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Al Congresso nazionale Antlo di Montesilvano tutti i nodi della categoria vengono al pettine

Apertura ANTLOmeeting Montesilvano2016.
Lab Tribune, P. Gatto

Lab Tribune, P. Gatto

mar. 27 settembre 2016

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Commentando il Congresso Nazionale degli Odontotecnici Italiani Antlo, svoltosi il 23-24 settembre, possiamo iniziare con “Come da tradizione…”: Palacongressi d’Abruzzo a Montesilvano, confermate le presenze degli anni precedenti, per la seconda volta il premio “La Spatola d’oro” e la Tavola Rotonda Sindacale, ottimi relatori tecnico-scientifici, una ricchissima esposizione merceologica, cena sociale allettata dalla Antloband in riva al mare e, per concludere, la degustazione dei prodotti regionali.

Guardando invece alle novità, le sintetizzerei in 6 punti: i Tavoli Tecnici precongressuali delle aziende, la relazione di Alwin Schönenberger e Giuseppe Voce sulla collaborazione tra generazioni e relazione con le tecniche digitali, gli aggiornamenti sulle normative relative ai dispositivi medici, cambiamenti-opportunità-minacce, a cura di Dino Malfi, la presenza del Presidente dell’Associazione Italiana Odontoiatri, Pierluigi Delogu alla Tavola Rotonda, il suggerimento referendario del Generale Condò ed infine l’inedita contestualità di eventi collaterali il sabato, di associazioni “vicine” quali il Congresso Nazionale di Ortodonzia, il Congresso Nazionale di Protesi rimovibile oltre a uno spazio riservato al sindacato delle Assistenti SIASO.

Giusto evidenziare il successo dei 5 “Tavoli tecnici” del mattino, antecedenti il programma culturale, a cura delle aziende, che hanno riscontrato grande interesse da parte di una categoria per lo più di tipo imprenditoriale-artigianale, molto attenta ai materiali e al loro utilizzo.
Per quanto riguarda il contributo della scuola di Zurigo, egregiamente riferita in italiano sia da Voce che da Schönenberger, parto dalle domande poste nell’Abstract per riferire gli scenari proposti dai relatori.
Il corretto utilizzo dei sistemi digitali oggi è il punto centrale nell’odontotecnica e i giovani hanno, grazie alla loro dimestichezza nell’utilizzo del computer, molte potenzialità. Ma questo basta ai fini del risultato? I giovani hanno ancora bisogno del Guru che da molti anni svolge tradizionalmente la professione?

Nelle conclusioni i relatori evidenziano le differenze di approccio ai pazienti con il digitale di una nuova categoria di giovani odontoiatri nel mondo: hanno buona cultura, si sono preparati bene, vengono anche da paesi dietro le “quinte” ed hanno una motivazione molto forte. Sono rapidissimi nell’apprendimento, un anno o due, mentre noi, riferendosi alla platea italiana, ci mettiamo 10 anni per apprendere o decidere di cambiare il nostro modo di lavorare sia come medici che come odontotecnici.

«Capisco che è molto faticoso ma dovete cambiare il vostro laboratorio.- incita la platea Schönenberger - Se i medici richiedono anche ciò che avete fatto negli ultimi 15 anni, dovete ricavare uno spazio per apprendere e attrezzarvi in un modo diverso per rientrare nei parametri nuovi del mercato».

Rimane il fatto che ci sono due metodi di lavorazione, tradizionale e con tecnologie digitali. Oggi molti odontoiatri vanno nella direzione dell’odontoiatria mini invasiva, dove le preparazioni hanno un ruolo fondamentale. Alcuni casi vengono risolti additivamente e non in modo sottrattivo: in questo senso il lavoro odontotecnico deve essere aggiornato imparando una nuova strategia di stratificazione. Questo va di pari passo con le tecniche e i modelli digitali? La risposta è no! Ci sono dei lavori che vanno fatti analogicamente e in alcuni casi il goal è il modello classico. La conclusione è dunque che il tecnico moderno deve sviluppare una elasticità decisionale, sapere usare le due strade, personalizzare la scelta da caso a caso ed avere (e saper usare ndr) diversi tipi di materiale da utilizzare, per poter decidere di volta in volta.

