Le terapie antineoplastiche possono determinare infezioni nel cavo orale che peggiorano la qualità di vita dei pazienti. Per questo è raccomandata una consulenza specifica prima di avviare la cura.
Quando bisogna pianificare una terapia antitumorale bisognerebbe prevedere anche una consulenza odontoiatrica, in modo da eseguire preventivamente una bonifica dei foci infettivi orodentali che, se riattivati, potrebbero diventare responsabili di infezioni di difficile controllo e peggiorare sensibilmente la qualità di vita del paziente.
È questa l’indicazione emersa dal convegno “L’Odontostomatologia: un importante supporto per la qualità della vita nel paziente oncologico”, tenutosi giovedì 3 marzo a Roma e organizzato dalla Fondazione Gianni Benzi, in collaborazione con l’Osservatorio Sanità e Salute presieduto dal senatore Cesare Cursi.
Dall’incontro è emerso come l’immunodepressione, determinata dalle cure antineoplastiche, e le alterazioni tissutali locali secondarie alla radioterapia della testa-collo causino quasi sempre effetti odontostomatologici indesiderati, come mucositi, cambiamenti del gusto, alterazione della secrezione salivare, infezioni opportunistiche, dolore e sanguinamento.
La loro entità, tuttavia, può essere almeno parzialmente ridotta con un’accurata programmazione terapeutica.
“Il cavo orale – ha spiegato Antonella Polimeni, vicepreside della Facoltà di Medicina e direttore del Dipartimento di Scienze odontostomatologiche e maxillo-facciali alla ‘Sapienza’ di Roma – è un ambiente molto sensibile alla tossicità degli agenti antineoplastici e l’incidenza delle problematiche orali varia in maniera considerevole, dal 30 al 100% dei pazienti. La gravità di queste lesioni è estremamente variabile e richiede frequentemente terapia di supporto e può, nei casi più gravi, ritardare la terapia”.
Tuttavia, anche nel periodo successivo al trattamento antineoplastico sarebbe auspicabile un ruolo attivo della consulenza odontoiatrica per eseguire una terapia sintomatica di supporto agli effetti collaterali, per prevenire patologie oro-dentali, per eseguire interventi odontoiatrici non invasivi secondo necessità o, viceversa, nell’intervenire aggressivamente in caso di complicazioni suscettibili di peggioramento.
“La disponibilità di terapie riabilitative implantoprotesiche minimalmente invasive e realizzabili con tempistiche ristrettissime – ha sostenuto Riccardo Benzi, specialista in Odontostomatologia – permette di offrire globalmente nuove prospettive di salute e qualità della vita a tutti quei pazienti che presentano patologie con elevata criticità terapeutica”. Purtroppo, ha sottolineato Saverio Giovanni Condò, titolare della Cattedra di Materiali dentari nel Corso di laurea in Odontoiatria e Protesi dentaria alla Facoltà di Medicina dell’Università romana di Tor Vergata e direttore del Dipartimento di Scienze odontostomatologiche alla stessa Università, ha dichiarato che “in Italia non esiste una politica di insegnamento delle pratiche di Igiene orale. Sin da bambini bisognerebbe essere informati su questo tipo di prevenzione per evitare in futuro spese per il paziente. Stessa cosa per il paziente oncologico: dovrebbe essere informato su cosa rischia con le terapie chemioterapiche e come dovrebbe trattare e con quali prodotti il suo cavo orale proprio in vista di questo ciclo”.
Fonte: Focus Salute
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