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Case Report sulla riabiltazione protesica

Cesare Luzi

Cesare Luzi

mar. 13 novembre 2012

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Eseguita dal dott. Arturo Imbelloni e dall’Odt. Roberto Iafrate. L’intervento inter-disciplinare combinato ortodontico-protesico può talvolta essere la miglior soluzione per risolvere una problematica estetica. Tuttavia, in alcuni casi, non si tratta solamente di un’alternativa ma di una sinergia strettamente necessaria per ottenere il miglior risultato possibile.

Esistono casi in cui il trattamento protesico è tanto necessario quanto difficile da realizzare senza un preliminare trattamento ortodontico, e per ottenere un buon risultato estetico non sarebbe possibile intervenire con la sola ortodonzia o la sola protesi.
Un esempio di sinergia tra ortodonzia e protesi è riportato di seguito.
La paziente, di 35 anni, desiderava un miglioramento estetico del sorriso. Aveva già avuto un trattamento ortodontico fisso in adolescenza, con recidiva a seguire, e presentava affollamenti su entrambe le arcate, più severo in arcata inferiore. Era presente una microdonzia degli incisivi laterali superiori ed un parodonto con biotipo sottile, il tutto in un contesto di prima classe scheletrica e dentale (Figg. 1-10).
Dopo il primo colloquio con il protesista, le è stato consigliato un ri-trattamento ortodontico al fine di eliminare gli affollamenti e predisporre i giusti spazi in arcata superiore per la successiva riabilitazione degli elementi microdontici. Valutato il grado di affollamento, la lieve incompetenza labiale, il biotipo parodontale e la recidiva in seguito al precedente trattamento, si è pianificato un trattamento con estrazioni.
A seguire l’estrazione dei quattro primi premolari e il montaggio dell’apparecchiatura multi-brackets (slot .022”), è iniziata la fase di allineamento e livellamento in arcata superiore con una sequenza di 3 archi super-elastici termo-attivi (.014”, .016x.022”, .019x.025”). In arcata inferiore, vista la sottigliezza dei tessuti parodontali, si è deciso di eseguire la retrazione dei canini negli spazi estrattivi prima del bondaggio degli attacchi sugli incisivi. Pertanto, mediante l’utilizzo di anse tipiche della tecnica segmentata in beta-titanio .017x.025” sono stati retratti i canini inferiori e solo dopo aver ottenuto lo spazio in arcata per l’allineamento degli incisivi inferiori si è passati ad una sequenza di allineamento e livellamento analoga a quella dell’arcata superiore. Gli spazi in arcata superiore sono stati chiusi con meccaniche di scorrimento su archi in acciaio di dimensione .018x.025” e, conclusa la fase di lavoro, è iniziata la fase di rifinitura, monitorata costantemente insieme al protesista per ottimizzare gli spazi superiori in chiave pre-protesica (Figg. 11-13). Il caso è stato completato dopo 18 mesi di terapia attiva e sono state consegnate contenzioni immediate in attesa della finalizzazione protesica.
Per la progettazione della riabilitazione protesica sono stati scelti per l’arcata superiore restauri indiretti, veneers additive in ceramica integrale, su entrambi gli incisivi laterali e sul centrale destro che presentava una frattura già ad inizio trattamento.
Il risultato finale (Figg. 14-24) conferma l’importanza della stretta collaborazione tra ortodontista e protesista, dalla pianificazione iniziale del trattamento fino alle ultime fasi di rifinitura ortodontica e riabilitazione finale. L’ortodontista ha un ruolo chiave in quanto può e deve permettere al protesista di ottenere il massimo del risultato estetico.

 

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L'articolo è stato pubblicato sul numero 2 di Ortho Tribune Italy 2012.

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