Intervista al Professor Aldo Macchi, direttore della Struttura Complessa di Odontostomatologia dell’Ospedale di Circolo ASST Sette laghi di Varese e Professore Ordinario dell’Università dell’Insubria di Varese presso cui dirige il Master in Digital Dentistry, storicamente primo in Europa in questa materia e giunto a conclusione della seconda edizione.
Professore, sappiamo che è stato uno dei pionieri del tridimensionale in odontoiatria, in un epoca in cui i computer avevano la potenza computazionale degli attuali smartphone. Quando ha iniziato a occuparsi di odontoiatria digitale?
Nel 2000 ero venuto a conoscenza di software che potevano creare ricostruzioni tridimensionali dalla lettura delle TC, in quel periodo mi occupavo della chirurgia dei traumi maxillo-facciali, e il 3D mi ha fornito la sicurezza nel gestire quel tipo di urgenze. Ho acquistato MIMICS 8.3, sfruttando questo software ho iniziato a scoprire la tecnologia 3D potendo poi ampliare la gestione di questi casi fino alle moderne guidate di oggi.
È stato il primo in Europa a organizzare un Master in Odontoiatria Digitale. Essendo alla fine della seconda edizione del Master, come valuta complessivamente questa sua esperienza?
In questi 4 anni il primo a imparare sono stato io, perché l’evoluzione e le idee crescono molto velocemente. La nostra storia continua con l’attivazione della terza edizione del master in odontoiatria digitale presso l’università dell’Insubria, che inizierà nel mese di novembre del 2017.
Come vede il digitale in campo odontoiatrico moderno?
La rivoluzione industriale 4.0 rende il digitale necessario per la moderna diagnosi e progettualità odontoiatrica.
Qual è la prima fase per avvicinarsi al digitale?
Il primo passo è sicuramente l’acquisizione dei dati, le informazioni tridimensionali possono essere rilevate con vari strumenti: dalla TC cone-beam allo scanner facciale passando per gli scanner intra ed extra orali. È però fondamentale avere le corrette nozioni teoriche di base e la conoscenza delle possibilità e dei limiti di tutte le queste apparecchiature al fine di ottimizzarne i risultati.
Cosa pensa a riguardo dei software dedicati vs generalisti?
I software dedicati sono sicuramente i più facili da utilizzare, ma spesso devono essere affiancati dai generalisti quando la risoluzione di un caso necessità di uscire da quelli che sono i percorsi di progettazione prestabiliti. Tra i generalisti stanno cominciando a comparire software Open Source leggermente più complessi da utilizzare ma sicuramente più alla portata dei giovani odontoiatri che si affacciano al digitale.
Ci parli un po' di stampanti 3D e fresatori.
In questo momento i fresatori rappresentano sicuramente il sistema per ottenere manufatti più accurati rispetto a quello che possono essere le stampanti 3D e i direct laser sintering, ma l’evoluzione tecnologica preme per rendere queste ultime apparecchiature il più accurate possibili e per poter gestire tutti i materiali che oggi sono appannaggio esclusivo delle fresatrici. Da un punto di vista della realizzazione dei manufatti, le stampanti 3D sono sicuramente più versatili e veloci soprattutto se il manufatto presenta aree con sottosquadri.
Cosa ne pensa dei nuovi materiali utilizzati in ambito odontoiatrico?
Negli ultimi anni si è assistito a una sostituzione dei classici materiali dentali con materiali che erano già conosciuti in ambito industriale, ma che la tecnologia digitale ha permesso di utilizzare anche nella nostra pratica quotidiana. Questi materiali rispondono ai tre principi filosofici del nostro Master:
- DISEASE FREE utilizzo di materiali da innesto unicamente ottenuti attraverso una sintesi ad alta temperatura e quindi non responsabili di poter trasmettere malattie di tipo infettivo al paziente;
- METAL FREE privi della capacità di liberare ioni metallici visto che in questo momento esiste un incremento non controllato della diffusione dei metalli nella popolazione attraverso l’alimentazione (Biossido di titanio -> colorante E171), l’inserimento di piercing e tatuaggi;
- MRI FREE cioè materiali capaci di non interferire in maniera negativa con gli esami diagnostici che il paziente eseguirà dopo la nostra terapia.
Questi concetti rappresentano una nuova etica nel corretto rapporto con il nostro paziente.
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