I primi CAD/CAM nel settore dentale furono introdotti negli anni ottanta inizialmente in via sperimentale e, successivamente, negli anni novanta ne avvenne la commercializzazione.
Tali nuovi strumenti di lavoro hanno aiutato l’odontotecnico a sviluppare e semplificare l’approccio alla protesi su impianti proprio nel periodo storico in cui anche nei laboratori si assisteva all’evoluzione delle metodiche implantologiche.
In principio con questi sistemi era possibile produrre solo abutment in titanio e allumina, corone singole in allumina o in ceramiche feldispatiche.
Fino ad allora per produrre abutment personalizzati l’odontotecnico utilizzava la fusione a cera persa con tutte le controindicazioni del caso (imprecisione e scarsa ripetibilità, costi elevati). I nuovi sistemi offrivano nuove possibilità con lavorazioni molto più affidabili e ripetibili, consentendo anche al piccolo laboratorio di produrre e offrire ai propri clienti delle componenti implantologiche individualizzate prodotte con processi industriali.
La semplificazione dei software di progettazione e l’utilizzo di nuovi scanner ha consentito alle industrie di ampliare la gamma dei prodotti realizzabili con queste tecnologie e da collocare sul mercato: corone, inlay, onlay, abutment, toronto bridges, barre, ponti molto estesi, protesi amovibili, corone telescopiche, attacchi, mascherine ortodontiche e di guida chirurgica, perni monconi, etc.
Successivamente, l’utilizzazione di sistemi CAD/CAM di ultima generazione ha consentito di sviluppare, nel laboratorio, nuove linee produttive senza dover ricorrere al supporto dei grandi centri di produzione industriale.
Il lavoro CAD/CAM nelle fasi iniziali segue il normale ciclo produttivo:
- sviluppo modello;
- messa in articolatore;
- progettazione con cerature o montaggio di denti preformati (piccoli ponti o corone singole possono essere realizzati direttamente in laboratorio con tecnologia CAD).
Per quanto riguarda la produzione di strutture protesiche, dopo le varie fasi di prova da parte del clinico, i denti montati o la ceratura così come il modello vengono scannerizzati e trasformati in file digitali acquisiti singolarmente. Successivamente vengono accoppiati utilizzando le funzioni del software che ci indicherà di quanti mm il progetto estetico deve essere ridotto per far spazio al materiale di rivestimento (per la ceramica, ad esempio, la riduzione può essere di mm 1,5) e, dopo pochi minuti di elaborazione, sullo schermo del computer viene visualizzata la struttura del restauro. A questo punto è possibile scegliere tra una vasta gamma di materiali, come il cromo-cobalto laser melting o fresato, leghe auree ad alto titolo, zirconia, resine calcinabili, titanio fresato e, per corone singole, il disilicato di litio.
Il file che può essere generato via CAD oppure grazie ad acquisizione scanner del modellato, viene utilizzato via CAM per produrre il manufatto.
Molti laboratori sono in possesso di entrambe le unità produttive (CAD e CAM) e riescono a essere anche centri di produzione, altrimenti possono servirsi di unità di produzione industriale centralizzate o di laboratori terzi attrezzati, solo inviando il file via mail oppure inviando il modellato per la produzione del lavoro.
Grazie a queste metodiche si riducono al minimo i processi “sporchi” di fusione e si ha la possibilità di utilizzare materiali altrimenti difficili da produrre in laboratorio quali l’ossido di zirconio, le leghe in cromo-cobalto, il titanio: si semplifica il lavoro e si riducono i tempi.
È comunque indispensabile l’esperienza dell’operatore odontotecnico nella progettazione e nella valutazione di insieme del lavoro di riabilitazione funzionale ed estetica; l’odontotecnico rimane sempre il perno della realizzazione del progetto.
Tuttavia cambia il modo di lavorare, si gestirà un flusso di lavoro diverso, si troveranno nuove strategie aziendali, la digitalizzazione si svilupperà sempre di più associata allo sviluppo di nuove macchine più precise e più versatili in grado di soddisfare le molteplici esigenze tecniche e cliniche più attuali che si sono sviluppate attorno all’evoluzione di questi strumenti.
Quindi si prospetta nel futuro un cambiamento molto rapido del laboratorio odontotecnico che sarà sempre attento ad accrescere la propria professionalità e a recepire l’evoluzione del mercato sia in termini di offerta che di nuovi strumenti a supporto delle relative tecnologie. Deve anche essere chiaro che, proprio di fronte a questi mutamenti così importanti nella direzione della digitalizzazione, occorreranno nuove competenze professionali e anche di pari passo grosso impegno e attenzione alla formazione culturale dei nuovi addetti.
Lo sfruttamento di queste tecnologie che consentono una standardizzazione delle tecniche produttive rappresenta per un laboratorio un’opportunità di offrire un prodotto di migliore qualità a cui si fa fatica ormai a rinunciare per via del risultato ripetibile e meno condizionato dalla variabilità degli stati d’animo a cui qualsiasi operatore và inevitabilmente soggetto.
Negli ultimissimi anni si sta sviluppando molto l’utilizzazione di strumenti per acquisire l’impronta in modo digitale; tale tecnologia apporterà un ulteriore cambiamento alle metodiche di lavoro dei laboratori orientati al miglioramento globale della qualità finale del lavoro.
Anche questa sarà una nuova sfida alla quale l’odontotecnico non si sottrarrà, ma la percezione del bello, il concetto dell’estetica e l’applicazione delle doti artistiche rappresenteranno sempre il cardine della suo lavoro dandogli la possibilità di esprimere le proprie capacità in maniera piena e soddisfacente.
In conclusione, cambieranno le tecniche e gli strumenti di lavoro, ma il know-how e le capacità dell’odontotecnico rimarranno sempre il valore aggiunto e insostituibile per la riuscita del lavoro.
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L'articolo è stato pubblicato sul numero 1 di Lab Tribune 2012 Italy.
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