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Armonia estetica funzionale e posturale con il nuovo materiale Enamel Plus Hri Bio Function

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Fig. 3_Bite-wing di destra.
Irene Franchi

Irene Franchi

mer. 16 gennaio 2019

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Dalla metà degli anni Novanta fino ai giorni nostri, l’evoluzione dei materiali e delle tecniche adesive hanno notevolmente modificato l’approccio restaurativo dei settori posteriori con importanti cambiamenti nel piano di trattamento1.

Prima dell’introduzione dell’adesione si potevano sostanzialmente usare solo tre materiali: gli amalgami per i restauri diretti, le leghe più o meno nobili e la ceramica feldspatica per la ricopertura delle leghe2. La necessità di eseguire restauri in composito nei settori posteriori non è solo di natura estetica, ma è soprattutto legata al principio di bioeconomia e alla capacità di rinforzo della struttura dentale residua1, 2. Con l’avvento dei moderni compositi si è passati a stratificare i materiali apponendo spessori predeterminati di dentina e smalto al fine di ottenere l’integrazione biomimetica del restauro, in modo da scegliere il materiale più adatto in termini funzionali ed estetici senza ricorrere a compromessi. I denti, poi, non sono immobili nel cavo orale poiché modificano la loro posizione, non solo a causa dei cambiamenti occlusali, ma anche in base agli equilibri posturali, e quindi, alle differenti tensioni fasciali che agiscono a livello craniale se queste hanno tempo di operare in un tempo clinicamente rilevabile2. Lo smalto, essendo il più duro dell’organismo2, 3, è allo stesso tempo usurabile: questa caratteristica permette al paziente di trovare sempre nuovi equilibri occlusali poiché i rapporti di intercuspidazione possono mutare nel tempo.

Recentemente è stato sviluppato il composito Enamel Plus Hri Bio Function (Micerium, Avegno, Italy) che, oltre a non contenere BisGMA nella matrice organica, è caricato con silicato di bario, un riempitivo vetroso ultrafine (0,3 μm) e con nano-particelle di silice piogenica di dimensioni da 5 a 50 nm e una dimensione media di 40 nm. La silice pirogenica ha la caratteristica di formare agglomerati di dimensioni superiori al nano, mentre le particelle non agglomerate sono inglobate in blocchetti di dimensioni superiori al nano di resina pre-polimerizzata tritata e reinserita nella matrice del composito. La formula arricchita con riempitivo vetroso di silicato di bario ultrasottile consente una lucidabilità ottimale e durevole nel tempo2. Le dimensioni degli agglomerati superano i 30 nm e quindi non sono in grado di oltrepassare la membrana nucleare delle cellule2. Questi aspetti distintivi caratterizzano Enamel Plus Hri Bio Function in una nuova classe di materiali definibili “compositi micro-ibridi nano-aggregati” sviluppati e prodotti con lo specifico intento di rispettare il cavo orale, il sistema neuromuscolare e, quindi, l’organismo umano in generale2. I dati presenti in letteratura2 dimostrano che i valori di profondità di usura e perdita volumetrica di Enamel Plus Hri Bio Function sono sovrapponibili a quelli dello smalto naturale dimostrando l’estrema affidabilità nel tempo di questo composito di ultima generazione anche in riabilitazioni estese. Scopo del presente articolo è, attraverso la riabilitazione diretta ed indiretta, la presentazione del nuovo materiale composito di recente introduzione.

_Case report
La paziente, FF di anni 38, è giunta alla mia osservazione per la cura delle lesioni cariose presenti. All’esame obiettivo non erano evidenti lesioni cariose di notevole entità (Figg. 1, 2): solo attraverso le bite-wing (Figg. 3, 4), mezzo indispensabile per la diagnosi odontoiatrica in conservativa, si evince la presenza di numerose lesioni cariose coinvolgenti il tessuto dentinale. La paziente richiedeva il raggiungimento di un risultato estetico ottimale, ovvero la mimetizzazione del materiale composito con il tessuto smalteo; oltre a questa esigenza si doveva unire quella di effettuare una riabilitazione funzionale ovvero, trattandosi del settore posteriore, che sopportasse il carico masticatorio garantendo la minima usura possibile nel tempo. Alla paziente è stato proposto un piano di trattamento che prevedeva la cura diretta delle lesioni cariose suddivise per quadranti e la riabilitazione indiretta dell’elemento 47 in modo da permettere la migliore precisione marginale garantendo un ottimo follow-up a lungo termine. Si è proceduto con la riabilitazione mediante il composito di recente introduzione Enamel Plus HRi Bio Function (Micerium, Avegno, Genova). Bio Function è disponibile in 3 smalti: BF1 basso valore - BF2 medio valore - BF3 alto valore e in 9 dentine: BD0 - BD0,5 (per restauri di denti particolarmente bianchi o sbiancati) BD1 (A1 Scala Vita) - BD2 (A2 Scala Vita) - BD3 (A3 Scala Vita) - BD3,5 (A3,5 Scala Vita) - BD4 (A4 Scala Vita) BD5 - BD6.

