DT News - Italy - L’utilizzo della saliva a fini diagnostici

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Viola Finetti

Viola Finetti

mer. 27 novembre 2019

salvare

Prevenzione, innanzitutto. È su questo principio che si fonda l’impiego del “test salivare”, che può essere introdotto nella pratica quotidiana per intercettare la predisposizione alla malattia cariosa e a quella parodontale del paziente, senza tralasciare l’utilizzo di questi test per identificare la correlazione con malattie sistemiche, che in questa sede non verranno però trattate.

Se potessimo scegliere, preferiremmo tutti la prevenzione piuttosto che il trattamento. Grazie a nuovi approcci nelle cure dentali, siamo in grado di scegliere sulla base delle specifiche esigenze del paziente, adottando un approccio più olistico, di poter offrire soluzioni all’avanguardia per prevenire patologie (prevenzione primaria) e ripristinare la salute dentale (prevenzione secondaria) oppure in caso di diagnosi tardiva, limitarne i danni (prevenzione terziaria). Nello specifico i test sono in grado di rivelare al soggetto che vi si sottopone il suo livello di rischio effettivo di ammalarsi, permettendogli così di agire di conseguenza con la terapia più adatta al suo caso e di adottare un progetto di prevenzione personalizzata.

Questo tipo di prevenzione “ad personam” viene definita “diretta” ed è efficace per tutti, ma in particolar modo per coloro che, per motivi diversi, sono a più alto rischio di sviluppare carie e/o malattia parodontale: i bambini, le donne in gravidanza, i fumatori, i pazienti diabetici e tutti quelli affetti da patologie sistemiche, argomento di stretta attualità.

I test microbiologici fanno parte di una serie di ricerche in campo dentale, attuate negli ultimi anni con lo scopo di cercare di prevenire le malattie della bocca creando così le premesse affinché oggi ci siano perlopiù bocche sane.

Ma vediamo nel dettaglio dell’argomento principe di questo lavoro: la saliva che cos’è e a che cosa serve. La saliva (Tab. 1), (Fig. 1) che è uno degli elementi principali dell’ambiente orale, esplica, infatti, un’azione indispensabile per la salute della bocca.

Componenti Salivari
Acqua
Piccole molecole organiche Creatinina, glucosio, lipidi, acido urico, acido sialico, urea, azoto
Elettroliti K+, Na+, Ca+, Cl-, PO4-, HCO3-, NH3, fluoro, iodio,
Proteine Ucine, globuline, albumina, amilasi, galattosidasi, glucoronidasi, lisozima, fosfatasi acida e alcalina, lipasi, colinesterasi, carbossianidrasi, proline, cistatina, lactoferrina, istatina, fibronectina, gustina, perossidasi salivare, tirosina, vitamine legate alle proteine, ribonucleasi, aggreghina parotidea, latticodeidrogenasi, peptidasi, esterasi, callicreina, fattori di crescita tissutali, fucomucine

Tab. 1

Lubrificazione, digestione, attività antimicrobiche, gusto, fonazione, protezione dei tessuti duri e delle mucose, sono soltanto alcune delle funzioni della saliva. Proprio per il ruolo che questo fluido svolge sotto molteplici aspetti, quando vi sono alterazioni del sistema di protezione salivare, si va incontro a una perdita dell’equilibrio orale con conseguenti danni a carico dei denti e dei tessuti di sostegno. Una diagnosi precoce può evitare che tutto ciò non si verifichi.

I test salivari consentono di controllare alcuni importanti parametri:

  • Caratteristiche del flusso salivare;
  • Acidità;
  • Potere tampone;
  • Quantità di Streptococchi mutans e Lattobacilli presente, maggiori responsabili del processo carioso e testimoni di un’errata alimentazione.

I risultati che ci si aspetta dal test salivare sono:

  • Un flusso abbondante (la saliva contiene disinfettanti e rappresenta la prima difesa del nostro sistema immunitario);
  • Un elevato potere tampone;
  • Una bassa acidità (i batteri in quest’ambiente non sono in grado di funzionare);
  • Una bassa carica di Streptococchi mutans e Lattobacilli.

Recentemente sono stati introdotti nuovi marker, quali i livelli di stress ossidativo e la quantità di antiossidanti a livello salivare, la qualità e la quantità proteica, la concentrazione di IgA e altri anticorpi. Il test salivare rappresenta un metodo efficiente e mini-invasivo che si potrà utilizzare come già detto per valutare anche la presenza di patologie sistemiche senza ricorrere ai classici esami ematochimici.

La moderna odontoiatria, seguendo l’esempio dei paesi nordeuropei, soprattutto quelli scandinavi e di quelli americani, (dove il test salivare è da tempo in uso), propone di eseguire una prevenzione ad ampio raggio per tentare di determinare la “scomparsa” nel caso specifico della carie, come malattia diffusa, trasformandola, semmai, in un episodio occasionale.

Se parliamo di carie, il principio su cui si basa il test salivare, è che essa è da considerarsi una malattia infettiva, che viene sostenuta da determinati e specifici batteri, presenti nel cavo orale, i quali si nutrono di zuccheri, producendo acidi che intaccano lo smalto dei nostri denti. Di conseguenza è necessario poter conoscere la presenza di questi batteri nella nostra bocca e conoscere la capacità propria della nostra saliva di tamponare quegli acidi prodotti dal metabolismo batterico.

Fondamentale prima di effettuare un test salivare è quello di raccoglierei i dati anamnestici e clinici del paziente, gli indici epidemiologici, studiarne il pH salivare, la presenza o meno di placca e la consistenza e le abitudini igienico-alimentari del soggetto. Nel caso della carie il test permette di classificare il paziente in una delle tre categorie di rischio basso-medio-alto, a seconda della sua predisposizione a sviluppare la patologia cariosa.

