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L’utilizzo della corticotomia e delle miniscrew nel trattamento del paziente adulto. Case report

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FF, paziente maschio di 36 anni, giunge all’osservazione nel maggio 2012 presentando malocclusione dentaria.
G. Turatti

G. Turatti

mer. 8 marzo 2017

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L’aumento della cultura della prevenzione odontoiatrica ha portato un maggior numero di persone a sottoporsi a trattamento ortodontico in età adulta. Tale opzione terapeutica è oggi possibile in seguito all’evoluzione tecnologica dei dispositivi ortodontici e allo sviluppo di nuove modalità di ancoraggio dentale e scheletrico.

Contemporaneamente l’ortodonzia attuale può contare su una maggiore conoscenza dei meccanismi biologici ossei e dei tessuti parodontali, con possibilità di ridurre i rischi a carico della dentatura naturale e ottenere risultati clinici predicibili e stabili nel tempo.
I vantaggi derivanti da un approccio ortodontico in età adulta sono rappresentati dal poter correggere i difetti occlusali riducendo il ricorso alla protesi e, da un punto di vista biologico, l’utilizzo di una forza ortodontica leggera e costante costituisce uno stimolo fisiologico per il trofismo dell’osso alveolare e della gengiva. Infine, l’allineamento dentario consente una più efficace igiene orale domiciliare al paziente, riducendo così l’incidenza dei fattori causali, quali placca e tartaro, nell’insorgenza della parodontopatia. Soprattutto il miglioramento e la conservazione di un’occlusione dentaria naturale e corretta può rappresentare anche la migliore soluzione estetica per il paziente, riducendo al minimo possibili correzioni da effettuare al termine del trattamento ortodontico.
Precedenti report hanno già evidenziato come il trattamento ortodontico possa costituire un’alternativa al trattamento implantare nei casi di perdita o malposizionamento dei molari permanenti inferiori, la condizione più frequentemente riscontrata nel paziente adulto. Scopo del case report è illustrare come l’utilizzo combinato della corticotomia alveolare settoriale e di una biomeccanica originale basata sull’utilizzo di dispositivi ad ancoraggio scheletrico ha consentito la correzione di una malocclusione dentaria complessa in un soggetto adulto.

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Caso clinico
FF, paziente maschio di 36 anni, giunge all’osservazione nel maggio 2012 presentando malocclusione dentaria. Riferisce di essere stato sottoposto a trattamento ortodontico estrattivo durante l’adolescenza. Riferisce, inoltre, la pregressa estrazione chirurgica nel 2009 di un secondo molare inferiore sinistro incluso. All’esame obiettivo presenta morso profondo, linee mediane non coincidenti con deviazione della superiore verso sinistra, relazione di Cl. 3 canina e molare a destra relazione di Cl. 1 canina e di Cl. 3 molare a sinistra, cross bite di 1.5 e di 4.3, brodie tra 2.7 e 3.8, affollamento arcata inferiore, buona condizione dei tessuti parodontali a eccezione della regione di 3.7 che presenta gli esiti della pregressa estrazione chirurgica e moderata infiammazione dovuta alla difficoltà del mantenimento dell’igiene domiciliare (Figg. 1a-1j).
Il piano di trattamento, illustrato e accettato dal paziente mediante consenso scritto, ha previsto allineamento delle arcate dentarie, la correzione del cross bite di 1.5 e di 4.3, la distalizzazione di 2.7 con correzione della relazione di brodie 2.7/3.7, l’uprighting chirurgicamente assistito del terzo molare inferiore sinistro, la correzione delle relazioni molari e canine e delle linee mediane. Ha previsto inoltre l’applicazione di un’apparecchiatura fissa all’arcata superiore per l’allineamento e la correzione della posizione di 2.7. All’arcata inferiore è stata eseguita la corticotomia alveolare segmentaria in regione 3.7, effettuando un lembo a tutto spessore, l’esposizione del piano osseo ed esecuzione di fori di decorticazione unitamente a corticotomia verticale in posizione mesiale alla radice di 3.8.
È stato applicato un innesto di osso bovino deantigenato nel sito chirurgico e il lembo è stato riposizionato con una sutura a punti staccati. Nello stesso tempo è stata inserita una minivite nello spazio interadicolare tra 3.3 e 3.4, posizionata in modo tale che lo slot .022 x .028 fosse parallelo alla superficie occlusale. Nello slot della minivite è stata applicata una leva in tma ad ancoraggio diretto sull’elemento 3.8, con lo scopo di ottenere un movimento di uprighting e distalizzazione. Successivamente è stata inserita una seconda minivite nella zona retromolare per evitare l’estrusione del molare inferiore causata dal movimento di uprighting (Figg. 2a-2f).
Ottenuta la correzione della disto-inclinazione di 3.8 venne rimossa la leva in tma e il trattamento proseguì con la mesializzazione di 3.8. Nelle fasi finali del trattamento vennero utilizzati elastici intermascellari per finalizzare l’intercuspidazione. Al termine del trattamento la contenzione fu effettuata mediante retainer fissi a entrambe le arcate.
Gli obiettivi del piano terapeutico furono raggiunti in 30 mesi. L’uprighting e la mesializzazione di 3.8 furono ottenuti ristabilendo così un punto di contatto con 3.6 (Figg. 3a-3i, 4a, 4b).

Conclusioni
Il trattamento ortodontico del paziente adulto è ormai pratica quotidiana nello studio odontoiatrico e, in particolare, in quello specialistico ortodontico. Il raggiungimento del successo clinico del trattamento richiede particolare attenzione nella scelta del paziente e nella sua continua motivazione, al fine di renderlo attore principale del trattamento.
Supportato dall’intero team odontoiatrico, l’ortodontista deve conoscere le problematiche e le caratteristiche del soggetto adulto, al fine di poter applicare nel miglior modo possibile le proprie conoscenze biologiche e biomeccaniche.

L'articolo è stato pubblicato su Ortho Tribune Italian Edition, marzo 2017.

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