Pur non potendo soffermarci in questo spazio sulle comunicazioni di Dino Malfi, l’invito del consulente dell’Antlo circa i dispositivi medici e le normative, è di tenersi molto aggiornati sull’iter e sulle conseguenze nel breve-medio periodo dell’emanazione del prossimo Regolamento europeo. Realisticamente entro l’anno o nei primi due mesi del 2017, sostiene il relatore, il regolamento andrà in Gazzetta. Ci vorranno poi 3 anni di tempo per arrivare alla piena applicazione.

Però, quel lasso di tempo sarà caratterizzato da una grande competitività: alcuni produttori si metteranno a posto per primi propagandando l’adeguatezza dei loro dispositivi, mentre altri ci metteranno molto ad adeguarsi. Se esiste una parte “buona” della normativa, per quanto riguarda il laboratorio ci sarà una intensificazione di attività (burocratiche) e bisognerà sapersi mettere al riparo da controlli ed essere in condizioni di essere noi (come categoria) a dire che abbiamo bisogno di legalità e scoraggiare invasioni barbariche.
Alla Tavola rotonda, sul palcoscenico erano presenti, oltre al Presidente Maculan, per l’Unidi Berruti, il Gen. Condò in rappresentanza del Ministero, il Presidente Delogu per l’AIO, assente il Prof. Gatto.
Comune l’idea di tutti che l’unione, faticosissima, di tutta la filiera dentale è l’accesso alle cure odontoiatriche, tema che rende sensibili il Ministero della Salute e il Governo, per valutare eventuali proposte di defiscalizzazione, che non potranno essere previste in questa finanziaria, non essendo stata attivata una conferenza che riunisse tutte le categorie.

L’Unidi si propone anche come “moderatore” per favorire una convergenza tra tutti i rappresentati su questo tema. Il Presidente dell’AIO, intervenuto a nome della sua associazione e non privatamente, come da voci di corridoio, ricorda l’inchiesta delegata all’Eurispes (cronaca sul Dental Tribune di Ottobre e su www.dental-tribune.com del 23 settembre) presentata il giorno precedente a Roma, dove il tema della defiscalizzazione come soluzione è anche loro. «La controparte, secondo me - dice Delogu - accetta se si va nella direzione di un miglioramento della salute del cittadino, e non se ci inseriamo rivendicazioni di categoria».

Infine il tema “annoso” del profilo dell’odontotecnico, inserito nelle professioni sanitarie. Maculan chiede a Condò i tempi. Un punto chiave, riportato da Condò e sostenuto dalla presidenza Antlo, è il Referendum prossimo: votare sì e quindi cancellare il Titolo V della Costituzione. Dice Condò: «C'è un passaggio comunque del referendum: perché se vince il sì il ministero rientra in possesso del titolo per la definizione dei profili professionali oggi con l’attuale titolo V tutto è molto difficile».

Conclude rassicurando Delogu: la battaglia per il profilo non intacca l’odontoiatria perché l’odontotecnico non ha nessun interesse a mettere mani in bocca al paziente e inoltre il ruolo sarebbe ben definito. Su questo punto interviene Delogu:«Sono venuto qui non per prendere applausi. Lo so. - continua poi riguardo al profilo - Oggi ci stiamo trascinando un errore storico di circa 20 anni fa. Noi come allora, abbiamo questa visione: l’odontotecnico è una professione rispettabile e in Italia eccellente, ma non può essere inserita, né confusa con una professione sanitaria. Noi vogliamo un profilo non inserito nel settore sanitario». Per Aio la giusta collocazione sarebbe all’interno dei profili bioingegneristici.

Non sono poi mancate le tradizionali polemiche sulla fatturazione da parte dell’odontotecnico. Resta irrisolto e mai dibattuto il tema delle prescrizioni sanitarie inviate non a un odontotecnico (e per questo secondo questa tesi, inserito nella professione sanitaria), ma ad una ditta che produce manufatti. Potrebbe essere uno spunto per il futuro dibattito?

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