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Quasi un romanzo l’inseguimento della spora

Patricia M. Pine, RDH, dice che le spore devono essere “inseguite” in ogni fase del processo di sterilizzazione.
Patricia M. Pine

Patricia M. Pine

mer. 1 settembre 2010

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Come eravamo e All’inseguimento della pietra verde sono vecchi film romantici. Tuttavia, in odontoiatria il “come eravamo” per la sterilizzazione dovrebbe essere solo un antico ricordo.

Metodi obsoleti, come la sterilizzazione a freddo, ora non servono più. La comunità dentale, sottoposta a continui cambiamenti, ha compiuto passi da gigante introducendo nuovi prodotti destinati alla clinica e al comfort del paziente. Le tecniche di sterilizzazione a loro volta hanno tenuto il passo con la scienza dando ai professionisti nuovi strumenti per tenere a bada il problema “spore”. Una delle tecniche di sicurezza più importanti che uno Studio dentistico può fornire ai suoi pazienti è la corretta sterilizzazione. I pazienti spesso non ci pensano perché è un processo tecnologico che non compare in primo piano.
I timori del pubblico riguardo alla sterilizzazione sono iniziati negli anni ’80 con l’Aids, quando si temeva che nello Studio dentistico si potesse contrarre l’Hiv. Rientrato tale timore, il rischio di trasmissione dell’Hiv ora è piuttosto esiguo. Quello che i pazienti e molti professionisti non considerano sono, invece, i più recenti e virulenti “altri” rischi.
Con questi agenti patogeni “a piede libero”, una cosa è certa: come operatori oro-sanitari, non possiamo dare per scontato il processo di sterilizzazione. L’efficacia delle pratiche richiede un programma globale che garantisca competenza degli operatori, metodi appropriati di pulizia e confezionamento di strumenti, carico e funzionamento dello sterilizzatore (autoclave), monitoraggio delle pratiche. Obiettivo base in ogni reparto di sterilizzazione è separare le proteine della spora per prevenire possibili contaminazioni. Cioè, non si deve assolutamente “dar tregua” alle spore.

Come tenerle a bada?
Bagni caldi, massaggi, terme e un fiocco intorno al pacchetto creano l’atmosfera giusta per “catturarle” essendo esse presenti in ogni stadio della sterilizzazione. Gli strumenti contaminati vanno collocati in una vasca (bagno enzimatico) per 20 minuti, rimuovendo il bio-burden con un massaggio. Dopo il bagno, si risciacquano gli strumenti per togliere ogni traccia di disinfettante, causa di possibili contaminazioni. Questa procedura è seguita da una rapida asciugatura naturale che permette l’ispezione visiva e prepara gli strumenti all’entrata nella “sauna” (autoclave a vapore).
Per la sterilizzazione a vapore si usa di solito un involucro. L’utilizzo di pacchi di carta con indicatori interni è invece facoltativo. Un’altra alternativa è usare cassette ancora avvolte e utilizzate con nastro indicatore. Mantengono ordinati i set di strumenti facendo risparmiare tempo ed evitando esposizioni accidentali. Entrambi non devono far disperdere il vapore mentre è in corso la denaturazione delle proteine, causa d’infezione.
Il procedimento è destinato a fallire se i pacchetti vengono stipati uno vicino all’altro, senza lo spazio necessario per utilizzare veramente il calore della sauna. In questo modo, si rischia la concorrenza tra pacchetti che cercherebbero di catturare il calore per sé, privandone gli altri. La fase più importante, quindi, è un corretto caricamento nello sterilizzatore (autoclave).
Il finale di questa storia si conclude con gli strumenti finalmente liberi dalle proteine, causa di infezioni, completamente asciutti e pronti per poter essere usati in modo sicuro sul paziente. Questo procedimento sembra del tutto simile a un trattamento termale o a un film per la Tv, ma se la storia non funziona, le conseguenze in questo caso sono più gravi, perché potrebbe esserci in gioco anche la vita.
L’interrogativo seguente è se tutto sia andato a buon fine. Gli strumenti cioè sono diventati veramente sterili? Le spore batteriche (per es., le spore di Bacillus) sono comunemente riconosciute come i microbi più resistenti, quindi oggetto ideale per sperimentare la completa eradicazione. Il test sulle spore a frequenza settimanale e il monitoraggio biologico delle attrezzature per la sicurezza del paziente, infatti, non costituiscono un’opzione, ma un dovere ben preciso. Il test dipende anche dal tipo di sterilizzatrice. Quelle a vapore devono essere testate per il Geobacillus stearothermophilus. Per la sterilizzazione a calore secco, il test dovrebbe avvenire con il Bacillus atrophaeus.
In caso di test positivo, l’autoclave non può essere sterilizzata perché occorre rivedere le procedure. Se i problemi sono di natura procedurale, possono essere corretti immediatamente. Dovrebbe, quindi, essere eseguito un secondo test sulle spore. Se è di nuovo positivo, i pacchi con gli strumenti sterilizzati in precedenza devono essere rimossi, rilavati e ripreparati per una nuova sterilizzazione; poi, si deve subito ricorrere al servizio assistenza chiedendo una sterilizzatrice in sostituzione. All’arrivo di quella provvisoria, si devono compiere nuovi test. Dopo aver provveduto alla riparazione delle unità originali dello Studio, ne occorre uno negativo sulle spore, in tre cicli consecutivi con camera di sterilizzazione vuota. Solo allora la sterilizzatrice potrà essere rimessa in servizio.

Che cosa ha a che fare l’Osha con tutto ciò?
Il governo richiede una formazione Osha [Occupational Safety & Healt Administration, Ndr] su base annua e prima che un nuovo dipendente venga assunto. Come parte della formazione di ciascun nuovo dipendente e nel quadro della formazione annuale di ognuno, bisogna usare elenchi e foto per la revisione delle procedure di sterilizzazione.
Quando è avvenuta l’ultima formazione per il controllo delle infezioni? È tutto sulla stessa pagina? È forse giunto il momento di ricorrere a un professionista?

La vera sfida
In realtà, la vera sfida non è proprio tra lo Studio medico e le spore, ma tra lo Studio medico e ciò che i pazienti percepiscono e si riferiscono tra di loro. Occorre fugare le paure inespresse o dichiarate dei pazienti, ponendo delle domande e provocando le loro risposte in merito al processo di sterilizzazione (che avviene sempre dietro le quinte) utilizzato nello Studio, o offrendo loro, addirittura, di compiere un sopralluogo nello Studio stesso. Non date per scontato che i pazienti siano già preparati sui procedimenti di sterilizzazione. Il creare fiducia e comfort, fornendo la migliore assistenza a ogni livello, si tradurrà poi in segnalazioni provenienti da pazienti soddisfatti.
 

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