_Settore 1
Gli elementi da trattare erano il 17, 16, 15 e 14 (Figg. 5, 6). Previo isolamento sotto diga (Fig. 7) si è proceduto alla cura dei suddetti elementi in un’unica seduta (Figg. 7-13). La lesione cariosa interessava anche la dentina sottostante perciò sono stati fatti piccoli incrementi di materiale al fine di consentire una stratificazione che garantisse un risultato estetico e funzionale.

_Settore 2
Gli elementi da trattare erano il 27, 26, 25 e 24 (Figg. 12-14); esattamente come per il settore 1, alcune lesioni cariose si approfondivano in dentina mentre altre (24, 25) rimanevano confinate allo smalto permettendo cosi una cura precoce della patologia e l’esecuzione di un’odontoiatria minimamente invasiva per preservare al meglio il tessuto smalteo (Figg. 13-18).

_Settore 3
Gli elementi da trattare, 36 e 37, all’esame obiettivo presentano leggeri solchi intaccati dal processo carioso (Figg. 19, 20); clinicamente la dentina viene interessata perciò si procede al restauro mediante due masse, una dentinale e una smaltea (Figg. 21, 22).

_Settore 4
Si è proceduto alla ricostruzione diretta degli elementi 46, 45 e 44 mediante una massa di smalto e una di dentina (Figg. 23-27). L’elemento 47 è stato riabilitato mediante una ricostruzione indiretta in quanto il tessuto dentinale sano residuo era esiguo passando attraverso un build-up pre-protesico per esporre i margini sui quali alloggiare il manufatto (Fig. 28). Il restauro è stato realizzato in resina composita in quanto gli studi longitudinali dimostrano un ottimo follow-up a lungo termine (Fig. 29). La cementazione è avvenuta sempre con isolamento del campo operatorio facendo uso di un cemento duale (Fig. 30).

_Discussioni
La necessità di eseguire restauri in composito nei settori posteriori non è solo di natura estetica, ma è soprattutto legata al principio di bioeconomia e alla capacità di rinforzo della struttura dentale residua1, sia in caso di tecniche dirette che indirette1-10. In caso di lesioni cariose interprossimali sub gengivali con ampia perdita di tessuto carioso (e quindi con necessità di ricopertura cuspidale) il trattamento d’elezione è una riabilitazione indiretta: il trattamento foto-termico a cui viene sottoposto il manufatto migliora il grado di conversione e, di conseguenza, le proprietà fisico-meccaniche del restauro (resistenza all’usura, stabilità dimensionale, microinfiltrazione), la possibilità di modellazioni anatomiche ideali e riabilitazioni occlusali verificate in articolatore3-10. Il risultato di questi miglioramenti è una longevità dei restauri davvero soddisfacente a lungo termine9, 10.

_Conclusioni
L’evoluzione negli anni dei compositi e delle loro caratteristiche fisiche rende possibile l’utilizzo di materiali compositi con un follow-up a lungo termine entusiasmante sia per tecniche dirette che indirette. Enamel Plus HRi Bio Function è un rivoluzionario composito per i settori posteriori biocompatibile che garantisce una perfetta integrazione in armonia con il corpo umano rispettando i requisiti di estetica, funzione e mantenimento dell’armonia occlusale. Questo materiale è privo di Bis-GMA, contiene nano particelle aggregate che non possono attraversare la membrana cellulare, con abrasione vicina a quello dello smalto naturale e caratteristiche meccaniche e funzionali identiche a quelle dell’oro. Queste caratteristiche uniche lo rendono un materiale d’elezione per i settori posteriori sia con tecnica diretta che indiretta consentendo di ripristinare la funzione e mantenere l’equilibrio occlusale nel tempo. Le sue indicazioni nell’utilizzo, sono, pertanto:

  • Tecnica diretta: Classi I (tutte le cavità), Classi II (cavità piccole, medie), Classi III (tutte le cavità), Classi IV (tutte le cavità), Classi V (tutte le cavità), ricoperture vestibolari parziali e/o totali, correzioni cosmetiche, ricostruzioni complesse
  • Tecnica indiretta: Inlays Classi I (tutte le cavità), Inlays Classi II (tutte le cavità), Inlays Classi IV (tutte le cavità), Onlays, cementazione di restauri traslucenti in composito e ceramica (spessore <2 mm), stratificazione finale di ricostruzioni su impianti e protesi dentali combinate, riabilitazioni/correzioni e personalizzazioni di denti acrilici o protesi temporanee, faccette, ricostruzioni monconi protesici.

 

_bibliografia

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L'articolo è stato pubblicato su Cosmetic Dentistry Italian Edition, dicembre 2018.

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