L’VIII Congresso SISIO, che si è tenuto a Milano dal 6 al 7 maggio 2016, è stato il primo evento sull’ergonomia per igienisti dentali, categoria a rischio di disturbi muscolo-scheletrici. In uno studio australiano su 640 soggetti, l’85% riferisce dolori al collo, il 70% alle spalle e il 68% a livello della porzione più bassa della schiena.
										
				 
																
				Inoltre, in un’indagine dell’Università di Genova su 134 soggetti intervistati – dai 22 ai 56 anni – più del 50% del campione riferiva dolori mano/polso, tratto lombosacrale e il 67% al tratto cervicale. Di qui il titolo del Congresso: “Ergonomics, Technology and Good Clinical Practice in Oral Hygiene” e l’intervento di posturologi, ergonomi e relatori sensibili all’argomento per mettere al centro il benessere dell’operatore, proporre protocolli operativi volti a ottimizzare la pratica clinica, perseguendo l’ergonomia, non in termini filosofici, ma in concretezza lavorativa. Perché lavorare senza dolore, scegliere le attrezzature idonee e in maniera organizzata vuol dire amare la professione e svolgerla al meglio.
Al Congresso SISIO di Milano Mario Turani, medico specialista odontostomatologo, osteopata e posturologo ha illustrato una terapia medica innovativa denominata “TMT-Therapy®”, che utilizza campi magnetici statici, dal campo di applicazione elettivo, riguardante le problematiche posturali, correlate con la riprogrammazione della postura e la riabilitazione sportiva e interessando in particolare le strutture articolari, muscolari e ossee. Una relazione inserita pertanto a pieno titolo nel tema del Congresso, che verteva sull’ergonomia, estendendone il concetto e valutandone i diversi aspetti richiamati dall’argomento (non solo postura ma anche ergonomia strumentale, ambientale e comunicativa). 
Dopo la premessa che la TMT poco ha da condividere con la magnetoterapia classica, quel che contraddistingue e la rende unica – ha affermato Turani – sono i campi magnetici contrapposti utilizzati in grado di creare forze uniche e nuove che, a seconda della polarità creata dalla contrapposizione (nord con nord o nord con sud), realizzano risultanti espansive o attrattive di interesse clinico. Tali risultanti sembrano tradursi, nella pratica, in una variazione dimensionale e spaziale delle componenti strutturali (ossee, articolari o muscolari) sulle quali i sensori vengono posizionati. Risulta pertanto attendibile un effetto fisico-meccanico, realizzato e mediato dai campi magnetici.
Allo stato attuale delle conoscenze, afferma Turani, l’azione terapeutica della TMT può ascriversi a due meccanismi fondamentali:
- un effetto meccanico, mediato dal campo magnetico, per generare sistemi di forze attrattivo/repulsive capaci di intervenire secondo una logica prestabilita e codificata sul sistema posturale e sull’equilibrio del paziente. L’intervento rientra nell’obiettivo finale TMT ossia la riprogrammazione posturale.
 
- Un effetto quantistico dei campi magnetici sulle strutture biologiche, inteso come azione di riorganizzazione e ottimizzazione esplicata a livello tessutale, cellulare e molecolare. Vengono considerati in particolare gli aspetti fisiologici della membrana con i relativi ambienti intra ed extra-cellulare, mentre quelli meccanico e quantistico appaiono fra loro inscindibili, in quanto manifestazione e risultato dell’essenza stessa del campo magnetico.
 
Risulta comunque possibile gestire clinicamente la prevalenza dell’uno o dell’altro nell’ambito della terapia, in funzione delle strutture e dello scopo richiesto, in conseguenza del protocollo di codifica individuale del paziente, delle intensità di campo utilizzate e dell’esperienza clinica acquisita con la terapia. «La TMT – spiega Turani – utilizza campi magnetici statici sotto forma di sensori al neodimio applicati sotto forma di placche circolari del diametro di 30 e 40 mm sulla pelle del paziente con l’ausilio di un cerotto medicale». 
Per tutta la durata, il paziente sarà tenuto a mantenere tali sensori, conducendo una vita assolutamente normale, senza limite alcuno (nemmeno il non contatto con l’acqua). Nessuna controindicazione particolare eccetto:
- gravidanza presunta o accertata;
 
- portatore di pace-maker;
 
- presenza di materiali magneto-sensibili nel corpo;
 
- intolleranza al cerotto medicale a livello cutaneo.
 
Nel trattamento delle patologie degenerative della colonna vertebrale (discopatie, ernie e protrusioni, lombalgie e lombosciatalgie, cruralgie ecc.) si ottengono ottimi risultati in complementarietà con l’ausilio ortopedico e neurochirurgico e nel trattamento delle patologie del ginocchio in generale. La durata dei trattamenti è di circa 3-5 sedute a seconda della situazione disfunzionale/patologica in cui si riceve il paziente. Interessanti anche gli interventi in ambito sportivo, con atleti dilettanti e con professionisti.
Inserita in un contesto riabilitativo globale, olistico, la TM-Therapy vuol rappresentare una possibilità terapeutica di sicuro interesse e validità. Inteso come insieme dell’individuo, il concetto olistico si pone come passaggio obbligato nel percorso di recupero disfunzionale attuato. Turani ci tiene a sottolinearlo perché spesso «l’approccio “scientifico” – dice – tende ad appiattire la visuale clinica, delimitando un campo ultraspecialistico, valido indubbiamente in tale perimetro, ma di scarso, se non nullo, significato terapeutico finale, globale e reale».
Tornando alle problematiche posturali e al programma del Congresso, fra le figure professionali più esposte a tali situazioni vi sono indubbiamente l’odontoiatra e l’igienista dentale. Per le caratteristiche posizioni assunte quotidianamente, tendono entrambi a sviluppare nel tempo una serie di disturbi e di patologie fastidiose e limitanti, se non addirittura invalidanti. In quell’unità fisiologica inscindibile rappresentata dalla triade igiene orale-bocca-postura, la TM-Therapy può quindi presentarsi come un interessante percorso supportato da anni di esperienza clinica e di ricerca e come mezzo, in ultima analisi, di intervento sulle strutture corporee correlate con l’assetto posturale.
Le scelte terapeutiche e operative rimangono comunque proprie del terapeuta, in funzione del percorso formativo e filosofico individuale perseguito (medico, osteopata, fisioterapista, igienista ecc.). Cambia solamente il mezzo, che appare potente, efficace e veloce, inserendosi e complementandosi con qualsiasi altra filosofia terapeutica sulle problematiche posturali.
 
				
				
								
												
				
				
				
				
								
					
						
							
							
	
		
		
			
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				Prof. Dr. Falk Schwendicke MDPH			
		 
		
	 
 
	
		
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				Joy Void-Holmes RDH, BSDH, DHSc			
		 
		
	 
 
	
		
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				Prof. Gianluca Gambarini MD, DDS			
		 
		
	 
 
	
		
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