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L’ultimo Congresso della Sicoi a Milano tra emozioni e prospettive future

Il XXVI Congresso Internazionale SICOI si è svolto al teatro Franco Parenti di Milano.
P. Gatto

P. Gatto

mar. 8 novembre 2016

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Di fronte a una platea gremita, il Presidente Jason Motta Jones ha inaugurato lo scorso 21 ottobre a Milano il Congresso internazionale della Società Italiana di Chirurgia Orale e Implantologia, SICOI, presso il Teatro Parenti di Milano, sede particolare per un evento di medicina alla sua ultima edizione.

L'emozione del numeroso pubblico, pervenuto per assisterete all'importante programma scientifico e per omaggiare un percorso che in questi anni è sempre stato in crescita, si è rivelata grande durante il ventiseiesimo congresso, avvenuto poco prima della desiderata e sofferta fusione con la SIO, Società Italiana di Implantologia. Complimenti per la suggestiva location, per il grande lavoro di SICOI, e complimenti anche per essersi uniti con SIO in IAO, ha affermato Roberto Weinstein, ricordando che il luogo scelto è simbolo di libertà, rispetto degli altri ed espressione della comunità milanese.

Weinstein ha ringraziato Jason Motta per aver organizzato il convegno in un posto così magico di Milano: «In un momento di grida sconsiderate, ritemprarsi in questo clima sereno ed equilibrato è bello». Dopo il ricordo di Giorgio Vogel, padre italiano della parodontologia e grande amante di questo teatro, è stato proiettato un video che presentava una carrellata di tutti presidenti e dei soci attivi della SICOI.

Emozionato, nel guardare il video che rappresenta tutta la SICOI, Jason Motta si è lanciato in un discorso di 11 minuti ispirato da Walter Rosso, sopravvissuto al disastro della nave Concordia.
«Oggi parleremo di qualità di vita e di vita più lunga», ha esordito. «La piccola somma delle solite abitudini – continua – ci crea un problema di affanno, di vita troppo piena e ci ruba il tempo. Venti minuti su Facebook al giorno, per esempio, ci consentirebbero in quattro anni di prendere una seconda laurea, fare molti progetti per i quali pensavamo di non avere tempo. Proprio la scarsa percezione del tempo ci impedisce di utilizzarlo bene: poterlo manipolare, essere attivi, ci farà scoprire di poter fare più cose». Undici minuti non sono tanti, ma hanno permesso a persone come Rosso di decidere di essere felici. Guardare i secondi ci rende ciechi.

Per questo, per parlare di qualità di vita del paziente, è stata scelta per la lectio magistralis la professoressa Gabriella Pravettoni dell’Università Statale di Milano, ordinario di Psicologia delle decisioni in Oncologia ed emato-oncologia, da sempre impegnata nel rapporto medico-paziente. La sua lezione è partita dal rapporto paternalistico, spesso prescelto perché fa perdere meno tempo con il paziente, rapporto che, essendo basato su domande chiuse, non permette un reale ascolto. In alternativa si è passati a un rapporto di tipo informativo che risulta, ha detto, poco utile al paziente.

Il modello shared decision-making certo ha molti vantaggi, ma fa perdere più tempo perché richiede di analizzare molte variabili del paziente, le sue ansie e le sue paure, paure da cui lo stesso medico non è esente . Gli studi dicono che Il 45% delle persone preferisce decidere insieme, tuttavia il 25% ritiene di non aver deciso insieme. Una lezione, dunque, incentrata sui suggerimenti per passare a un rapporto più umanitario, che rispetti il sistema di valori del paziente. Questo percorso richiede più tempo, ma certamente se ne perderà meno dopo e si correranno meno rischi legali e assicurativi.

Tendenzialmente si cerca sempre una soluzione razionale che deriva dalla conoscenza e dall’esperienza clinica, pensando sia la migliore. Gli individui non hanno sempre idea di quali siano le scelte migliori, hanno paura delle cure e delle parcelle, oltre ad avere una scarsa conoscenza del vocabolario medico. Ed è il paziente stesso che a quel punto chiede di decidere per lui: “se lei fosse al mio posto cosa farebbe?”. Alle paure dei pazienti e alle loro emozioni si sommano quelle dei medici: difficoltà ad individuare le proprie competenze competitive e quelle dei pazienti; difficoltà a gestire aspettative più alte di quelle che si possono realmente offrire; difficoltà nel conciliare tempo e risorse richieste.

La prima parte del congresso è stata dedicata all'emozione, in primo luogo quella del Presidente che doveva chiudere la storia della SICOI; lo stesso Weinstein parla del passaggio alla società AIO come un momento vulcanico, epocale, la cui transizione è affidata a Tiziano Testori, che tra l’altro ha chiuso la giornata del venerdì, presentando un ricco progetto biennale formativo e culturale. Speciali ringraziamenti sono andati ai presidenti eletti di SICOI e SIO, i dottori Caiazzo e Vaia, che hanno saputo fare un passo indietro e favorire la fusione delle due società.

Ottimo, infine, il programma scientifico, iniziato dallo straordinario Alberto Fonzar che, in linea con le relazioni degli ultimi anni e coerente con il tema congressuale, ha voluto partire dai suoi errori e dai suoi cambiamenti, basati soprattutto sull'attenzione e la comprensione del paziente, per poter prendere la decisione migliore per il suo futuro, tenendo anche presente che non sempre si può conoscere l'evoluzione della sua malattia.

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