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Dal corso di chirurgia avanzata di Liegi: impressioni e commenti

mer. 27 giugno 2012

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Al corso (21° edizione) “non-convenzionale” di anatomia su cadavere svoltosi dal 10 al 12 maggio da Luigi Grivet Brancot e da Alain Carlier all’Istituto di Anatomia dell’Università di Liegi ci si può anche arrivare casualmente, grazie al passaparola o dal consiglio di qualcuno che c’è stato.

“Così -. scrive un partecipante - partendo da una mail e dopo una chiacchierata con un collega, ho deciso di partecipare” E questo è il suo commento: “Si tratta di un corso che parte sostanzialmente dalla dissezione anatomica su cadavere e dove ogni corsista ha modo di mettere in pratica le più avanzate e attuali tecniche di chirurgia (rialzo seno mascellare, innesti ossei, split-crest, chirurgia piezoelettrica, implantologia, implantologia elettrosaldata)”. Anche se obiettivamente nel “laboratorio di Liegi” qualunque pratica clinico-chirurgica può essere attuata dai corsisti, su supervisione (e consigli) dei tutor. “Ne risulta quindi una sorta di chirurgia on demand di grande effetto e di enorme vantaggio per la pratica professionale - continua il commento - Completano il programma relazioni “satelliti” tenute da docenti universitari e colleghi di fama. Il corsista ne esce assolutamente sazio, per quanto imparato nella teorie e nella pratica e per i personaggi conosciuti (docenti, tutor e colleghi) con nuovi stimoli e conoscenze”. Per un altro allievo del corso l’argomento è stato il movente di fondo. “Ci pensavo da qualche anno - scrive - Ma dove saranno le limitanti anatomiche pericolose che nominiamo spesso? Quanto più in là avrei potuto estendere il tal lembo o la profondità di inserimento di un impianto?” Per andare volutamente oltre a quello che si può fare di solito solo sul cadavere si può provare. “La parte pratica ha soddisfatto le mie aspettative - dice l’allievo - ottima la disponibilità di materiale, ampia la possibilità di accesso e una guida disponibile anche a modificare il programma per incontrare qualche richiesta specifica”. Riportiamo ora il commento di una giovane professionista, da poco tempo operativa: “Lavorando da solo tre anni - scrive - sento il bisogno di acquisire sempre più conoscenze, di mettermi alla prova! Dopo l’università noi neolaureati ci troviamo un po’ spaesati, ricchi di conoscenze teoriche ma poveri di pratica. Il corso di Liegi mi è servito per toccare con mano la base del nostro lavoro, l’anatomia, pratica e non solo teorica, fondamentale per affrontare la pratica lavorativa quotidiana, con “trucchi” collaudati dall’esperienza. Ho ricevuto nozioni pratiche e una “gioia di lavorare” dettata dalla sete di sapere”. Un altro partecipante anch’egli giovane, invece, tocca un’altra caratteristica di Liegi: “Ho potuto conoscere - osserva - colleghi e chirurghi maxillo molto competenti che, nonostante la loro “superiorità” rispetto a un neofita della chirurgia come me si sono dimostrati disponibili e dato molto. Rifarei al volo il corso in quanto molto utile e divertente. Soldi ben spesi anche se coi tempi che corrono, specialmente per un giovane odontoiatra non so quanto sia fattibile”. Infine un commento che potrebbe essere il riassuntivo di queste osservazioni sul corso: “Spesso - dice il partecipante - noi lamentiamo la poca concretezza delle nostre università dove si insegna tanta teoria e pochissima pratica. A Liegi il mio tempo non solo non è andato sprecato ma credo di averne recuperato un po’ colmando dubbi culturali quasi esclusivamente teorici che mi trascinavo dagli studi passati. Altra sorpresa piacevole è stata il rapporto paritario tra discenti e docenti: durante il corso, è prevalso il concetto che ognuno era il portato del proprio bagaglio culturale. A tratti, un corsista diventava docente e gli altri, compreso i tutor, ascoltavano e imparavano”. Un unico rimpianto: un’esperienza da fare prima. “Ma meglio tardi che mai!” conclude l’allievo.

 

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