Chia, Sardinia, Italy. Mondo, o meglio, l'ombelico del mondo. Così si è presentato il IX Congresso Internazionale AIO e, fra tanti, il percorso giallo, dedicato all'endo non ha tradito le aspettative. Percorso ad ostacoli in un mare a tratti inesplorato ma di una bellezza selvatica, irrinunciabile, che cattura e non ti lascia. Ecco in sintesi l'endodonzia targata 2017, un piccolo spicchio della mela succulenta che AIO Sardegna ha portato in Italia.
Stephan Simon, Università Diderot di Parigi, Denise Pontoriero, genovese, Giancarlo Pongione, napoletano verace, Elisabetta Cotti e Mauro Cabiddu da Cagliari, Elio Berutti e Damiano Pasqualini della scuola di Torino, Oskar von Stetten, berlinese, sono stati le guide in una materia tanto corposa quanto agile e aggraziata.
Dalla Ville Lumiere l’obiettivo dichiarato di descrivere le prospettive attuali e le tendenze future in tema di strumentazione e in merito al mantenimento della polpa vitale, un argomento di straordinaria attualità. Da Genova e Napoli il punto, con garbo e signorilità, sulla detersione del sistema canalare e l’approccio biomimetico ai restauri adesivi, due topics di estremo interesse ben argomentati e supportati da un’iconografia di tutto rispetto.
La Scuola di Cagliari alla grande, invece, su un argomento di sicuro appeal che ha toccato in un corso pratico – sold out! – tutte le sfumature sulle recenti acquisizioni relative all’argomento cementi bioattivi, spaziando dai materiali ormai consolidati per la chiusura delle comunicazioni endo-perio ai più recenti cementi con un’indicazione che sta virando verso l’otturazione endodontica più convenzionale.
In un’ideale riunificazione del Regno di Sardegna, la Scuola di Torino ha portato al 3° Simposio AIO-SIE (Società Italiana di Endodonzia) l’approccio mininvasivo al trattamento endodontico ad un livello tale da rendere difficile immaginare ulteriori sostanziali miglioramenti nell’immediato futuro, con buona pace di tanti ciarlatani che impazzano in rete con le proposte più astruse e mirabolanti.
A chiudere, l’intervento dalla Germania con l’invitato della Fédération Dentaire Internationale che, per una volta, ha importato dall’estero quel pizzico di folklore e di polemica di solito attribuibili al nostro essere mediterranei. Grazie a Gianluca Plotino e Nicola Grande, due big nell’insolita e stretta veste di presidenti di sessione, presenti solo per il piacere di condividere questo ambiente memorabile.
Una grande occasione di confronto con Scuole diverse tese comunque tutte all’eccellenza e concordi nel sostenere che il successo della terapia o meglio - sfruttando un linguaggio medico più aderente alla realtà - la sopravvivenza degli elementi dentari compromessi è aumentata in maniera esponenziale, grazie alla nuove tecnologie, con concetti e innovazioni legati soprattutto alla sagomatura ed alla rivoluzione portata dalle leghe NiTi, partita nei primi Anni Novanta ed ormai radicata nel bagaglio professionale di una fascia importante di operatori.
Leghe diverse, trattamenti termici alternativi, forme e conicità innovative degli strumenti, hanno reso i trattamenti estremamente performanti con stimolanti prospettive future! Le nuove frontiere sono poi legate all’introduzione delle nanotecnologie nella realizzazione di cementi canalari biologicamente inerti e idrofili, caratteristica che li rende estremamente interessanti e all’esasperazione del trattamento che ne prevede la sua non esecuzione in senso tradizionale (fantastico come con la rigenerazione pulpare si permetta ad elementi necrotici di ritrovare una vitalità sufficiente a chiudere la porzione apicale beante in maniera biologica).
Anche se tutto è complicato dalla scarsa vendibilità dell’endodonzia. Difficile rendere partecipi i pazienti verso una terapia che richiede impegno, collaborazione e determinazione ma che non fa vedere il bianco che ormai sembra l’unica richiesta. Quando però si riesce nella demolizione di falsi miti e certezze, dettate da richieste disinformate e motivate da pubblicità che farebbero rizzare i capelli a Cesare Ragazzi, si può rientrare a ragion veduta nel mondo della Medicina con la “M” maiuscola.
«I’ve seen things you people wouldn’t believe» diceva Rutger Hauer in Blade Runner e tale è lo scenario sotto gli occhi di ogni clinico. La strage di denti recuperabili sacrificati sull’altare dell’implantologia ad ogni costo lascia perplessi, quando gli esperti presenti a Chia hanno dimostrato lo stato dell’arte cui sono arrivati "quelli che salvano i denti". Il recupero endodontico non è una chimera irraggiungibile: la percentuale di successo nelle mani di un’odontoiatra medio è sovrapponibile o superiore ad un ripristino funzionale per via implantare, con il vantaggio evidente di rendere di molto differibile nel tempo la stessa implantoprotesi. Concetto di fondo che al paziente sfugge e che spesso il clinico dimentica e dimentica di ricordargli.
Forse la lezione che arriva da questi 23 crediti ECM è proprio questa: la necessità di riprendere a motivare i pazienti, farli tornare a preferire trattamenti conservativi e meno invasivi, diffidando dalle soluzioni di moda, ad alto costo ed alto impatto biologico. Endo forever!
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