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Dalla “Question Time” (tavola rotonda) del XXV congresso AIDI di Bologna, tutti i problemi che stanno a cuore all’igienista dentale

m.boc

m.boc

lun. 16 novembre 2015

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Una volta si chiamava “Tavola Rotonda”, adesso invece, “Question Time”. O almeno con questo termine (ed evento) si è ufficialmente aperto all’Hotel Savoia di Bologna venerdì 13 novembre ore 14 il XXV Congresso AIDI, caratterizzato dal cospicuo afflusso (“oltre le aspettative” dice la neo presidente Antonella Abbinante) soprattutto di giovani.

Capitanato ancora una volta e con la solita energica verve, da Marialicia Boldi, figura storica dell’AIDI alla viglia del passaggio del testimone, la Tavola Rotonda ha fatto emergere vari temi di fondo riguardanti la categoria, attraverso gli interventi dei suoi autorevoli partecipanti. In primis Carlo Guastamacchia, il quale riandando indietro “nella preistoria” come l’ha definita, ha ribadito l’essenzialità (come ha sempre fatto anche contro autorevoli colleghi che dell’igienista si servivano di nascosto) di tale figura nella compagine odontoiatrica e dell’assoluta sua importanza nella prevenzione.

Attività che necessità un professionista dedicato, non in conflitto ma in collaborazione con il dentista (non “contra legem” bensì “ultra legem”) ribadendo, per finire, il concetto, a lui carissimo, dell’importanza della comunicazione nella triade dentista/igienista/assistente, senza dimenticare, è ovvio, quella, altrettanto indispensabile, con il paziente. Perché «se è importante saper tenere in mano lo strumento – sottolinea Guastamacchia – lo è altrettanto saper parlare, comunicare».

Di pari dignità anche altri temi forti emersi nel dibattito: il gradimento della figura dell’igienista dimostrato da un recente indagine, la sospirata e mai raggiunta istituzione di un Albo, legge che “eppur non si muove”, su cui ha riferito con considerazioni “trasversali e acromatiche” (ma anche sconfortate) Antonio Bortone del Conaps (Il Coordinamento nazionale che raggruppa le varie professioni sanitarie, altrimenti definita dalla Boldi la “Casa degli Igienisti”).

Temi riemersi qua e là anche nell’intervento della presidente dell’ IFDH (International Federation of Dental Hygienists) Usa, Jo Ann Gurenlian, che ha accennato in particolare alla necessità di una comune formazione di base e alla possibilità d’inserimento nelle strutture pubbliche, come in Usa e a differenza, invece, dell’Italia dove l’igienista pubblico semplicemente “non esiste” alla faccia di qualsiasi prevenzione, perché non esiste, in Odontoiatria il principio del meglio “prevedere che provvedere” e l’igienista o è dipendente privato oppure liberi professionista. “Tertium non datur”.

Dalla “Question Time” poteva quindi rimanere estraneo il tema dolentissimo dell’autonomia professionale dell’igienista e della possibilità di operare indipendentemente dalla compagine odontoiatrica in un proprio studio? Neanche per sogno: «È una battaglia che va avanti da quindici anni – sottolinea con calore la Boldi – per ottenere quello che in altri Paesi è normale. Assolutamente deprimente!».

Chiarendo i motivi per cui ritiene “fragile” la sentenza avversa emessa dal Tar Emilia, l’avv. Silvia Stefanelli di Bologna, che assiste l’AIDI, la equipara ad un’“altra battaglia persa di una guerra che tuttavia continua”. Lo dimostra il giudizio pendente dinanzi al Consiglio di Stato ma anche il recente e favorevole atteggiamento del Tar Lazio in merito alle autorizzazioni per aprire uno studio.

In mezzo a tanti temi in buona parte incancreniti, tuttavia, una constatazione consolante dalla bocca della stessa Boldi, secondo la quale «molti dentisti, dopo aver provato l’affiancamento dell’igienista arrivano a chiedersi: ma come ho fatto prima d’ora a farne senza!»

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