasi 500 gli abstracts presentati per il concorso annuale di poster e quasi 400 sono stati scelti per la loro visualizzazione.
L’Associazione Europea per l’Osteointegrazione ha assunto, inoltre, una nuova identità per meglio rispecchiare le conoscenze scientifiche avanzate e le tecnologie all’avanguardia dei suoi membri e della professione. Un nuovo colore per il logo, dall’aspetto più moderno e distintivo, è stato presentato presso il 19o Congresso Internazionale di Glasgow.
Secondo il nostro collaboratore, il prof. Mauro Labanca, presente al Congresso EAO, da sottolineare è la solita grande affluenza.
“Ritengo che gli italiani, pur numericamente in linea con le altre nazioni, continuino ad essere pochi in rapporto a quanti si occupano di chirurgia e implantologia. Il rischio è che, essendo i presenti sempre gli stessi, si crei una sorta di club di pochi che sanno, girano e si informano, con gli altri che, invece, restano al palo”.
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