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Epigenetica: l’igienista dentale nel Servizio Sanitario Nazionale tra scienza e legalità

Lungo è stato il percorso di riconoscimento della figura dell'igienista dentale.
Paola Lastella, vicepresidente nazionale Unid

Paola Lastella, vicepresidente nazionale Unid

mar. 6 aprile 2010

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Il lungo percorso che ha visto il riconoscimento della figura professionale dell’igienista dentale in Italia risale alla costituzione della prima Scuola diretta a fini speciali di Bari nel 1978 fino a giungere alla definizione del profilo, attualmente in vigore, dettato dal Decreto Ministeriale del 15 Marzo 1999 n. 137 e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 114 del 18 maggio 1999.

 “Il Regolamento recante norme per l’individuazione della figura e relativo profilo professionale dell’Igienista Dentale, individua il seguente profilo: l’igienista dentale è l’operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante (attualmente Laurea di 1° livello o diploma equipollente), svolge compiti relativi alla prevenzione delle affezioni oro-dentali. Nel dettaglio del profilo, emerge fra le tante attività di competenza dell’igienista dentale questa dicitura: svolge attività di educazione sanitaria dentale e partecipa a progetti di prevenzione primaria, nell’ambito del sistema sanitario pubblico. L’igienista dentale svolge la sua attività professionale in strutture sanitarie, pubbliche o private, in regime di dipendenza o libero-professionale, su indicazione degli odontoiatri e dei medici chirurghi legittimati all’esercizio della odontoiatria”.
Con questo decreto si superano i concetti che vedevano l’igienista dentale “alle strette dipendenze” (DM n. 30/88) e, successivamente, “alle dipendenze” (DM n. 669/94). Oltre a riconoscergli, quindi, tutte le competenze in ambito di gestione della prevenzione della patologia orale, dall’utilizzo di mezzi diagnostici all’istruzione e motivazione all’igiene orale, fino alle indicazioni di una alimentazione razionale ai fini della tutela della salute dentale, gli viene riconosciuta una certa autonomia decisionale e operativa nell’impostazione del piano terapeutico e preventivo al fine del mantenimento della salute orale, evidenziando la sua collocazione fisiologica nei Piani di prevenzione nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale.
Tutti d’accordo – Stato, Sanità pubblica, politici, Università, liberi professionisti, cittadini – nello stabilire che la prevenzione è alla base della salute individuale e collettiva della popolazione.
Ma vediamo qual è la situazione reale dell’approccio del Sistema Sanitario alla salute.
Solo per fare un esempio, 800 milioni di euro di deficit nella Regione Lazio, 2 miliardi, se si considera che il Lazio è la regione dove si pagano più tasse Irap e Irpef; tutto questo deve fare i conti con la necessità di investire sulla qualificazione e prevenzione, al fine di rendere efficiente il Sistema Sanitario Nazionale e garantire ai cittadini ciò che è scritto sulla Carta Costituzionale, “integrazione tra professionisti e politica”, queste sono le parole e i dati riportati dell’onorevole Fabio Desideri (Regione Lazio) intervenuto in una recente Conferenza per l’aggiornamento sui “Tumori del cavo orale”, tenutasi il 26 febbraio presso il Ministero della Salute.
La legge sul federalismo del maggio 2009 diventerà operativa in tema di prestazioni sanitarie entro un anno. Nascono in tutta Italia progetti di prevenzione come il progetto “Tetra” che si prefigge una capillare rete di poli strategici operanti sull’intercettazione precoce del cancro orale cui gli igienisti dentali dell’Unid (Unione Nazionale Igienisti Dentali) chiedono di partecipare: l’obiettivo è migliorare le conoscenze sul carcinoma orale, individuare i fattori di rischio, migliorare le tecniche diagnostiche, la formazione degli operatori, quindi la costituzione di centri di eccellenza certificati dove ci sarà un’adeguata diagnosi e trattamento di questa patologia che presenta, secondo i dati epidemiologici, migliaia di nuovi casi ogni anno.
Il Convegno del 26 febbraio, cui sono stata invitata a partecipare presso il Ministero della Salute, ha fatto il punto della situazione sulla questione “Tumori del cavo orale”, dove prestigiosi relatori esperti in materia, provenienti dalle Università e presidi ospedalieri italiani più importanti, hanno sottolineato la necessità di inserire nel progetto in questione anche l’igienista dentale, almeno nei corsi di formazione Ecm, con lo scopo di preparare gli operatori sanitari a saper distinguere i segni clinici di un tessuto sano da un tessuto patologico. In 50 anni di casi, la mortalità è rimasta la stessa, nonostante i progressi della scienza: tutti concordi nel dire che forse si è sbagliato qualcosa, e quel qualcosa è sicuramente la diagnosi precoce. Spesso il paziente non va dall’odontoiatra, ma si rivolge all’igienista che in prima istanza deve poter riconoscere una lesione sospetta e indirizzare il paziente nelle strutture deputate e ai professionisti competenti.
Probabilmente se questa patologia, il cancro orale, miete ancora vittime, non si fa abbastanza: quale figura, se non quella dedicata per legge alla prevenzione, ovvero l’igienista dentale, è più appropriata in un tale disegno?
Molti sono i tentativi a opera degli igienisti dentali per inserire programmi di educazione alla salute e prevenzione nelle scuole, come quello portato avanti dal Presidente Unid - Regione Lombardia, dott.ssa Laura Antonia Marino, che ha già avuto una riuscitissima fase sperimentale.
