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Intervista: «Il futuro è nell’odontoiatria digitale»

Andreas Kurbad relatore dell’IDEM ha tenuto lezioni e corsi sui restauri in ceramica integrale e procedure CAD/CAM per più di 20 anni (Fotografia: Monique Mehler, DTI).

lun. 23 aprile 2018

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L’uso delle tecnologie digitali in odontoiatria è in crescita, un fatto di cui Andreas Kurbad è molto consapevole. Titolare di uno studio specializzato in odontoiatria estetica e implantologia dal 1990, è convinto che l’uso delle moderne tecnologie sia ovunque un trend in crescita: sarebbe un grave errore credere che questo fenomeno non coinvolga l’odontoiatria. Dental Tribune Online ha intervistato Kurbad sulla sua conferenza all’IDEM per sapere qualcosa di più della sua passione per l’odontoiatria digitale e della sua visione del futuro.

Lei ha presentato un intervento intitolato “In-office digital solutions-Expanding the limits” domani. Di che argomento tratta e quali i principali obiettivi cui tende?
Quando si parla di digitalizzazione in odontoiatria, la maggior parte dei miei colleghi pensa subito e soprattutto alle procedure digitali, ma è ovvio che sia molto più di questo. L’ufficio digitale inizia con il marketing e l’amministrazione, ma anche il sito dello studio, la possibilità di programmare appuntamenti online, etc. sono, secondo me, anch’essi parte dell’odontoiatria digitale. Il principale focus del mio intervento si è concentrato sugli aspetti clinici della tecnologia in studio. È stata analizzata la tecnologia digitale che esiste già, rivedendo ciò che la letteratura dice in proposito, discutendo su alcuni software e cosa possiamo farne, toccando metodi di produzione e flussi di lavoro e facendo un paragone fra metodi convenzionali e contemporanei. La cosa principale che i miei colleghi dentisti dovrebbero aver capito è che se non fanno parte di questo fenomeno dovrebbero invece esserne coinvolti. Questo perché la digitalizzazione è inevitabile ed è essenziale essere aggiornati. È anche un grande fattore di marketing perché la tecnologia moderna attrae pazienti, poiché una procedura digitale, per esempio, è molto più comoda e veloce. L’odontoiatria digitale funziona ed è il futuro.

Lei ha nominato alcuni vantaggi della tecnologia digitale, ma quali sono i limiti?
Dal mio punto di vista, non sono proprio tali ma conseguenze del procedimento di digitalizzazione. Prima semplice, conseguenza: l’odontoiatria digitale è questione d’investimento. Se qualcuno vuole comprare un buon scanner, deve investire una gran quantità di denaro, e forse avrà persino spese supplementari per la licenza e così via. Secondariamente, tutti i cambiamenti nel flusso di lavoro sono associati ad una curva di apprendimento. Uno non può semplicemente sedersi di fronte a una macchina e attendersi che funzioni adeguatamente senza impiegare del tempo per imparare come funzioni. Occorre allenarsi ed istruirsi. Infine, se si lavora con la tecnologia digitale, di conseguenza deve adattarsi al suo flusso di lavoro. Non si può semplicemente decidere che l’indomani inizierà la giornata con l’odontoiatria conservativa alla poltrona. Clinicamente, si tratta di un processo organizzativo totalmente differente. Tutto lo staff deve apprendere nuovi flussi di lavoro. Questa in realtà è una ragione in più per iniziare con l’odontoiatria digitale ora, non più tardi, perché ci sono sempre più cambiamenti in arrivo.

L’uso della tecnologia digitale è un trend in crescita. I prossimi cinque, dieci anni cosa porteranno, secondo lei, in termini di nuovi prodotti o flusso di lavoro?
Ritengo che la maggioranza si adatterà al processo di digitalizzazione e principalmente lavorerà con la tecnologia moderna. Alcuni resteranno attaccati ai metodi convenzionali, ma saranno una minoranza. È come nel caso di chi ascolta i dischi di vinile: ci sono solo poche persone al giorno d’oggi a farlo, eppure esistono. Come per i prodotti, spero in soluzioni che migliorino la qualità della scansione. Inoltre, abbiamo molte opzioni digitali già disponibili che potrebbero essere integrate e connesse tra di loro. Per esempio, in implantologia, le unità radiografiche in 3D e gli scanner di superfice 3D esistono già. In futuro, prevedo un assistente virtuale o qualche tipo di occhiali a realtà aumentata che aiuteranno il dentista a posizionare l’impianto dicendogli di spostarsi a destra o sinistra o di aggiustare un angolo o altro. Un modo di procedere che sarebbe molto utile. Sono convinto che verrà sviluppato.

Per più di 20 anni, lei ha tenuto interventi congressuali e molti corsi di CAD/CAM in odontoiatria. Ha anche scritto un libro di testo sull’argomento. Cosa trova maggiormente affascinante nel campo CAD/CAM?
La cosa che mi affascina di più è che si tratta di un settore in costante evoluzione. Spesso si pensa che non ci sia niente di più avanzato e nuovo rispetto alla macchina che già possiede, ma poi compare un nuovo dispositivo. Uno sviluppo incredibile.

Paragonando l’odontoiatria digitale, da quando lei iniziò la sua carriera fino ad oggi, dove vede gli sviluppi maggiori? E ci sono scelte curative oggi disponibili che qualche anno fa non avrebbe mai immaginato?
Alcune cose possibili oggi non avrei mai sognato lo fossero qualche anno fa. Ho iniziato ad esempio nel 1994 con una macchina CEREC 1 e quando sono passato alla CEREC 2 nel 1996 non credevo ai miei occhi. Era il primo software che avevamo per le corone ed eravamo strabiliati dall’essere in grado di farle. Al giorno d’oggi, esistono molte più cose che non mi sarei atteso e l’aspetto più stupefacente è che il tutto non sembra finire. Ho appena compiuto 60 anni e alcune persone mi chiedono ogni tanto della pensione ma io rispondo che non ci sto assolutamente pensando ora perché questo fenomeno è così affascinante che non potrei immaginare di non farne parte.

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