DT News - Italy - Microbiota della bocca, dell’intestino ed infiammazioni intestinali

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Microbioma, Shutterstock.
Denis Bourgeois

Denis Bourgeois

mer. 20 febbraio 2019

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Microbiota intestinale Esiste una stretta relazione tra l’ospite umano e il microbiota dell’intestino, comunità mista di microrganismi che lo proteggono dalla colonizzazione di agenti patogeni di origine esterna. In un soggetto sano, l’ospitante e il microbiota coesistono in reciproca armonia consentendo a entrambi di funzionare correttamente.

L’equilibrio di questo ecosistema può essere distrutto da una serie di fattori, come antibiotici, vaccinazioni, determinati alimenti e stress. Inoltre le attuali ricerche dimostrano come la variazione della popolazione autoctona possa giocare un ruolo determinante tra simbiosi e patologia.

Un disordine batteriologico intestinale si manifesta principalmente attraverso cambiamenti quantitativi nella localizzazione dei microorganismi, provocando un’abnorme crescita nell’intestino. Questa variazione può danneggiare la barriera della mucosa intestinale, liberando così enterotossine che aumentano la permeabilità epiteliale intestinale provocando l’accesso di batteri e prodotti nelle lamelle intestinali. Il risultato è l’inadeguata risposta immunitaria delle mucose e susseguente malattia infiammatoria cronica (IBD). I mutamenti nei microbi dell’intestino sono associati allo sviluppo di malattie infiammatorie croniche intestinali.

Nelle malattie intestinali ad eziopatogenesi infiammatoria (IBD) sono incluse un ventaglio di malattie che variano dalla colite ulcerosa (UC) alla malattia di Crohn (CD). L’IBD colpisce circa 1,5 milioni di americani e l’incidenza sembra aumentare in tutto il mondo. Nonostante, queste alterazioni abbiano caratteristiche cliniche e patologiche distinte, questi due disturbi si sovrappongono.

La patogenesi del morbo di Crohn è in particolare associata a un deterioramento del sistema immunitario incapace di distruggere batteri, virus e altri organismi estranei potenzialmente dannosi, come il microbiota intestinale. Esistono prove che la flora intestinale o il microbiota svolgono un ruolo chiave nello sviluppo di malattie infiammatorie croniche intestinali. Recenti studi hanno dimostrato che alcuni ceppi di batteri sono responsabili di ulcerazioni e infiammazioni croniche nelle IBD. Contrariamente a quanto si credeva la colite ulcerosa non è una malattia autoimmune, ma è piuttosto infettiva essendo correlata ad un microbiota intestinale non equilibrato.

Secondo alcuni Autori (He et al.), il microbiota del morbo di Crohn è raggruppato in due distinte “meta-comunità”, ad indicare variazioni di struttura nel microbioma. Alcuni specifici mutamenti funzionali nella meta-comunità del morbo di Crohn, indicano aumenti di livello dei lipopolisaccaridi esacilati pro-infiammatori e un ridotto potenziale di sintetizzazione degli acidi grassi a catena corta. Inoltre, la carente regolazione delle reti ecologiche nella malattia di Crohn è associata a tassi di crescita ridotti di molte specie batteriche. Di qui la conclusione degli Autori: il microbiota di pazienti affetti da morbo di Crohn può essere stratificato in due distinte meta-comunità, nelle quali quella più gravemente compromessa indica dei potenziali di funzionalità che si discostano sostanzialmente da quelli di un individuo sano con possibile propensione all’insorgenza del morbo di Crohn. Sono state ipotizzate varie spiegazioni al proposito:

  • L’ipotesi genica che ne attribuisce la responsabilità all’uso frequente di antibiotici e antimicrobici;
  • La parziale eliminazione della microflora enterica, dopo una gastroenterite acuta infettiva;
  • Alcuni componenti alimentari (ad esempio gli zuccheri raffinati in uso nei paesi sviluppati, in grado di favorire la crescita di alcuni tipi di batteri).

E persino alcuni tipi di dentifrici.

