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A seguito del Convegno svoltosi il 29 maggio presso l’Aurum di Pescara su “Infiammazione parodontale e malattie sistemiche” Dental Tribune ha rivolto alcune domande sul delicato tema ad Adriano Piattelli, Ordinario di Patologia Speciale Odontostomatologica all’Università “G. D’Annunzio” di Pescara/Chieti.
L’elemento fortemente innovativo per un incontro di carattere medico-scientifico, come quello di Pescara, è stato l’intervento di un pubblico costituito anche da cittadini. Qual è il motivo di questa scelta?
Una delle finalità del seminario è stata la diffusione alla popolazione della conoscenza della malattia parodontale come specifica condizione clinica che può concorrere alla patogenesi di una molteplicità di patologie sistemiche. La conoscenza e la consapevolezza dei fattori che espongono al rischio di sviluppare una malattia sono i prerequisiti necessari affinché l’individuo possa essere libero di attuare decisioni concernenti il proprio stato di salute. E uno dei doveri dei professionisti implicati nella rete assistenziale sanitaria è l’impegno nella divulgazione di suddetti fattori di rischio nonché dei mezzi di prevenzione. Io credo fortemente che la realizzazione di una politica di promozione della salute che aspiri al consolidamento dell’azione della comunità medica in termini rinnovati, potenziando la partecipazione di figure professionali quali l’odontoiatra e l’igienista dentale alle scelte e alle decisioni che riguardano la salute di soggetti a rischio di sviluppare malattie sistemiche o che ne siano affetti, deve fondare su un principio di educazione alla responsabilità e alla partecipazione che coinvolga direttamente la popolazione.
Il programma si è diversificato tra odontoiatri, igienisti dentali, diabetologi e cardiologi. Possiamo dire che l’approccio multidisciplinare si sta concretizzando?
Possiamo sostenere che l’unione tra la Parodontologia e la Medicina sta evolvendo verso la predisposizione di nuove linee metodologiche per la promozione della salute generale della popolazione in grado di superare i vecchi metodi preventivi finora attuati all’interno dell’ambito sanitario, attraverso la promozione di un programma di screening che coinvolge congiuntamente odontoiatri e igienisti dentali.
Quali sono le ipotesi a sostegno di una correlazione tra malattia parodontale e malattia cardiovascolare?
Dati biochimici e di biologia cellulare supportano l’affermazione che “l’ infiammazione è coinvolta in tutti gli stadi dello sviluppo dell’aterosclerosi”. In condizioni fisiologiche l’endotelio svolge un ruolo chiave contribuendo all’omeostasi vascolare attraverso il controllo sull’attività piastrinica, sulla coagulazione e sul sistema fibrinolitico, il controllo della crescita delle cellule muscolari lisce, il controllo attivo della permeabilità vascolare nonché il mantenimento di una superficie non adesiva per i leucociti circolanti. Tuttavia, in risposta a stimoli perduranti come uno stato infiammatorio cronico l’endotelio può andare incontro a disfunzione. L’infiammazione parodontale protratta nel tempo potrebbe essere uno degli eventi scatenanti l’attivazione/disfunzione endoteliale attraverso tre meccanismi:
• Disseminazione sistemica di batteri parodontopatogeni o di prodotti batterici nel circolo ematico;
• Rilascio nel circolo sanguigno di un’elevata concentrazione di mediatori dell’infiammazione;
• Attivazione di una risposta autoimmunitaria indotta da mimetismo molecolare, ovvero a causa dell’elevata somiglianza tra peptidi antigeni di origine batterica e le proteine umane HPS (Heat Shock Proteins).
Un’ulteriore ipotesi riguarda la possibilità che la parodontite possa indurre uno stato di dislipidemia, in quanto numerosi studi clinici hanno rilevato elevati livelli sierici di colesterolo in individui affetti da parodontite cronica, che indurrebbero un’alterazione del profilo lipidico e, conseguentemente, la possibilità di formazione della placca aterosclerotica.
Qual è secondo lei, alla luce dell’evidenza scientifica, il ruolo dell’odontoiatra e dell’igienista dentale nella prevenzione dell’insorgenza e progressione di malattie sistemiche?
La cooperazione interdisciplinare dovrebbe divenire uno dei pilastri del paradigma diagnostico-terapeutico, con il coinvolgimento diretto dell’odontoiatra e dell’igienista dentale nella filiera assistenziale sanitaria. L’individuazione di un focus infettivo periferico e l’adozione di un piano terapeutico che possa indurne il controllo o la guarigione, in associazione al monitoraggio di altri fattori di rischio per l’insorgenza di malattie sistemiche, può ragionevolmente migliorare la qualità di vita dei pazienti, allontanare le complicanze e contribuire alla riduzione del rischio di premorienza.
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