Il Congresso del Collegio dei Docenti svoltosi al Lingotto di Torino dal 12 al 14 aprile ha vissuto, nella Tavola rotonda di sabato 14 mattina, uno dei momenti più intensi e polivalenti, essendo stati affrontati alcuni dei “nervi scoperti” della Odontostomatologia accademica e clinica per così dire, ossia della disciplina in generale, con una serie di interventi dei rappresentanti di Andi, Aiso, Cao, Collegio e Aio.
Giuseppe Renzo, presidente Cao nazionale, ha illustrato, con foga, il punto dolente della riforma degli Ordini che comporterà anche un intervento sulle modalità dei procedimenti disciplinari oggi svolti da Commissioni accusate di parzialità. Sul rapporto medici/odontoiatri ha confermato la sua visione di una professione dentale divenuta adulta e, pertanto, meritevole di autonomia con propri rappresentanti. Prendendo spunto dalla “vicenda Pessoa”, l’Università portoghese che un Decreto del Ministro, come noto, ha bloccato a Roma sul nascere, Renzo ha infine sottolineato la assoluta necessità di una programmazione degli accessi alla facoltà a livello europeo “perché con 58 mila 860 iscritti agli Albi, in Italia – ha sottolineato - la pletora già esiste, eccome”.
Spauracchio che Enrico Gherlone ha debitamente confermato, deplorando che i colleghi, presi come sono dal loro “particulare”, non si rendano conto della gravità del sovraffollamento che pure sono destinati a scontare “sulla loro pelle”.
Sul tema è intervenuto anche Marco Ferrari, definendo una conquista una laurea valida allo stesso modo da Trieste a Messina, cosa che non si può affermare di altre rilasciate da assai più benevole università europee. “Chi si laurea fuori d’Italia - ha detto senza mezzi termini - deve dimostrare di essere all’altezza, altrimenti dovrà sottoporsi a un anno integrativo”. Più concretamente Griffa ha accennato all’azione legale decisa all’Esecutivo Andi di Trieste, da cui era reduce, per contrastare il ricorso al Tar della “Pessoa”, ribadendo la necessità che il percorso di formazione del dentista sia certificato nello stesso modo (elevato) in tutti i Paesi della Comunità europea, ha fatto un intervento soprattutto come responsabile della Commissione Estero Andi, a contatto quindi con gli organismi odontoiatrici internazionali (Fdi, Ero, Ced). “Dove siamo impegnatissimi - ha detto - nel definire che cosa è il Dental Team”, quindi “chi è” il dentista oggi in Europa e che formazione deve avere. Ma anche chi sono l’igienista e l’Aso (ossia la Dental Chair Assistant, Dca). Impresa non facile se si pensa ai dislivelli attualmente esistenti nei vari Paesi, ma anche al fatto che certe figure come l’igienista addirittura non esistono (come in Francia). Ha auspicato la possibilità di portare il “core curriculum” italiano in ambito europeo come modello di studio e riferimento. “La professionalità è cambiata - ha osservato Griffa - ma la professione è sempre una e si deve difenderla” insieme a Cao e alle Società scientifiche, senza inopportuni particolarismi. Concludendo il suo intervento con un riferimento storico, dal momento che il Collegio si svolgeva a Torino, culla dell’Unità d’Italia, la stessa Torino potrebbe diventare anche la culla della unità odontoiatrica. “Se gli esami di Stato non vanno - ha concluso Griffa - riformiamoli. Ma se l’Accademia forma i nuovi dentisti è la professione che li convalida”.
Molti applausi e un convinto consenso ha riscosso anche l’indagine, corredata da cifre eloquenti, illustrata da Pieluigi Delogu. Il presidente Aio, con una serie di diapositive, ha efficacemente “toccato” non solo il problema formazione, ma quello assicurativo, previdenziale e l’insidia neanche tanto nascosta rappresentata dalle società di capitali.
L'articolo è stato pubblicato sul numero 5 di Dental Tribune 2012 Italy.
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