Microbioma orale
I microbiomi orali degli individui sono fortemente caratterizzati quanto a specie presente e dalla predisposizione genetica, sebbene nel complesso il microbioma orale umano sia in gran parte omogeneo. Se l’equilibrio simbiotico tra l’individuo ospitante e il microbiota della cavità orale si interrompe, il microbiota può diventare dannoso. Nella composizione microbica si sono riscontrate distinzioni tra microbiomi cariosi e senza carie, nonché tra microbiomi parodontali malati e parodontali sani. Sebbene carie e parodontite siano chiaramente malattie batteriche, non sono infettive nel senso classico, derivando entrambe da una serie di fattori: microbiota “commensale”, reattività del soggetto ospitante e fattori ambientali, come dieta e fumo.

La letteratura sull’interconnessione di patologie applicata alle lesioni cariose è estremamente limitata. Ciononostante, si è stabilito che la presenza di batteri tipici del complesso rosso in particolare del Porphyromonas Gingivalis, patogeno di malattie cardiache e altre malattie sistemiche, è un forte indice della necessità di sviluppare nuovi metodi per distruggere il biofilm interdentale attraverso l’igiene orale quotidiana.

Si è dimostrato infatti che bassi livelli di Porphyromonas Gingivalis (<0,01% del carico totale) sono in grado di indurre cambiamenti nella composizione del biofilm. Allo stesso modo, la presenza negli spazi interdentali di Candidas Albicans in significative quantità è motivo di preoccupazione. È pertanto una priorità comprendere quale sia l’impatto di batteri e lieviti presenti negli spazi interdentali e all’interno di un ambiente orale (e in quello salivare) pronti a dilagare nel tubo digerente in qualsiasi momento della loro vita. In particolare lavori recenti indicano la Candida Albicans come uno dei fattori legati alle patologie neurodegenerative dell’anziano.

La relazione tra i due microbioma
Anche se c’è ancora molto da studiare sull’interazione tra il microbiota orale e intestinale, numerosi studi recenti hanno fatto luce sulle strette relazioni. Esaminando la salute orale dei pazienti con dispepsia candidati all’endoscopia gastrointestinale, Zaheda (et al.) ha trovato una relazione diretta tra Helicobacter pylori (batterio noto per indurre la gastrite cronica) intestinale e una cattiva salute parodontale. Alcuni autori suggeriscono che la mancata eradicazione di H.P. orale predisponga a fattori di riacutizzazione a livello gastro intestinale.

Comprendere l’interazione tra il microbiota intestinale, i patogeni e il soggetto ospitante potrebbe portare a nuove strategie, in particolar modo modificando la composizione del microbiota intestinale.

Questa osservazione è supportata dalla letteratura esistente sull’argomento, che suggerisce come la placca dentale possa ospitare Helicobacter Pylori e causare recidive delle infezioni gastriche. Uno studio del 2017 di Hujoel e Lingström ha tracciato una panoramica del ruolo storico dell’alimentazione nello sviluppo e nella prevenzione delle carie dentarie, sanguinamento gengivale e malattie parodontali.

Visto quanto sono cambiate nel tempo le raccomandazioni in materia di nutrizione (es. dal 2015 l’assunzione di zuccheri consigliata dall’OMS) è interessante ora segnalare il suggerimento di una dieta a basso contenuto di carboidrati e alto contenuto di grassi non vegetali, di micronutrienti (ad esempio vitamina C e B12) e di proteine, sottolineandone la diretta correlazione con la salute parodontale. La capacità di assorbire tali nutrienti può essere tuttavia influenzata dalla salute gastrointestinale. Come riferisce la Canadian Society of Intestinal Research, il cattivo funzionamento del tratto gastrointestinale può ridurre l’assorbimento dei nutrienti, provocando carenze di vitamine e minerali causa di potenziali lesioni orali e infiammazione della lingua.

Prof. Denis Bourgeois

 

L’articolo è stato pubblicato per la prima volta su Prevention international magazine for oral health 1/18.

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