Il prof. John Nicholson di Londra, scienziato dei materiali, ha condotto esaustive ricerche sul vetroionomero e altri materiali connessi durante gli ultimi 30 anni. Nel suo intervento al congresso FDI di Poznan ha parlato del ruolo dei moderni materiali e della loro capacità di soddisfare le esigenze odontoiatriche. Dental Tribune ha parlato con lui dei limiti di questi materiali e della tendenza dell’odontoiatria restaurativa a diventare un sistema a due classi.
Durante la sua presentazione ha spiegato che i moderni materiali sono caratterizzati da aspetti estetici più che funzionali. Quali sono le loro maggiori deficienze?
Prof. John Nicholson: La facilità d’utilizzo. Questo è vero soprattutto per le resine composite. Essendo non-adesivi, i compositi devo essere usati in associazione con un collante. La funzione dei collanti è quella di alterare la superficie del dente, rendendola da idrofila a idrofoba, e per fare ciò è necessario un attento uso dei materiali in accordo con le istruzioni del produttore. Una volta creata la superficie, infatti, il materiale va applicato in piccole quantità con l’utilizzo della lampada di polimerizzazione.
Questo trattamento è difficile e richiede un alto livello di competenze da parte del dentista. Se fatto correttamente funziona bene e garantisce risultati sono duraturi. Tuttavia, data la sua complessità è difficile che sia un trattamento di routine nei paesi più poveri a causa dell’alto numero di pazienti, dell’inaffidabilità della rete elettrica e della mancanza di dentisti adeguatamente preparati.
La maggior parte delle tecnologie sembrano diventare più accessibili con il tempo, le attrezzature dentistiche, invece, fanno eccezione, qual è il motivo?
In odontoiatria abbiamo enfatizzato l’estetica sulle prestazioni, un trend che non rappresenta un problema nei paesi ricchi che hanno un alto numero di dentisti professionisti. Per questo motivo il mercato odontoiatrico non punta su soluzioni più economiche o più semplici.
Con la situazione attuale, in cui le attrezzature dentistiche sono disponibili solo per alcune fasce di popolazione, nei paesi sviluppati e in pochi paesi poveri, l’odontoiatria restaurativa è davvero diventata un sistema a due classi?
Sì, è proprio così. E questo sistema funziona anche nei paesi avanzati dove una grande fascia di popolazione è sempre meno in grado di permettersi l’accesso ai migliori materiali. In pratica questo significa restauri con l’amalgama invece che con i materiali compositi.
Il trattamento di restauro non traumatico è stato originariamente sviluppato per fornire un servizio vantaggioso per i pazienti dei paesi più poveri. Qual è stata l’esperienza finora? Può davvero rappresentare un’alternativa per i pazienti che non hanno accesso alle moderne cure dentistiche?
I dati ci dicono che è stato un successo. Una grande varietà di pazienti, dai bambini agli adulti fino agli anziani, hanno beneficiato dei trattamenti a basso costo. Inoltre, le prestazioni del vetroionomero utilizzato nell’odontoiatria restaurativa si stanno dimostrando migliori delle previsioni.
L’amalgama è ancora largamente usata, specialmente nei paesi invia di sviluppo. Siamo pronti per un’odontoiatria senza più questo materiale, e cosa sarà necessario fare per assicurarci delle alternative adeguate?
Credo che dovremmo continuare con l’utilizzo del vetroionomero e migliorarlo per far fronte a un ampio numero di pazienti. Allo stesso tempo bisogna rendersi conto che la conoscenza approfondita di un materiale e delle sue prestazioni è un processo che richiede tempo: possono volerci anni per averne un quadro completo.
I materiali dentistici dovrebbero essere trattati con più enfasi nelle campagne comunicative?
Sì. Sappiamo che le carie sono la patologia più diffusa nel mondo e per questo dovremmo puntare molto sul ruolo cruciale che hanno i materiali di restauro, proprio come puntiamo sulla prevenzione.
Grazie molte per l’intervista.
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