Negli ultimi mesi l’attenzione del mondo della medicina si è concentrato sulla pandemia da Covid-19 ma non si possono oscurare altri temi e malattie sistemiche molto importanti quali il diabete e la parodontite. La correlazione tra malattia parodontale e diabete è ormai nota da anni. Il diabete è stato identificato come l’ottava causa di morte e provoca circa 5 milioni di decessi nel mondo e solo in Italia si contano circa 3,5 milioni di persone diabetiche, il 5% della popolazione.
La parodontite è una delle concause di questa grave patologia e inoltre è stata classificata al sesto posto tra le complicanze del diabete. Per questa ragione da anni i ricercatori di entrambe le branche sono molto attivi nell’approfondire la loro eziopatogenesi e i risultati delle ricerche hanno confermato indiscutibilmente la correlazione bidirezionale che esiste tra diabete e parodontite. Per approfondire la tematica, abbiamo avuto il piacere di intervistare il Prof. Luca Landi, attuale Presidente della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia.
Da qualche anno il mondo della medicina ha focalizzato la sua attenzione sulla relazione biunivoca tra malattia parodontale e diabete. Ritiene che si sia diffusa maggiormente una reale consapevolezza tra i professionisti e la popolazione?
La SIdP è impegnata nell’attività di informazione per i professionisti del dentale e la popolazione fin dal 2008 quando è stato lanciato il progetto chiamato “Periomedicine” sotto la presidenza del dott. Mauro Merli; quello di oggi è il frutto di un lavoro strutturato nel tempo con l’obiettivo di formare una coscienza dapprima nel mondo odontoiatrico e nella medicina per poi arrivare alla diffusione di conoscenza e consapevolezza anche nell’utente finale, il paziente e il cittadino. I dati di oggi confermano che il lavoro scientifico e culturale fatto ha iniziato a dare i suoi riscontri: una survey fatta con Keystone a inizio dell’anno scorso ha confermato che il 77% del campione esaminato (circa 32 milioni di persone con età compresa tra i 25 e i 75 anni) conosce la parodontite rispetto al 64% del 2016. C’è ancora molto lavoro da fare per quanto riguarda la consapevolezza sugli effetti sistemici di queste due patologie e sulla loro correlazione.
Dal 2013 la SIdP ha avviato una stretta collaborazione con le due maggiori società scientifiche diabetologiche italiane con l’obiettivo di promuovere azioni di informazione sui rischi derivanti dalla coesistenza nei pazienti di queste due patologie. Quali sono i vostri progetti futuri?
È stato pubblicato a giugno il risultato della Task Force che ha visto la collaborazione tra SIdP, SID (Società Italiana di Diabetologia) e AMD (Associazione Medici Diabetologi): sono state identificate delle linee guida per il diabetologo e l’odontoiatra parodontologo per eseguire il corretto screening al paziente e orientarlo verso il corretto iter terapeutico. Il progetto futuro è proprio quello di diffondere a livello della popolazione e dell’ordine dei medici di medicina generale questo documento al fine di accrescere la consapevolezza su queste due patologie, la loro correlazione e i rischi per la salute sistemica.
Il documento congiunto “Parodontite e Diabete” è diventato uno strumento di riferimento fondamentale per la promozione della salute generale attraverso la prevenzione primaria e secondaria. Quali sono stati i riscontri ottenuti tra diabetologi e parodontologi? C’è stata un’adeguata diffusione e utilizzo?
Il documento congiunto è un aggiornamento delle linee guida internazionali e della precedente versione diffusa nel 2014 e 2015 e definisce un algoritmo decisionale che diabetologo e odontoiatra possono seguire nell’identificazione del paziente. Per il diabetologo è importante porre cinque semplici domande durante lo screening iniziale per riconoscere l’eventuale malattia parodontale e così poterlo indirizzare al collega. Allo stesso tempo, per quanto riguarda l’odontoiatra, è necessario che vengano fatte valutazioni riguardanti l’indice di massa corporea, l’anamnesi medica familiare per capire se ci sono stati precedenti casi di diabete e i dati ematochimici. Vorremmo diffondere questo documento anche all’interno, non solo degli ambulatori di diabetologia, ma anche delle strutture sul territorio, quindi coinvolgere i medici di medicina generale per spingere sempre di più verso una maggiore consapevolezza.
Quale sarà il focus della Società di Parodontologia nei prossimi anni per quanto riguarda la correlazione della malattia parodontale con altre malattie sistemiche quali l’artrite reumatoide, malattie cardiovascolari, aterosclerosi, Alzheimer?
Nel solco del progetto Periomedicine sono diventate davvero rilevanti le evidenze riguardanti queste correlazioni tra malattie sistemiche che si accomunano tutte per la base comune che è l’infiammazione. La malattia parodontale svolge il ruolo di playmaker di queste malattie perché, essendo una malattia su base infiammatoria, condivide una serie di elementi e meccanismi con le altre patologie che influiscono ad aggravare la condizione sistemica e le malattie sistemiche, a loro volta, contribuiscono a peggiorare la malattia parodontale. In particolare ci stiamo concentrando sullo studio della malattia cardiovascolare in collaborazione con la Società Italiana di Ipertensione Arteriosa e sta per essere pubblicato un documento per informare e formare odontoiatri e medici su una relazione molto forte quale quella tra parodontite e ipertensione. Stiamo collaborando anche con i ginecologi per quanto riguarda i parti prematuri e le nascite sottopeso, con i nutrizionisti e con gli ortopedici per il trattamento dei pazienti che assumono bifosfonati per la cura di sindromi osteometaboliche. Desideriamo coinvolgere il più possibile tutto il mondo medico perché le patologie orali sono un crocevia di moltissime altre patologie che impattano sulla salute globale delle persone.
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