L’Unid attraverso l’impegno del Presidente Gianfranco Sorgente e di tutto il Direttivo, da sempre realizza progetti di prevenzione nelle scuole, nelle piazze, nei centri anziani, ma anche nelle comunità multietniche presenti sul territorio che aumentano a causa dell’incremento del fenomeno dell’immigrazione.
Dall’altra parte, in Italia, molti presidi sanitari assurgono a centri di eccellenza, anche pubblici, quindi realizzati con soldi del contribuente, ma dove poi per poter accedere ai servizi sempre più spesso si è costretti a passare nella parte privatistica della stessa struttura pubblica, dove si spendono migliaia di euro, poiché le tariffe sono “privatistiche”: ma chi ha pagato la struttura e paga parte degli stipendi agli strutturati è lo Stato... e lo Stato siamo noi.
Il paradosso è che noi igienisti dentali siamo assenti nell’organico del personale strutturato dell’SSN, pur essendo operatori sanitari che costano poco, veramente poco, rispetto ai benefici che apportiamo con le nostre competenze alla salute orale oltre che sistemica della collettività.
Quello che dobbiamo considerare, secondo quanto afferma il prof. Luciano Zucchinelli, professore a contratto presso il Corso di Laurea di Igiene Dentale dell’Università degli studi di Milano Bicocca, sono le nuove frontiere dell’odontoiatria, che si basano sull’epigenetica, cioè su qualcosa che sta al di sopra della genetica: è l’ambiente che determina delle modificazioni a livello del genoma, è l’ambiente intra ed extracellulare che influenza la possibilità del genoma di esprimere quelle proteine che contribuiscono nel determinare lo stato di salute o l’insorgenza di patologie, attraverso l’espressione genica.
Nel 2000, un’Azienda americana, la Celera Genomics, ha portato alla luce il sequenziamento dell’intero genoma e questo ci apre nuovi orizzonti in tema di medicina predittiva; perché non dirigere la nostra attenzione verso un periodo della vita dell’individuo in cui non ha ancora sviluppato la patologia? Perché non invecchiare restando sani?
Qual è dunque l’odontoiatria del futuro, quali i professionisti coinvolti? La risposta è una professionalità non più basata sulla terapia di destruenti patologie, ma sulla gestione e potenziamento di individui sani e chi, meglio dell’igienista dentale, si inserisce in questo processo di vera prevenzione primaria! Tutti gli sforzi devono essere rivolti al potenziamento del soggetto sano: abbiamo in dotazione un prezioso materiale biologico da conservare e potenziare, il bambino, l’adolescente, colui che ancora non ha subito forti condizionamenti ambientali è il terreno fertile su cui agire.
Le correlazioni con la malattia cardiovascolare e diabete, imputabili alla presenza di malattia parodontale, che attraverso la produzione di mediatori chimici dell’infiammazione, le citochine, la stimolazione di fattori della coagulazione determina la formazione di placche ateromasiche, non avrebbero più ragione di esistere. Perché allora non applicare quello che ci suggerisce con tanta forza l’Evidence Based Medicine e la Carta Costituzionale? Lo Stato avrebbe un notevole risparmio, pur avendo a disposizione risorse limitate, ottenendo un vero “outcome” di salute.
Non più “un gene - una proteina”, ma “un gene - 2000 proteine”: il genoma ha moltissime possibilità di esprimersi se noi riusciamo a modificare l’ambiente.
L’igienista dentale con il suo potenziale, potrebbe essere inserito nell’Ssn in un contesto ben più ambizioso dell’odontoiatria sociale, attraverso il suo operato che realmente è in grado di modificare quell’ambiente, fatto di stili di vita e abitudini corrette che hanno un ruolo predominante nell’evitare la patologia. Il cambiamento deve avvenire attraverso una nuova impostazione dell’Ssn attraverso campagne di sensibilizzazione e fattiva attuazione su tutta la popolazione di programmi di prevenzione non sporadici, ma a 360 gradi, continuativi, istituzionalizzati.
Sappiamo tutti che la semplice terapia di mantenimento dell’igiene orale riesce a modificare quell’ambiente che tanta parte ha nel determinismo della patologia; allora, perché non rendere accessibile a tutti questa risorsa, potenziando i presidi sanitari – Asl, Ospedali – con il professionista della salute orale per eccellenza? Abbiamo modelli che ci provengono dal Nord Europa, dove sicuramente si vedono i risultati di questa prevenzione e dove l’igienista dentale è un professionista con una corretta dignità di ruolo. L’odontoiatria classica avrebbe modo di specializzarsi e perfezionarsi, il risparmio ottenuto dall’Ssn potrebbe fare in modo che vengano impiegate e investite risorse nelle Università, nella ricerca scientifica e nell’evitare la fuga delle menti più brillanti all’estero.
Il ritardo diagnostico nel cancro orale porta a morte certa. La risposta alla malattia l’abbiamo nel nostro materiale biologico: dobbiamo utilizzare un’energia alternativa che è quella che scaturisce dalla cellula, potenziare la cellula sana prima che possa verificarsi il danno.
L’igienista dentale rappresenta una figura rassicurante cui il paziente si rivolge volentieri, subentrando anche un rapporto di fiducia e confidenza. Il costo dell’impiego di un igienista dentale sarebbe veramente esiguo rispetto alle risorse impiegate per la diagnostica e la terapia di queste patologie invalidanti, e potrebbe permettere una sorta di “ruolo sentinella” che vigili sul mantenimento della salute orale e sull’intercettazione precoce della patologia.
Purtroppo ancora oggi, nel nostro Paese, ci sono studi odontoiatrici che fanno svolgere a personale non qualificato la funzione di un meccanicistico pseudo ruolo di “pulitore di denti”, sostituendolo a una ben più nobile professione che è quella appartenente all’igienista dentale “promotore di salute”.
È questo il livello dell’odontoiatria d’eccellenza in Italia?
 

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