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SIDI: una nuova sigla nata per “uno scambio culturale orientato al mercato e alle prospettive europee”

SIDI, la Presidenza e i consiglieri.
m.boc

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mar. 11 ottobre 2016

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Venerdì 7 ottobre è stata presentata a Roma l'Associazione SIDI, Società Igienisti Dentali Italiani, che si affaccia sul panorama italiano - dice un comunicato - non come l'ennesima associazione di categoria, bensì come un valido interlocutore disponibile a offrire una piattaforma di scambio culturale, dinamico, moderno e multidisciplinare, orientato non solo alle esigenze del mercato italiano ma aperto anche alle nuove prospettive rappresentate dall'Unione Europea.

I principi a cui si ispirerà l'attività della Società Scientifica - continua la nota - sono quelli di unione e cooperazione tra gli Igienisti iscritti e non iscritti necessari a una onesta e sana collaborazione, tesa verso una comunanza di intenti che assurge a vero e proprio motore propositivo di idee e iniziative. Tra gli scopi dell'associazione non ci sarà unicamente la realizzazione di eventi informativi e formativi quali convegni, workshop e corsi, ma anche il supporto di quelle iniziative che risulteranno meritorie e in linea con i principi e gli obiettivi statuari, necessari a portare entusiasmo e interesse, laddove la professione rischia di essere schiacciata dalla routine quotidiana. La nota afferma che la nuova società nasce spinta dalla “voglia di migliorare e valorizzare la figura degli igienisti dentali.”

Al neo presidente Gianfranco Sorgente, chiediamo innanzitutto se non ritiene vi siano già troppe sigle a farlo…
La SIDI non è un Associazione sindacale, ma nasce come associazione scientifico/culturale con un ambizioso progetto: unire tutti gli igienisti dentali italiani. Tutti, nessuno escluso, per valorizzare la professione facendola crescere culturalmente. In questo momento di crisi per tutta l'area odontoiatrica la differenza si basa sulla preparazione ma ancora di più sulla differenziazione. Più si è preparati e più si è in grado di superare le difficoltà e essere pronti al cambiamento. Ma quel che secondo noi conta maggiormente è il saper dare al paziente quel qualcosa in più che fa fare la differenza.

Come si aprirà concretamente il sodalizio “alle nuove prospettive rappresentate dall'Unione Europea”?
Ancora troppo spesso noi guardiamo al nostro piccolo orticello, l’Italia. Il mondo è globalizzato, e almeno in Europa, se ci vogliamo credere, dobbiamo uniformarci: dai percorsi formativi alle modalità di accesso dai corsi di laurea, alle competenze. Troppe le disparità. In Italia si discute ancora se l’igienista può o non può aprire uno studio di igiene dentale. In altre paesi, vedi Inghilterra o Olanda, sono avanti anni luce.

Non ritiene che la unione e collaborazione tra igienisti iscritti e non iscritti da tutti auspicata e non raggiunta possa venire resa più difficile dalla pluralità di protagonisti?
Spesso la maggioranza degli igienisti dentali non si riconosce parte integrante di un gruppo. La SIDI vuole rendere tutti gli iscritti protagonisti, ascoltandoli e sostenendoli nella loro crescita culturale/professionale. Saremo sempre lieti di guardare alla nostra professione cercando ciò che ci unisce e non ciò che ci divide, perché la cultura unisce o almeno così dovrebbe. È un progetto ambizioso, tortuoso e lungo, ma a noi Soci fondatori le sfide piacciono. Abbiamo 5 anni di tempo per dimostrarlo perché questa sarà la durata dei direttivi SIDI. Uno dei nostri motti è “stabilità”, data anche da una novità importante: la quota di iscrizione varrà 3 anni ad un costo simbolico di solo € 30 per tutti i tre anni. Meno di un caffè al mese. Quindi, non ci sono più scuse per non farne parte. Lasciamo quindi alle Associazioni rappresentative il compito sindacale.

Cosa intende dire quando parla di “una professione schiacciata dalla routine quotidiana”?
La crisi che ha colpito l’ Europa e l’Italia in particolare si è fatta sentire molto nel nostro settore. Se non erro il 40% della popolazione non va dal dentista neanche una volta l’anno, e in un periodo di crisi la prevenzione è quella che più ne risente. Purtroppo non si è ancora capito che solo investendo nella prevenzione si potrà avere salute e risparmiare tanti soldini.

Quanto è durato l’avvio del nuovo organismo? Vi sono stati episodi specifici che hanno spinto a “scendere in campo”?
L’avvio del nuovo organismo è durato circa un anno, quasi tutti noi Soci fondatori abbiamo fatto parte di associazioni rappresentative ed alcuni, diciamo, ne sono rimasti delusi. C’è stato poi un momento in cui sembrava veramente che ci sarebbe stata una svolta nel panorama associativo degli Igienisti Dentali. Finalmente si parlava di Federazione ma il sogno è durato poco più di un attimo. Dalla Federazione si è passati agli Stati Generali degli Igienisti Dentali ed il segnale che niente sarebbe cambiato (almeno secondo me) è stato quello che ancora una volta si voleva congelare lo status quo e bloccare il futuro, ossia la norma che si sono dati secondo la quale “nessun altro gruppo nato successivamente poteva farne parte”. Orbene, 4 sigle che contano forse 2000 igienisti vogliono decidere per 7000. Mi sembra una proporzione che pende troppa da una parte. Poi vi era un’altra anomalia, un episodio che ci ha fatto molto riflettere. Il fatto che se pure le associazioni crescono di numero, non crescono di pari passo. Anzi, almeno nella regione Lazio, sono diminuiti gli incontri e i corsi pratici per la professione. Il nostro obiettivo è di fare di Roma e del Lazio il centro di riferimento per la cultura della professione. Questo non vorrà dire non individuare nel resto d’Italia altri tre o quattro poli che diventino il riferimento SIDI tra Nord, Sud ed isole.

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