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Dalla bocca al cuore, un passaggio che può rivelarsi pericoloso

lun. 5 febbraio 2018

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A sottolineare l’importanza della salute della bocca nel quadro di una più vasta salute generale, due prestigiose Associazioni Usa, la American Heart Association e la American Academy of Periodontology hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui si evidenzia non solo come un’infezione del cavo orale possa favorire l’insorgere di cardiopatia ischemica ma la cura di questa stessa infezione può migliorare anche l’altra patologia.

L’interesse sul rapporto salute orale e malattie sistemiche cresce, essendo dimostrato il collegamento tra infiammazione della bocca e la salute generale: le malattie sistemiche con manifestazioni orali come quelle cardiovascolari, l’ictus, infezioni respiratorie etc. sarebbero oltre 100.

Da un report della SIdP «l’associazione tra parodontite e malattie cardiovascolari si può spiegare attraverso il ruolo negativo esercitato dall’infiammazione sistemica sul processo di aterosclerosi e/o sulla destabilizzazione delle placche ateromasiche e/o sulla ipercoagulabilità. L’origine del fenomeno potrebbe essere attribuita al passaggio di batteri dal cavo orale all’apparato cardiocircolatorio, con conseguenti gravi danni all’endotelio quando venga raggiunto il sistema vascolare coronarico. Alcuni marker infiammatori, come la proteina C reattiva, sono elevati nei pazienti con parodontite e in quelli affetti da infarto del miocardio».

La correlazione, continua il report, potrebbe essere dovuta «ad una risposta autoimmunitaria causata dall’elevata somiglianza tra alcuni peptidi antigeni di origine batterica, come le proteine HSP e quelle umane. Le prime sono espresse sulle membrane batteriche e possono aumentare la risposta immunitaria innata con la produzione di alti livelli di anticorpi cross-reattivi e cellule T-helper autoaggressive». Significativa è anche la ricerca pubblicata qualche anno fa su “Archives of InternaI Medicine” allorché venne studiata la salute di denti e gengive di quasi diecimila adulti, tra i 25 e i 74 anni, i quali rivelarono un rischio di ictus diverso a seconda della compromissione della bocca. «Chi aveva gengiviti – riferisce l’indagine – ebbe un modesto, ma significativo, aumento del rischio di ictus non emorragico (ischemico), più che raddoppiatosi invece in caso di parodontiti».

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