Il test è semplice, indolore e molto sensibile. Si preleva un campione di saliva del paziente (Fig. 2), ponendolo su una striscia di coltura, che a sua volta, viene collocata in uno speciale forno a temperatura costante. Sulla striscia, nelle successive quarantotto ore, comparirà un numero più o meno elevato di “macchioline” che sono appunto le colonie batteriche presenti nel cavo orale. Ad ogni categoria di rischio appartiene uno specifico programma di prevenzione annuale da far seguire, al paziente. Il tutto è effettivamente finalizzato alle esigenze individuali di proteggersi dall’attacco della carie. Altri test, più semplici prevedono l’utilizzo di una cartina tornasole (Fig. 3) che deve essere irrigata con la saliva del paziente, precedentemente prelevata. In base al colore ottenuto possiamo misurare il pH salivare e la capacità tampone. Per quanto concerne la malattia parodontale e perimplantare, test di ultima generazione, ovvero test di diagnostica in vitro alla poltrona che prevedono la rilevazione precoce delle parodontiti prima della comparsa dei segni clinici e/o la rilevazione di stati infiammatori del parodonto, analisi delle condizioni di igiene e dello stato carioso esteso del dente attraverso l’ausilio di un dispositivo intraorale. Infine in commercio troviamo test che si basano sul prelievo di DNA del paziente: L’evoluzione della gengivite in parodontite cronica e l’efficacia degli interventi terapeutici su quest’ultima dipendono principalmente da due fattori:

  • La costituzione genetica del singolo paziente: il Test identifica nel DNA del paziente 4 regioni variabili associate ad una sovrapproduzione del mediatore infiammatorio interleuchina 1 (IL-1) che provoca un eccesso di risposta flogistica a livello dell’osso alveolare con riassorbimento osseo per iperattivazione degli osteoclasti;
  • Lo specifico assortimento delle specie batteriche componenti la placca in termini di quantità relativa di patogeni: il Test riconosce il DNA di specifici batteri strettamente associati alla parodontite presenti nelle tasche parodontali determinandone il rapporto quantitativo con la flora saprofita che può avere anch’esso una spiccata specificità individuale.

Il Test parodontale o pre-implantare è indicato:

  • In prevenzione, a tutti i pazienti asintomatici con o senza storia familiare di parodontite;
  • In terapia, nel paziente parodontale e nel candidato agli impianti per valutare l’intensità della risposta immunitaria e identificare fattori che possano influenzare la prognosi a medio e lungo termine;
  • Nel paziente con ricorrenti sintomi di infiammazione gengivale, anche in presenza di una buona igiene orale il test parodontale o pre-implanatare è eseguito su DNA estratto da cellule epiteliali di sfaldamento della mucosa della guancia (Fig. 4).

Il risultato mette in evidenza:

  • Suscettibilità genetica alla parodontite;
  • Rischio aumentato di problematiche peri-implantari precoci e tardive in pazienti in pazienti candidati alla terapia.

Per i pazienti che risulteranno positivi al test, dovrà essere previsto un piano di terapie e mantenimento personalizzati, riducendo gli intervalli per i controlli e utilizzando accorgimenti terapeutici adeguati a prevenire un’infezione dell’area perimplantare.

Il Test microbiologico invece è indicato:

  • In prevenzione secondaria, in presenza di tasche parodontali al fine di verificare la presenza e la composizione del complesso batterico;
  • In terapia di parodontite e perimplantite, per il monitoraggio della quantità delle specie patogene, prima e dopo l’intervento terapeutico al fine di verifica dell’efficacia di controllo dell’infezione.

Il test microbiologico: è eseguito su DNA batterico prelevato direttamente dalle tasche parodontali.

Il risultato identifica la presenza e la prevalenza di: A. actinomycetemcomitans - T. forsythia - P. gingivalis - P. intermedia - T. denticola.

In associazione all’esame clinico e radiografico il test microbiologico permette di pianificare il trattamento più idoneo per il paziente, anche per quanto riguarda una eventuale terapia antimicrobica di supporto.

Concludendo

Perché effettuare il test salivare:

  • A scopo preventivo, ovvero di tutela della salute del nostro paziente;
  • Per selezionare le terapie mediche e farmacologiche più adatte;
  • Per completare la diagnosi della patologia cariosa, parodontale e nella perimplantite;
  • Per individuare il rischio potenziale sul paziente;
  • Per sensibilizzare il paziente;
  • Per fidelizzare il paziente con terapie personalizzate.

Ci troviamo quindi di fronte ad un nuovo modo di concepire l’odontoiatria, il cui obiettivo non è più quello di curare i denti (con gli alti costi biologici ed economici che ciò comporta). L’obiettivo è invece quello di fare prevenzione diretta attraverso un programma mirato, per ottenere e mantenere denti sani per tutta la vita.

Bibliografia

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  • Spadari F. La Saliva: riflessioni funzionali e salute del cavo orale. Testo monografico. Ottobre 2003:1-44.
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  • Zhang L, Xiao H, Wong DT. Salivary biomarkers for clinical applications. Mol Diagn Ther. 2009;13:245-259.
  • Bisacchi, A. Chiesa, A.Butera, M. Segù, A. Chimienti, A. Genovesi e F. Esposito Valutazione degli indici epidemiologici orali in relazione alle caratteristiche della saliva, Rivista Italiana Igiene Dentale mag-giu 2017; 13(3).
  • Marini A, Cabassi E. La saliva: approccio complementare nella diagnostica clinica e nella ricerca biologica. Ann Fac Med Vet Parma 2002;22:295-311.

 

L'articolo è stato pubblicato per la prima volta sul n. 2/19 di prevention Italy.

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